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Sciami (in rotta per le stelle)

Sciami (in rotta per le stelle)

Sciami

«Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita»
(frase attribuita a Einstein)

Prologo

Sono trascorsi quarant’anni del tempo di bordo da quando Amaltea e le sue astronavi gemelle hanno lasciato l’orbita terrestre dirette verso la stella Tau Ceti e la sua corte di pianeti rocciosi.

Accelerando progressivamente, le grandi arche generazionali hanno raggiunto la velocità di crociera di trentasettemila chilometri al secondo, una frazione della velocità della luce, eppure appena sufficiente a coprire le distanze su scala astronomica.

Nei viaggi interstellari è indispensabile fare i conti con la massa del vascello e del carburante necessario all’accelerazione nella prima parte del viaggio, alla decelerazione nella sua seconda parte e per le manovre di inserimento orbitale.

E bisogna sostenere un ambiente vitale il più possibile autonomo.

A bordo tutto è infatti controllato dai sistemi di intelligenza artificiale: gli enormi motori, il cilindro rotante della sezione abitabile, i sensori di navigazione, gli apparati di comunicazione, le stive con le scorte e le attrezzature per impiantare la colonia; lo è, a maggior ragione, la complessa biosfera, in grado di rigenerare l’atmosfera, riciclare l’acqua e produrre il cibo in modo sostenibile e autosufficiente

Gli astronauti sanno che ogni ecosistema isolato è vulnerabile e poco resiliente ai mutamenti improvvisi, e la sua capacità di autoregolarsi è legata non solo alla velocità e all’intensità degli eventi che possono occorrere, ma ancora più alla sua biodiversità.

Una lezione amara, appresa troppo tardi dagli abitanti del pianeta Terra, nonché il motivo di questo epocale esodo alla ricerca di un nuovo mondo abitabile, destinato ai discendenti dell’equipaggio originale.

Plancia di comando

Non c’è forza di gravità sulla plancia di comando, forse per ricordare all’equipaggio che, a dispetto della dimensione dell’astronave, non si trovano su di un pianeta.

Mentre si scende verso i livelli centrali, l’accelerazione centrifuga dovuta alla rotazione del cilindro abitabile viene meno, e Melissa, che è nata nello spazio e non ha mai conosciuto la Terra, lo sa bene.

Ciò che invece non ha considerato, nella sua inesperienza adolescenziale, è la gelida temperatura necessaria al funzionamento dei computer e dell’I.A. e non si è coperta abbastanza. Così ora si ritrova a fluttuare di fronte a tutti gli ufficiali del turno di guardia, battendo i denti per il freddo e maledicendosi per l’ingenuità.

– Specialista, grazie per essere venuta subito.

Melissa riconosce la voce della capitana: quello stesso timbro profondo e sicuro, spesso diffuso dagli annunci del sistema audio della nave, e che adesso proviene da una postazione laterale a stento illuminata dal riflesso degli schermi di controllo, nella penombra diffusa della plancia di comando.

– Abbiamo un problema che richiede la tua competenza e, mi raccomando, la massima riservatezza.

Zona ricreativa

– … e ho un importante incarico proprio per te … – Melissa, seduta a un tavolo della Cantina, è circondata da un gruppo eterogeneo di coetanei e sta mimando la voce della capitana.
– Insomma, la “vecchia” ti ha assegnato una missione vitale per la nave!
– Come no? E magari sta cercando il suo successore – interviene, ironico, uno dei ragazzi più grandi.
– Falla parlare. – intercede una delle amiche – La tua è solo invidia perché Melissa pilota i droni meglio di te!
Sguardi di sfida e atteggiamenti bellicosi riscaldano per un attimo l’atmosfera conviviale, ma le proteste del gruppo e, soprattutto, la curiosità hanno il sopravvento sugli ormoni adolescenziali.
– Dai continua!
– Pare che siano scomparse le api dalla serra ortoponica.
– E tu cosa c’entri: non sei un entomo-qualche-cosa!
– Non è chiaro? Grazie alla mia “qualificata abilità” nella conduzione dei mini-robot da ispezione fornirò assistenza agli scienziati per trovare la soluzione al mistero.

Serra ortoponica

– Mia cara signorina, al momento non c’è nessun mistero.

Lo sguardo dell’anziano ricercatore, al di sopra delle lenti a intensificazione, è decisamente severo.

-La sciamatura delle api è un fenomeno che fa parte del ciclo vitale degli alveari. E, anche in una situazione di ecologia ingegnerizzata come quella della nostra arca, avviene a intervalli regolari sulla base della fioritura e della temperatura. Fin qui è chiaro?

Melissa annuisce, quasi stordita dagli intensi profumi della serra, ben diversi dall’odore di umanità, di cibi cucinati, di lubrificanti, di silicone a cui è abituata nei livelli abitativi.

– In realtà, – continua lo scienziato – ogni alveare è un unico superorganismo che, al raggiungimento del massimo sviluppo, utilizza la divisione della colonia in più famiglie come mezzo di riproduzione: nel primo nucleo che si stacca dall’alveare vi è la vecchia regina insieme alle api operaie più giovani e a qualche fuco. Pochi giorni dopo, si schiude la cella della nuova regina che ne prende il posto…

La lezione viene interrotta dal sopraggiungere di uno degli assistenti che porge al dottore un pad con i risultati dei primi rilievi.

– Mmmh… presenza di larve non dischiuse e di scorte di miele e polline non consumate. Non è affatto un buon segno. Dovremo fare delle verifiche con i dati presenti negli archivi.

