Trilogia della Luna, un nuovo incontro
ZWYCIEZCA
Autore: Jerzy Zulawski
anno di pubblicazione: 1908
inedito in Italia
Zwyciezca (Il Vincitore) è il secondo volume della Trylogia Księżycowa (Trilogia della Luna), di cui abbiamo già parlato nel post del 27 agosto 2023 relativo a Sul globo d’argento. Il libro è uscito per la prima volta a puntate sulla rivista Kurier Warszawski dall’autunno 1908 alla primavera 1909, e in volume nel 1910.
Sono passati ben sette secoli dalla prima missione sulla Luna.
Allo scopo di scoprire le sue sorti, arriva sulla faccia nascosta del satellite il razzo guidato dallo scienziato polacco Marek, che scopre una civiltà umana, fisicamente più bassa di statura e meno longeva di quella terrestre, retta come una specie di teocrazia da una casta sacerdotale.
ATTENZIONE SPOILER
Il culto si basa su un’attesa messianica, ovvero sul ritorno di Jan, ribattezzato il Vecchio, l’iniziatore della civiltà selenita (come infatti abbiamo visto Sul globo d’argento), che ritornerà sulla Luna come il Vincitore, cioè il condottiero di natura divina che guiderà i Seleniti alla vittoria contro gli Szern, gli abitanti indigeni della Luna: una specie dotata di ali, due paia di occhi, poteri telepatici, nonché della capacità di fecondare (tramite una complessa rete elettrica corporea) le femmine umane, generando degli esseri detti Moresz, dall’aspetto umano e sfruttati come schiavi domestici dagli Szern.
Ma tutti i Seleniti vivono sotto l’oppressione spietata e violenta degli Szern, che li sottopongono a continui soprusi e taglieggi.
Eppure, ancor più sconvolgente per Marek è scoprire che i Seleniti accolgono proprio lui come l’atteso Vincitore, e a gli si affidano per guidare la riscossa contro gli Szern.
Marek all’inizio cerca di dissuadere i Seleniti da un simile equivoco, ma poco a poco decide di accettare questo ruolo, fingendo di crederci. Marek è spinto a questa decisione con un doppio scopo: liberare i Seleniti dall’oppressione Szern, e instaurare fra loro nuove credenze e nuove leggi, al momento ancora legati a miti superstiziosi e usanze barbare, come quella di seppellire vive le madri dei Moresz.
Compiute queste imprese, Marek intende tornare sulla Terra.
Accolto trionfalmente dalla popolazione, Marek è accolto con scetticismo proprio da Malahuda, il Grande Sacerdote, che non vede in lui l’atteso Vincitore, ma per non scontrarsi con il popolo, decide di lasciare la sua carica al sacerdote Sewin. Malahuda è spinto in questo anche dall’amara consapevolezza che, se Marek fosse il vero Vincitore, la sua chiesa sarebbe destinata alla scomparsa.
In compenso sua nipote, la giovane Imhazel, non solo crede alla natura messianica di Marek, ma s’innamora di lui, ricambiata. Marek prende così la guida dei Seleniti, insegna loro a costruire le armi da fuoco, e avvia una vera e propria campagna militare contro le roccaforti degli Szern. La guerra è feroce da ambo le parti, anche perché Marek si convince che lo sterminio sia l’unico mezzo per convincere gli spietati Szern alla fuga, o a un trattato di pace.
Intanto, nella capitale selenita, fra Sewin e gli altri prelati si scatena un’altra guerra, molto più subdola ma non meno violenta. Nascono così varie fazioni, pro o contro Marek, che diventa così il pretesto teologico per la conquista del potere all’interno della chiesa, e quindi della società selenita. Anche fra la popolazione rimasta in città nascono dei dubbi su Marek, soprattutto perché giunge la notizia che non è capace di resuscitare i morti, diversamente da quanto dicono le profezie. Imhazel stessa comincia a dubitare dei suoi sentimenti verso Marek.
La guerra contro gli Szern si conclude con la vittoria, ma Marek non potrà tornare sulla Terra: il razzo è stato manomesso. Marek resta così vittima degli intrighi di potere dei Seleniti… ma quale sarà la verità sulla sua morte?
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Il Vincitore ha una struttura molto diversa di quella del suo precursore. Sul globo d’argento, infatti, è scritto come fosse un diario e quindi quasi tutto il romanzo propone un solo punto di vista, quello di Jan. Il Vincitore invece è scritto in terza persona, e varia continuamente scenari e punti di vista, in una trama ricca e sfaccettata.
L’aspetto avventuroso è qui molto marcato, soprattutto nella parte dedicata alla guerra contro gli Szern, ma entra addirittura nel thriller, quando tratterà gli intrighi di palazzo dei Seleniti, con autentici tocchi horror nel descrivere, oltre alla ferocia degli Szern, le loro capacità di manipolazione e assoggettamento.
Ciononostante, Zulawski conferma la sua felice vena introspettiva e analitica, inscenando una vasta e variegata gamma di personaggi, credibili come esempi di “umanità extraterrestre”, vale a dire persone cresciute in un ambiente lontano da quello terrestre dei loro antenati, ma ugualmente segnati da ambizioni, timori, sentimenti ancora tipicamente umani.
E particolarmente riuscito risulta così il personaggio di Marek, che vive una serie di esperienze che lo trasformano: attonito spettatore di un mondo “diversamente umano“, appassionato paladino di un ideale di giustizia, innamorato caloroso ma ingenuo, e poi manipolatore consapevole di masse credulone, abile e spietato condottiero militare, scaltro e cinico uomo di potere, ma mai privo di idealismo e proprio per questo, facile pedina e vittima di un sistema che troppo tardi lui riuscirà a capire.
In tutti questi aspetti del romanzo, Zulawski si conferma un narratore eclettico e abile: ritmo e tensione non hanno quasi mai cedimenti, la trama si snoda coerente e avvincente nei suoi continui cambi di scenario e di atmosfera. Lo scrittore, ancora una volta, si dimostra un vero “pittore” delle parole: le sue descrizioni degli immaginari paesaggi lunari hanno sempre una grande potenza visionaria e un fascino persino poetico, per giunta senza scadere mai nella ripetizione, sia all’interno di Il Vincitore che in confronto a Sul globo d’argento.
Zulawski riversa molte ambizioni tematiche anche in Il Vincitore.
Il romanzo vuole essere una riflessione pessimistica sulla natura umana, nei secoli passati e futuri, così come nelle sue ipotetiche conquiste spaziali, eternamente prigioniera delle stesse passioni, degli stessi meccanismi, degli stessi inganni, della stessa violenza. Le rivoluzioni politiche appaiono ingannevoli come i tradizionalismi religiosi, il colonialismo oppressivo quanto la liberazione da esso.
Il lettore non assiste alla morte di Marek. L’epilogo la racconta in tre versioni diverse: quella dei suoi nemici, quella dei suoi fedeli, quella di uno storico che pretende di essere obiettivo. Ironicamente, Zulawski mostra la sua diffidenza verso la, o meglo le storiografie, ossia di come anche i resoconti storici siano resi inattendibili dalla malafede propagandistica, dalla buona fede illusoria o dalla difficoltà di reperire testimonianze attendibili.
In copertina, Andrzej Żuławski, Sul globo d’argento, fotografato da Stefan Kurzyp,
Filmoteka Narodowa
Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano