Sojux 111: Terrore su Venere
Tit. Riediz: | Il Pianeta Morto | Regia: | Kurt Maetzig |
Tit. Origin: | Der schiweigende Stern | Interpreti: | Yoko Tani, |
Tit. Altern.: | Der Stille Stern | Michael Postnikow, | |
Tit. Polonia: | Milczaca Gwiazda | Gunther Simon, | |
Tit. Altern.: | Molczaci Krzydla | Oldrich Lukes, | |
Tit.Usa: | First Spaceship on Venus | Ignacy Machowski, | |
Tit. Altern.: | The Astronauts | Julius Ongewe, | |
Planet of the Dead | Gunther Simon | ||
Spaceship Venus Does Not Reply | Durata: | 94’ Germania/Polonia Colore 1962 | |
Silent Star | VHS: | Cosmo Video | |
Tit. Francia : | L’étoile Du Silence | DVD: | Noshame Films |
In seguito all’esplosione di una nave extraterrestre sulla Terra, avvenuta nel passato in Siberia, viene trovato, nel deserto di Gobi, un involucro roccioso contenente una registrazione aliena che si scopre provenire dal Pianeta Venere è che è stata sganciata sulla Terra prima dell’impatto della nave spaziale su Tunguska. Una spedizione spaziale internazionale composta da otto elementi approda su Venere. Qui la squadra esplorativa rinviene le vestige di un’antichissima civiltà aliena, probabilmente distrutta da una remota catastrofe nucleare. Dopo aver trovato una suggestiva “Foresta di Cristallo” come viene definita, gli astronauti si trovano davanti ad una torre ancora intatta, nel cui interno vi sono sconosciuti macchinari tuttora in funzione. La tecnologia aliena sfugge completamente ad ogni tentativo di interpretazione dei terrestri e l’ambiente venusiano si fa sempre più ostile. Attraverso un tunnel metallico tre astronauti giungono davanti a delle torri alla base delle quali c’è una sostanza oleosa che li insegue fino a quasi la cima. Non potendo proseguire uno degli astronauti spara contro il viscido blob che si ritira, ma si scopre subito dopo che questo ha scatenato la parte dell’impianto rimasto intatto sul pianeta che prevedeva inizialmente la conquista della Terra da parte dei venusiani rimasti invece uccisi con le radiazioni da un guasto o da una manovra sbagliata. La polarità del pianeta si inverte e la nave spaziale viene respinta nello spazio lasciando a terra uno degli astronauti, mentre uno era già morto per un guasto alla tuta ed un altro viene scaraventato nello spazio a bordo della navetta di soccorso. Nel finale una voce femminile fuori campo con toni elegiaci celebra l’eroismo degli astronauti accumunandoli alle altre vittime (reali questa volta) che hanno perso la vita per conquistare lo spazio.
Tratto da un racconto di Stanislaw Lem. Il produttore e regista Hugo Grimaldi adattò il film, giocando sul montaggio, per il mercato statunitense. La versione in DVD presente sul mercato italiano (nel cofanetto Stelle Rosse, che presenta altri film di SF sovietici) ha ripristinato la versione originale inserendo le scene mancanti quali un colloquio tra l’astronauta americano ed il capitano della nave mentre guardano un prato terrestre prima di partire, le ore di sonno obbligatorio prima della partenza in un’apparecchiatura che ricorda da vicino quella che verrà presentata nel film “Alien” di Ridley Scott dove gli astronauti erano ibernati, le interviste con gli astronauti ed i loro saluti alle madri ed alle mogli, una partita a scacchi con un droide e, soprattutto, il ritorno sulla Terra dei cinque astronauti superstiti con un messaggio di pace per tutto il mondo. Lo stupido titolo italiano che parla di una navetta spaziale sovietica conosciuta all’epoca, cancella totalmente il vero nome della nave spaziale: Cosmostrator e non esiste affatto la fin troppo prosaica elegia finale. Tutte queste scene mancano sia nella prima che nella seconda edizione italiana presentata come Il pianeta morto.
Vanni Mongini
Tra i maggiori specialisti mondiali di cinema SF (Science Fiction) è nato a Quartesana (Fe) il 14 luglio 1944 e fino da ragazzino si è appassionato all'argomento non perdendosi una pellicola al cinema. Innumerevoli le sue pubblicazioni. La più recente è il saggio in tre volumi “Dietro le quinte del cinema di Fantascienza, per le Edizioni Della Vigna scritta con Mario Luca Moretti.”