Ultimo Messaggio
PRIMA
Qui mi sono trovato davanti a un problemuccio perché Manuela MENCI ha un unico difetto: quello di essere mia moglie e già mi ci ero messo io in questa antologia e non volevo fare una riunione di famiglia, ma quella dei miei “compagni di viaggio” come io li ho sempre definiti. Poi ci ho ripensato e mi sono chiesto: Chi è più compagna di viaggio di una che ti sopporta stoicamente dopo oltre vent’anni tra convivenza e matrimonio? Chi le ha fatto, in tutti questi anni, iniezioni di massicce dosi di fantascienza soprattutto cinematografica, chi è che sopporta in tutti questi anni le mie bizze e le mie urla belluine? Non potendola farla ascendere al paradiso, anzi non ci penso proprio e me la tengo qui, chi più di lei merita un posto in mezzo a noi autori? Già è redattrice di “Cose da altri mondi”, segretaria della “World Sf”, correttrice di bozze del sottoscritto nonché giudice implacabile dei miei articoli, racconti e romanzi? Chi mi ha regalato una magnifica figlia e due deliziosi nipoti? La risposta è sempre e solo una: lei, la mia Manny e non ho nemmeno fatto fatica ad accorgermi che le mie lezioni hanno fatto di lei non una brava scrittrice, di questo ne ero ben conscio, ma il farla esordire ufficialmente nel campo della letteratura e ci crediate o no, è per me un motivo di cui vado proprio fiero…
POI
Ora, proprio il titolo di questo racconto, titolo scelto da lei e da lei scritto totalmente, diventa emblematico, quasi una tremenda premonizione di un destino cattivo e perfido che l’ha colpita all’improvviso lasciando per sempre i tanti che amava e che l’amavano esterrefatti e sconvolti da questo improvviso e devastante dolore.
Non volevi che questo racconto, il tuo primo ed ultimo racconto, amore mio, entrasse nella mia prima antologia “I miei Compagni di Viaggio” e diventasse un libro che non hai nemmeno potuto avere tra le mani, ma è una delle poche cose che ho di te, seguite dal tuo amore, dalla tua pazienza infinita e da un ricordo che non morirà mai. Questo hai lasciato nel tuo breve cammino ed io ti ringrazio per essere stata mia moglie, una grande piccola donna che amerò sempre.
Tuo Vanni.
Simon Willis è il capo del Dipartimento di Studi Biologici nello spazio, un dipartimento speciale creato per lo studio e la ricerca di vita extraterrestre. Oltre a Simon, lavorano nel dipartimento Jane Arthur, Omar Sarafian, Greg Berlitz e Michelle Tipper, quali responsabili dei quattro reparti in cui vengono esaminati, studiati, ricreati e migliorati artefatti di vita aliena.
“Simon, vieni a vedere cosa abbiamo esaminato negli ultimi due mesi…” – la giovane Jane Arthur, si rivolse al capo Dipartimento, con un’espressione felice in volto, mostrando un piccolo frammento argilloso, grigiastro e per niente tecnologico.
Simon si avvicinò alla ragazza con un po’ di spocchia, snobbando quel ridicolo frammento.
“E questo cosa sarebbe? Secondo te cosa potremmo ricavarci?”
“L’argilla di cui è composto, mischiata a una piccolissima quantità del nostro Terrex, ha la capacità di indurire ogni elemento terrestre, come ferro, acciaio, cemento… insomma qualsiasi elemento combinato lo rende indistruttibile!” – rispose Jane.
“Simon, non pensi che sia una scoperta fantastica?!” – aggiunse Omar.
“Uhm, forse, ma ne servirebbe una quantità enorme per poterla provare e in seguito utilizzare su vari elementi.” – Rispose Simon.
Jane, sempre soddisfatta della sua scoperta, rispose: “Andremo alla ricerca, in ogni angolo del pianeta Xeris; lo ribalteremo finché non avremo trovato il quantitativo necessario!”
Greg Berlitz, responsabile del reparto crittografico, si intromise nella conversazione:
“Prima di ribaltare Xeris, occupiamoci di quanto ‘scritto’ sul frammento!”
