Seleziona Pagina

Storia di un soldato che non sapeva il perché

Storia di un soldato che non sapeva il perché

Scelti dal Direttore

Alex era un bravo ragazzo che credeva nei valori insegnati dai padri. Così, quando iniziò la guerra si arruolò con profonda convinzione. Voleva proteggere la sua Patria e i suoi connazionali da un nemico folle, predatore e insensato.

Fu trasportato al campo di addestramento e presto i suoi istruttori ebbero stima di lui, che si preparava al compito con diligenza e impegno. Tuttavia, con lui come con i suoi commilitoni, essi non ebbero la mano leggera. Volevano che comprendesse con chiarezza quale era il suo compito e le terribili condizioni in cui si sarebbe trovato.

Lui comprese e passò alcune notti insonni, ma non rinnegò per un secondo la scelta fatta, né rimpianse il fatto che ormai non avrebbe più potuto tornare sui suoi passi neanche volendo.

Non so se me la caverò, scrisse a suo padre, ma sono comunque orgoglioso di fare il mio dovere per il bene di tutti voi e di quelli che seguiranno.

E così, venne il giorno in cui partirono per il fronte. Emozionati e spaventati.

Non fecero neanche in tempo a prendere possesso delle loro cuccette in trincea che fu ordinato un attacco. Sicché, Alex si ritrovò in mezzo a un nubifragio di proiettili, mentre dal cielo cadevano gli strali di dèi impietosi, scatenando il finimondo.

Lui non si perse d’animo, perché quello era il destino che aveva scelto per se stesso.

Se morirò ora, si disse, avrò comunque adempiuto al mio dovere e alla mia suprema aspirazione, e saltò fuori dalla trincea con la baionetta innestata.

Ma, come aveva ipotizzato, fu subito abbattuto.

***

Quando si risvegliò, in un ospedale da campo, dove si udivano grida disperate e lamenti da ogni parte, gli spiegarono che lui era stato colpito di striscio alla testa.  Tuttavia, lui li guardò con aria spaesata e non comprese, perché il colpo ricevuto gli aveva fatto dimenticare tutto.

Non sapeva più chi era, né dove, né perché.

I medici non ci fecero caso, perché all’epoca poco si sapeva di queste cose, e, vedendo che fisicamente si era presto ripreso, dissero che poteva ritornare al fronte. Lui disse loro che non capiva di che parlassero, ma loro risposero che lui aveva firmato per diventare un soldato e che se non avesse ottemperato sarebbe stato passato per le armi. Quindi non facesse il furbo e si preparasse a portare a termine il proprio dovere.

Non aveva scelta, questo era chiaro, e dopo poco si ritrovò su un camion con altri soldati diretto chissà dove. Cosa lo aspettava?

Arrivarono in un luogo fangoso, dove erano state scavate trincee nel terreno e gli uomini vivevano in una condizione terribile, dormendo su pagliericci e mangiando cose orribili, quando potevano farlo. E lui non capiva il perché e si domandava quale peccato dovesse mai aver commesso per subire un così terribile trattamento.

Poi gli dissero che era stato previsto un attacco e lui si chiese cosa voleva dire. Lo comprese dopo poche ore quando gli chiesero di saltar fuori da quelle buche e di correre con un fucile in mano. Lui imitò gli altri senza comprendere. Vedeva che alcuni sparavano, ma lui non sapeva farlo, né capiva a chi e perché avrebbe dovuto sparare. Miracolosamente si salvò, anche se l’attacco andò male e dovettero ritirarsi dopo ingenti perdite.

Giorno dopo giorno, Alex dovette vivere in quell’inspiegabile incubo. Vivendo nel pantano, soffrendo la fame e, fin troppo spesso, dovendo correre là fuori in quell’orrore di fuoco e lacrime.

Ma perché, perché…? si chiedeva.

Aveva capito che c’era una cosa chiamata Guerra. Ma perché? E contro chi? E, soprattutto, lui cosa c’entrava? Gli avevano detto che lui aveva “firmato”, ma firmato cosa e perché era stato così stupido da farlo. Nessuna persona sana di mente poteva volersi ficcare in un guaio simile. Per poco che aveva visto all’ospedale da campo, poteva ipotizzare che al mondo ci fossero milioni di posti dove era molto meglio stare, invece che lì.

Non ci poteva credere. Non poteva essere stato tanto stupido da essere andato volontariamente in quell’inferno. Dovevano averlo ingannato, sicché cominciò a odiarli, non sapeva chi, ma li odiava. Odiava tutti, ma non potendo prendersela con nessuno intorno a lui, cominciò a sfogarsi su quello che chiamavano il Nemico che, in fin dei conti, qualche responsabilità in quella situazione da schifo doveva pur averla.

Si fece spiegare dai suoi compagni rimasti come usare il fucile e iniziò ad usarlo con convinzione. Non sapeva il perché, non sapeva il percome, ma iniziò a combattere come un forsennato. Fu ferito molte volte, ma fu anche molto valoroso tanto da meritarsi una medaglia.

Fino al giorno in cui fu colpito di nuovo alla testa e perse conoscenza.

***

Questa volta, la ferita era più grave e gli ci volle molto tempo per ristabilirsi. Passarono così tanti giorni che persino la guerra finì. Non avrebbe più dovuto tornare al fronte.

Quando glie lo dissero fu due volte felice e il motivo era che, nel frattempo, il nuovo trauma gli aveva fatto recuperare la memoria e si era riconciliato con se stesso e col mondo.

Ora comprendeva perché era stato costretto a combattere e vivere quella condizione terribile, sapeva che era stata una sua scelta meditata e consapevole. E sapeva anche, che era stata una scelta stupida.

Era cambiato. Non avrebbe mai più combattuto, né ucciso un uomo.

Quando uscì dall’ospedale iniziò una nuova vita e fece anche molte cose buone per sé e per gli altri.

***

Ora, in genere, un autore non dovrebbe mai commentare le sue storie, ma questa vicenda è una sorta di parabola e se ognuno di noi comprendesse quanto la nostra condizione è simile a quella del soldato Alex, faremmo tutti un grande passo avanti.

 

A me è piaciuto scrivere questa Storia del Soldato, ma non mi arrabbierò se vorrete rifiutarla, perché non è effettivamente di fantascienza. Si tratta di un racconto emblematico e paradossale che tuttavia, avrebbe forse potuto far parte di “Ai confini della realtà“.

© Giorgio Sangiorgi 2020
In copertina immagine di Giorgio Sangiorgi

Giorgio Sangiorgi
+ posts

Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi la NewsLetter

Scrivi la tua email:

Prodotto da FeedBurner