“SCRITTO?!”
“Si, Simon, abbiamo analizzato un altro frammento, poco più grande e abbiamo individuato dei frammenti di ‘parole’.”
Simon: “Avete decifrato quei simboli? O almeno sono stati comparati con altri ritrovati?”
Greg: “Non ancora, abbiamo individuato i simboli solo poco fa. I miei ragazzi stanno elaborando e confrontando la banca dati della base.”
Simon: “Non perdiamo tempo, andiamo a vedere se c’è qualche riscontro!”
Jane: “Simon e l’argilla? Proseguo con la sperimentazione?”
Simon: “Non ora, Jane, non ora. Quei simboli sono più importanti.”
Simon e Greg si dirigono alla Sezione di quest’ultimo per ispezionare le ultime analisi.
Michelle e Omar cercano di consolare Jane che è indispettita e delusa per ciò che le ha detto il Capo.
Michelle: “Non prendertela troppo e continua con il tuo lavoro, visto che hai ottenuto dei notevoli risultati.”
Omar: “Magari potresti ottenere un composto per rendere invincibile il nostro esercito.”
Jane alzò le spalle e, dopo aver salutato i presenti, se ne andò dalla sala riunioni.
“Vieni Michelle, andiamo a farci una tazza di quella brodaglia che chiamano caffè!” – Omar sorridendo prese a braccetto la collega che stava già dirigendosi alle macchine erogatrici.
Nella Sezione di Greg, due giovani stanno elaborando il contenuto della banca dati per avere un qualche riscontro.
Greg: “Ragazzi, qualche novità?”
Quasi in coro, i due risposero che non avevano trovato niente di simile a quei frammenti di simboli sul pezzetto d’argilla.
Pochi attimi dopo, un sensore iniziò a suonare ritmicamente.
Greg: “Forse ci siamo, la banca dati ha una risposta. Finalmente!”
Sullo schermo di uno dei due giovani, erano apparsi dei simboli un po’ più grandi di quelli trovati: appartenevano agli estinti abitatori del pianeta Xeris e quegli esili e incompleti segni erano stati “tradotti” con ‘q a d i s t r’.
Purtroppo, su Xeris, non era stato trovato alcuno scritto esteso, solo rovine di costruzioni, sbriciolate, il cui pezzo più grosso era poco più grande di un’unghia.
Sparsi qua e là, scheletri, per la verità solo qualche cranio di una forma strana, allungata, con orbite oculari piccolissime in contrasto con narici abnormi e nessun segno di bocca.
Cosa volevano dire o significavano quelle lettere “q a d i s t r”?
Simon: “Queste lettere sono un rompicapo… cosa significa…Provate a metterle al contrario…. A fare anagrammi…”
Greg: “Simon, ci proveremo, i miei ragazzi non si risparmieranno nelle analisi. Qualcosa salterà fuori.”
Simon: “Va bene, buon lavoro e tenetemi informato.”
Jane, nel frattempo, era rattristata e contrariata dal fatto che Simon non le avesse concesso il via libera alle prove con quell’argilla e lei, ne era certa, avrebbe potuto dimostrare ciò che le aveva comunicato.
Il pensiero di Jane andava anche al popolo di Xeris che avrebbe potuto acquisire forza e tecnologia semplicemente sfruttando il loro terreno, perché serviva solo il Terrex per dare consistenza e indistruttibilità all’argilla. Perché gli Xeris non lo avevano fatto? Perché lasciare che tutte le costruzioni si riducessero in briciole? Cosa le aveva ridotte in quel modo?
La ragazza non vedeva l’ora di poter tornare su quel pianeta per continuare le ricerche, trovare altri artefatti, combinarli con altri composti….
Decise di comunicare con i suoi superiori della Base e chiedere il permesso di tornare su Xeris, anche solo con uno dei suoi collaboratori, ma tornare là, per esplorare la miriade di rovine formatesi nel corso di anni, millenni o più, in quel desertico e arido pianeta.
La video-conversazione di Jane con il Direttore Marcus Gunn della Base, risultò molto più proficua ed interessante di quanto avesse potuto sperare. Il Direttore Marcus volle tutte le informazioni sui recenti risultati ottenuti sia dall’esame di quell’argilla, che dall’abbinamento con il Terrex ed i suoi effetti.
Marcus era stato un militare fino alla sua nomina a Direttore della BOSS (Base Operativa Sperimentale Spazio) e l’idea di poter avere qualcosa di indistruttibile era per lui estremamente importante, un motivo in più per dimostrare la sua capacità organizzativa in quel campo.
Già pensava a qualche super macchina, magari un carro armato, con cui annientare le forze ribelli che si facevano ogni giorno più agguerrite per destabilizzare il sistema, un sistema che aveva portato all’eliminazione della feccia, degli sbandati e, soprattutto, dei miserabili; il nuovo sistema prevedeva l’esistenza della sola classe ricca, benestante, che accettasse le regole senza fiatare.
Marcus pensava anche ad altre soluzioni per utilizzare quella scoperta: case, strade, fabbricati di vario genere e per diverse attività e, perché no, una muraglia simile a quella secolare cinese, eretta attorno alla città per tenere fuori quella feccia che lui e altri mal sopportavano.
Il Direttore non ebbe dubbi in proposito: Jane sarebbe tornata su Xeris e, non solo con un collaboratore, ma con decine di uomini che avrebbero raccolto e caricato sull’astronave quintali di argilla.
Jane era al settimo cielo dopo la risposta affermativa di Marcus, nonostante lui le avesse imposto il silenzio con tutti i colleghi e soprattutto con Simon.
***
Frattanto al reparto crittografico, venivano elaborate varie soluzioni al fine di poter interpretare le poche lettere individuate; tutte le varianti venivano analizzate, non veniva escluso nessuno spunto, ma nessuno riusciva a venirne a capo.
Il Direttore Marcus, prevedendo problemi burocratici da parte di Simon all’invio di Jane su Xeris, provvide a comunicare a Simon, che Jane sarebbe stata sostituita con l’esperta Zoe Landers, molto più militaresca e meno incline alla ricerca, e il licenziamento di tutti i componenti del Dipartimento di Studi Biologici sullo spazio cosmico, compresa Jane: questo giusto per non dare nell’occhio.
Zoe Landers e Marcus Gunn si conoscevano dai tempi in cui lui era il Comandante della Quarta flotta, che difendeva la Terra da possibili attacchi extraterrestri. Zoe era una donna dai lineamenti mascolini, resi ancora più evidenti dalla tuta militare che non toglieva mai, gli occhiali scuri, berretto calcato in testa, mandibola volitiva, voce imperiosa e penetrante.
Era cresciuta con la sola presenza del padre, fino alla sua morte in un incidente aereo, poi in vari istituti per bambini, molto simili a caserme, in cui non esisteva nessuna gentilezza, nessun tipo di affetto, solo ordini impartiti dalle austere istitutrici; rubacchiare e negare era la pratica diffusa tra le altre orfane.
La maggiore età la liberava da quell’opprimente istituzione, tuttavia non la cambiava caratterialmente e l’ingresso nell’esercito avrebbe rafforzato la sua indole androgina.
Zoe aveva superato ogni tappa della carriera militare con determinazione e abilità, il che l’aveva portata a meritarsi il grado di Colonnello della Quarta flotta, quella che aveva respinto per prima due tentativi di invasione da parte degli extraterrestri.
Adesso che si trovava nella difficile situazione di dover sostituire il Capo della BOSS, doveva essere ancora più minacciosa e determinata se non voleva che venisse meno la reputazione del suo dipartimento e trascorse varie notti insonni a studiare quello che avveniva nei laboratori di ricerca, per non farsi trovare impreparata.
Anche Zoe, come Marcus, era esaltata da quello che poteva diventare quella misera argilla, avrebbe studiato e magari inventato ulteriori impieghi pur di non farsi sfuggire l’occasione di essere stata messa a capo del BOSS e mostrare i progressi fatti e gli utilizzi trovati.
Il suo incarico primario era trovare personale per occupare i posti vacanti dopo i licenziamenti fatti da Marcus e non era un’impresa facile: i migliori erano stati gettati fuori e il “mercato” non offriva molto.
***
Alla Base, nell’area dedicata allo spazio, stavano preparando un’astronave adatta alla missione di Jane Arthur e dei suoi collaboratori con un capiente vano in cui stivare quintali di argilla.
Jane era in fibrillazione per quella missione, ma comprendeva la preoccupazione dei suoi collaboratori che non erano mai stati su un’astronave, non avevano ricevuto nessun addestramento e non conoscevano l’esperienza della crionica.
Infatti, tutti sull’astronave, compresa Jane, sarebbero stati posti in ibernazione, poiché il viaggio su Xeris sarebbe durato due anni terrestri e solo dopo quel tempo l’I.A. della nave li avrebbe risvegliati… Come? Cadaveri o ancora esseri umani viventi? Queste erano le domande silenziose dell’equipaggio.
L’efficiente Zoe aveva anche iniziato a occuparsi dell’addestramento dei neofiti, oltre a sorvegliare i lavori per l’allestimento dell’astronave.
Xeris era un piccolo pianeta con una debole atmosfera a stento respirabile, classificato come una possibile ‘casa’ per gli umani, ma la certezza di tale affermazione doveva venire dallo studio biologico del terreno e soprattutto, in primis, della possibilità di coltivare le piante e poi di allevare bestiame.
I terrestri, inviati in missione esplorativa, avevano scoperto questo piccolo pianeta, quasi nascosto alla fine dell’universo finora conosciuto; erano atterrati, avevano analizzato l’atmosfera, esplorato in lungo e in largo il territorio, trovando soltanto macerie, teschi particolari, come detto e ossa sparse sul terreno argilloso.
Il ritrovamento delle rovine, i teschi e le ossa sparse, avevano colpito l’equipaggio e tutti pensarono a una estinzione causata da un fenomeno sismico che avesse prima distrutto gli edifici e poi, il successivo cambiamento del clima, avesse profondamente inciso su quelle creature misteriose e strane.
Un componente dell’equipaggio si era occupato di interrare semi, piccole piante verdi, qualche piantina da frutto. L’argilla aveva una certa umidità che avrebbe, forse, permesso il germinare dei semi e la crescita delle piantine; lo stesso astronauta le avrebbe controllate al prossimo passaggio, fra una o due ibernazioni e comunque, avrebbe inviato alla Base le risultanze delle operazioni di “giardinaggio”, dopo aver prelevato dei campioni di terreno.
Successivamente il programma della missione ebbe delle variazioni e non fu più possibile tornare su Xeris, anche se i campioni furono consegnati al Dipartimento di studi biologici.
Adesso quel piccolo ammasso di terreno argilloso tornava alla ribalta, sarebbero tornati a esplorarlo, per portar via montagne di terreno e ottenere una tecnologia che non avrebbe aiutato l’umanità a progredire, anzi, l’avrebbe resa quasi schiava, ma avere la supremazia contava molto di più che studiare la tecnologia aliena da inserire in quella terrestre.
L’astronave per Xeris con a bordo Jane e quattro collaboratori e vari membri dell’equipaggio, tutti perfettamente incapsulati in modalità crionica, era partita. La Base avrebbe dovuto attendere il loro risveglio per avere notizie, anche se l’I.A. pilota comunicava infallibilmente la situazione nei modi e nei tempi previsti.
Zoe Landers aveva il suo bel d’affare al BOSS: trovare il personale giusto per i vari Settori, controllare la costruzione e l’allestimento dell’astronave per Xeris, preparare l’equipaggio, Jane e i suoi collaboratori al viaggio in stato crionico, nonché disporre le ricerche dando la priorità a quelle più idonee alla miglioria tecnologica.
Ovviamente, il Settore di Jane, aveva ricevuto tutte le possibili apparecchiature per sperimentare l’abbinamento dell’argilla con il Terrex e creare strumenti, oggetti, dispositivi ed altri espedienti.
Il settore di Greg, in cui erano stati “tradotti” dei caratteri ritrovati su un frammentino di argilla, fu quasi abbandonato, obbligato a usare macchinari, vecchi e poco adatti a quella ricerca. Infatti, non interessava né a Zoe, né a Marcus l’eventuale significato di quelle lettere, ché non avrebbe dato loro potere!
***
Quattro mesi dopo la sostituzione di Simon e il rivoluzionamento del BOSS, tutto è pronto per la missione su Xeris; l’equipaggio, compresa Jane e i collaboratori, erano stati addestrati e pronti a partire.
Il razzo, che avrebbe portato la nave in orbita, era decollato; entro pochi giorni tutti i membri si sarebbero sistemati nelle capsule crioniche e l’A.I. avrebbe pilotato fin quasi a Xeris.
Nonostante dovesse attendere molto tempo, prima che la missione vera e propria avesse inizio, Zoe Landers era al culmine della sua esaltazione, eppure manifestava un rigoroso silenzio.
Quello che c’era da sapere su Xeris, lo avevano individuato e non serviva altro; quegli extraterrestri morti non erano importanti, solo l’argilla lo era!
La Terra aveva avuto notizia dell’esistenza del popolo di Xeris dagli Ubicus, una razza aliena che viaggiava nello spazio, anch’essi sempre alla ricerca di una tecnologia più avanzata della loro; si erano fermati sul pianetino poco prima del suo declino, ma le poche creature sopravvissute non erano alla loro altezza. I sopravvissuti li avevano messi al corrente della loro civiltà, ricca di storia, ormai finita da millenni, di un patrimonio genetico particolare che permetteva di comunicare senza dover parlare, telepaticamente. Ecco perché, nei crani ritrovati, la bocca era assente, inservibile anche per la nutrizione che avveniva tramite assorbenti cellulari, presenti nel corpo, capaci di estrarre il nutrimento dall’atmosfera. Il problema maggiore e più importante per gli Xeris era la riproduzione; infatti, i loro apparati si erano indeboliti e le “nascite” erano sempre più scarse.
Gli Ubicus non avevano saputo altro e, date le scarse conoscenze di alta tecnologia del popolo di Xeris, avevano lasciato quel pianeta al suo destino.
Poi, fu a causa di un guasto a un’astronave terrestre in missione verso un altro pianeta, che gli uomini erano atterrati lì e, per non tornare a mani vuote, costoro avevano prelevato un po’ di quell’argilla che ricopriva quasi interamente il pianeta. Avevano scansionato la possibilità di vita riscontrando un’atmosfera respirabile e sufficiente umidità del terreno, nonostante l’assoluta mancanza di ogni tipo di pianta.
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Marcus si recò al BOSS per vedere di persona come stavano andando le cose e per avere notizie aggiornate sulla spedizione a Xeris direttamente da Zoe.
Zoe aveva dovuto rimettere a capo di due settori, Michelle e Omar, poiché l’equipe scelta non era all’altezza del compito, mentre Greg era stato degradato a semplice operatore. Queste scelte non erano soddisfacenti per Marcus che non voleva intromissioni della “vecchia gestione” da parte della nuova direzione, ma tant’è dovette fare buon viso a cattivo gioco; per cui si recò nel settore per verificarne le competenze e le eventuali nuove scoperte. Sembrava tutto nella norma.
La nave era ripartita da Xeris, da circa un’ibernazione, con un quantitativo di argilla che rischiava di non farla decollare, mentre tutto l’equipaggio era in perfetta forma e già in criogenica.
L’I.A. aveva informato della ripartenza la Base e non c’era miglior momento per Marcus e Zoe per festeggiare l’impresa. Vennero cucinati per l’occasione piatti succulenti con brindisi di Garmond, lo champagne di colore azzurro, molto stimolante per il palato e per lo stomaco.
In poco tempo la nave sarebbe tornata sulla Terra e il BOSS poteva iniziare a usare l’argilla, in primo luogo per costruire la famosa muraglia che lasciava fuori i miserabili, poi gli edifici per il personale e per i ricchi, infine il potenziamento di robot, macchine e qualsiasi altro dispositivo fosse necessario.
***
“Zoe che ne pensi delle ricerche di Gregg?” Chiese Marcus
“Bah, – commentò lei – niente di importante, non riescono a capire cosa significano quelle parole… Saranno un saluto… parte di una preghiera… chissà…”
“E gli altri settori?”
“Stanno ancora lavorando su campioni prelevati molti anni fa sui pianeti dove non può esistere la vita.”
“Bene, così non intralceranno i nostri piani. Vedrai, saremo promossi e saremo lodati da tutti.”
“Marcus, stavo pensando che potremmo potenziare i soldati, farli diventare come dei cyborg indistruttibili; avremmo minor necessità di uomini in campo militare, mentre potremo sfruttare gli altri sia per la costruzione della muraglia di cui mi hai accennato, che per altri lavori pesanti.”
“Ottimo, mia cara Zoe!”
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La missione di Jane si era conclusa con il ritorno alla Base della nave con il suo enorme carico; tutto l’equipaggio era in perfetta salute.
La maggior parte del carico d’argilla era destinato a essere combinato con una minima parte di Terrex, una sorta di polvere biancastra ad alto potenziale di acciaio, creata in laboratorio, polverizzando il silicio fin quasi a farlo diventare impalpabile poiché da solo era inservibile, per la costruzione della muraglia, e quindi separato dal fango rimanente che sarebbe servito ad altri scopi.
Adesso, nonostante le scoperte di Jane, il BOSS era sotto l’egida di Zoe che comandava tutti e su tutto e quindi la ragazza era stata messa un po’ in disparte, relegata a semplice ricercatrice, come i suoi colleghi.
Un centinaio di lavoratori erano addetti a mescolare l’argilla con il Terrex, altrettanti e anche più, addetti a delimitare il perimetro con uno scavo, largo e profondo circa un metro, attorno alla piccola città, comprendente anche la Base e il BOSS e, subito dietro gli operai, quelli che iniziavano la costruzione del muro. Non era necessario formare dei mattoni, era sufficiente mettere il composto nello scavo e livellarlo ai lati.
Tempo due mesi e l’intero perimetro della cittadina era completato da una muraglia alta 4 metri: altezza sufficiente perché le forze dei derelitti non erano tali da poter arrivare a scavalcarla e coloro che stavano all’interno delle mura potevano essere soddisfatti perché non avevano più la compagnia della plebaglia.
***
Zoe era in videocomunicazione con Marcus:
“Il primo progetto è stato completato per cui non avremo più a che fare con quella marmaglia!”
“Bravissima, ottimo lavoro! Adesso dovremo mandare su Xeris un’altra squadra per prelevare un ulteriore quantitativo di argilla per gli altri progetti. La nave è pronta? Ci sono dei problemi con la squadra?”
“Stanno sistemando la nave e fra qualche giorno sarà pronta per ripartire e con la squadra non abbiamo nessun problema.”
“Il settore di Jane ha fatto ulteriori scoperte per utilizzare l’argilla e il Terrex?”
“Ci stanno lavorando, ma non mi pare che siano arrivati a un punto decisivo! Li sto tampinando perché si diano da fare per cercare nuove soluzioni.”
“Molto bene, carissima, ci risentiamo appena la nave partirà. Buon lavoro.”
***
Passo marziale, tuta militare, irrinunciabili occhiali scuri, Zoe si dirigeva verso i laboratori per saggiarne i progressi.
Nell’ex laboratorio di Jane, lei ed i suoi colleghi, stavano collaudando l’abbinamento dell’argilla con il Terrex su campioni di varia natura; già lo avevano sperimentato sull’acciaio, sul ferro, sul cemento e sul vetro con risultati ottimali, mentre le prove sulla carta non rispondevano ai test: rimaneva sempre uguale e non capivano la ragione. Forse serviva maggiore quantità di Terrex o di argilla? Le prove proseguivano, come anche sulle materie plastiche.
In un altro settore stavano sperimentando il composto sugli esseri umani, per potenziarli creando dei cyborg, ma tutti i volontari che si erano prestati per l’esperimento, erano morti dopo poco e fra dolori strazianti.
La sconfitta non demoralizzò Zoe, che insisteva affinché le prove proseguissero anche a costo di eseguirle su qualche derelitto all’esterno delle mura.
Greg e i suoi ragazzi continuavano a provare varie tecniche per la decifrazione delle lettere.
Con l’argilla rimasta e il Terrex, furono ricoperti molti veicoli militari, primi fra tutti i carri armati, poi i cannoni portatili, camion, jeep, autoblindo e persino una parte degli aerei da combattimento e degli elicotteri.
Insomma, il parco veicoli dell’esercito era stato potenziato al massimo, con somma soddisfazione di Marcus e Zoe.
***
La nave con il carico di argilla era rientrata e Zoe aveva dato ordine di mischiarne una parte con il Terrex e rivestire tutti i fabbricati: prima quelli della Base e del BOSS e poi quelli civili. Sarebbe diventata una cittadella inespugnabile, anche se, trovandosi in mezzo al deserto, gli eventuali nemici sarebbero stati avvistati ben per tempo.
Nell’arco di sei mesi, tutta la cittadella era stata completata con il rivestimento e la cosa soddisfaceva molto sia Zoe che il suo Direttore Marcus. Adesso non temevano più nessun attacco, anzi avrebbero potuto attaccare e prendere il controllo di Konbai, una base, abbastanza vicina alla loro, dove venivano costruiti razzi e missili che venivano inviati nello spazio in missioni esplorative.
Il settore che stava sperimentando sugli umani finalmente aveva avuto successo: dieci uomini erano sopravvissuti e tutte le prove effettuate su di loro, li decretavano superuomini: non sarebbero mai stati uccisi, né feriti, insomma indistruttibili! Con lo stesso procedimento sarebbero stati potenziati quasi la totalità degli uomini della Base.
La supremazia tecnologica era al massimo, nessun’altra Base sarebbe stata all’altezza di questa, Zoe ne era certa e l’idea di poter prendere il comando anche della base missilistica la esaltava.
***
“Marcus, tutto sta procedendo come avevamo previsto, in tutti i settori… ah, no non in tutti, ma la decifrazione delle lettere trovate non ha molta importanza, lo avevo già detto.”
“Infatti. Potremo fare dei piani per l’attacco e la presa di Konbai. Invieremo i razzi alle stazioni spaziali in orbita e magari la nostra nuova tecnologia potrebbe servire anche a loro ovvero potrebbero applicarla a nuovi scopi.”
“Lo stratega sei tu, Marcus, proponi e io eseguirò gli ordini.”
“Provvedo. A presto.”
***
I piani per l’attacco, in tutti i minimi particolari, erano stati realizzati e Marcus e Zoe comandavano le forze militari, potenziate, e, in colonna, stavano andando verso Konbai, per una vittoria sicura!
La colonna militare era davanti a Konbai, stavano per sferrare l’attacco, proprio quando stava per abbattersi su di loro un violento temporale: il periodo infausto delle piogge era in arrivo. Tuttavia, l’avanzata non li avrebbe fermati, avrebbero attaccato e si sarebbero impadroniti di tutto; erano indistruttibili, sia gli uomini che i veicoli!
***
Greg e i suoi avevano potuto decifrare quelle parole ed il loro significato suonava terribile: la pioggia ci ha distrutti!
Manuela Menci
Manuela Menci è nata a Firenze il 22 aprile 1952 e ha continuamente collaborato alle ricerche per i saggi del marito Giovanni Mongini. Con La Fantascienza su Internet, si è impegnata in prima persona nella ricerca dei cortometraggi, serial e film che appaiono nel volume pubblicato dalle Edizioni Della Vigna: una guida per tutti quegli appassionati di piccole rarità che cinema e TV non riescono a colmare.