Poi, rivolgendosi a Melissa: – Ci servono i tuoi minirobot volanti: devi riprogrammare l’algoritmo di visione artificiale per rilevare la presenza di uno sciame o di un alveare. Con l’aiuto di David – lo scienziato indica l’assistente -pianificherai una ricerca a spirale per aree di probabilità, sulla base delle possibili vie di fuga che gli sciami possono aver scovato.

Reparto manutenzione

– E quando i miei droni troveranno le api? Magari si sono stabilite in qualche condotto nel quale non è impossibile entrare.

Melissa evita di guardare direttamente il giovane assistente, nascondendo l’imbarazzo sotto la zazzera di capelli; le sue mani si muovono velocemente sul pannello di programmazione per assemblare pacchetti di codice software in una diversa configurazione.

Dice l’assistente: – Stavo pensando a un richiamo chimico. Basterà montare sui droni un microspray, così si lasceranno dietro una scia nebulizzata fino all’alveare che avremo preparato.

– È fico! Ehm, volevo dire che potrei implementare un modello di path planning per ottimizzare e registrare il percorso di ogni drone e per sincronizzare la ricerca, aggiungendo una scala di priorità per minimizzare il consumo energetico e allungare i tempi di volo.

– Perché non li dipingi anche di giallo e nero visto che ci sei?

Il sorriso sul volto del giovane è però indicativo del fatto che non c’è sarcasmo nella sua battuta.

Tunnel di servizio

– Lo odio!
– Sì, raccontalo a un’altra. Ed è pure molto bello.
– Pensa solo alle sue api.
– A proposito, hai sentito che cosa si mormora in giro?
– Veramente no: ero troppo occupata con David… Volevo dire con la riprogrammazione dei droni.
– Sei innamorata, sei innamorata…
– Non dire scemenze, raccontami piuttosto di queste voci.
– Pare che qualche giorno fa si siano sentiti strani rumori provenire dal sistema di ventilazione, poi c’è stato il falso allarme nell’area del reattore, un ronzio fortissimo come un sovraccarico elettrico che ha fatto scattare l’evacuazione del personale tecnico di servizio anche se poi non si è verificato nulla.

Melissa estrae il suo pad e le mostra un’immagine sfocata per l’ingrandimento.

– Ecco cosa potrebbe essere. Questa è l’immagine ripresa dalla videocamera di uno dei droni. Nel dettaglio ingrandito, secondo me, si vede chiaramente un insetto volante.
– Bah! Potrebbe essere qualsiasi cosa.
– Come vuoi. Intanto quel vecchio barbagianni del dottore, dopo aver visto questa immagine, ha detto che il mio aiuto non serve più. Lavoro finito, secondo lui!
– Vedrai che ti richiamano: per me, questa non è affatto una delle api che state cercando.

Laboratorio scientifico

– È sicuramente un’ape esploratrice. Un buon segno, ma aspettiamo a rallegrarci. Ho riletto i rapporti dei giorni che hanno preceduto la sciamatura: la percentuale delle api che avevano ammassato nella borsa mielaria una quantità di cibo superiore ai 36 milligrammi era decisamente troppo bassa. La maggior parte delle operaie controllate avevano un incremento ponderale di appena 10 milligrammi. Il che ci pone di fronte a due ipotesi diverse: una mutazione comportamentale oppure…
– Un caso di CCD?
– Dobbiamo iniziare a considerare un possibile colony collapse disorder.
– È stato uno dei primi sintomi del disastro ecologico sulla Terra: la stima riportata dai documenti registrati negli archivi è che dal 60 al 90 per cento delle piante selvatiche dipendeva dall’impollinazione mediata dagli insetti per riprodursi…

Domande e ipotesi si susseguono.

– Voglio l’analisi di tutte le registrazioni dei sensori nella zona della serra: radiazioni, contaminazioni chimiche… campioni di foglie e cortecce per la ricerca di patogeni virali o parassiti. E che niente di tutto questo trapeli al di fuori di questo laboratorio!

Zona ricreativa

La banda è di nuovo riunita attorno al tavolo abituale e sta condividendo, con avida curiosità, le immagini trasmesse dai droni di Melissa, alternando i commenti a un sorso di root beer.

In realtà si tratta di una bevanda con aroma di sassofrasso proviene dalla sintesi realizzata in laboratorio, mentre l’unico ingrediente naturale nella sua preparazione è l’essenza di miele che serve ad ammorbidirne il gusto.

– Ecco, dalla foto ora si vede benissimo! È quella piccola nuvola caotica che vola attraverso la stiva.
– Non sembrano poi così tante.
– Magari è solo uno degli sciami in cui si è diviso l’alveare.
– Non saranno pericolose?
– Il dottore, per non disturbare gli insetti, ha scelto di effettuare l’operazione con i metodi manuali che si usavano un tempo sulla Terra. Però David mi ha detto che, durante la sciamatura, le api sono estremamente tranquille.

Stiva di carico

– Sono nervose.

Lo sciame si è depositato formando un grappolo vivente proprio sul raccordo dove si ramificano le tubazioni dirette verso il soffitto del vasto locale.

– Guardate come le esploratrici continuano a andare e tornare: la loro danza è frenetica.
– Non hanno nemmeno iniziato a costruirsi il nido e quindi niente nuovo volo nuziale per la regina.
– Forse stanno ancora cercando il luogo più adatto.
– Allora non perdiamo tempo: preparate la cassetta, le spazzole e la fumigatrice. Qualcuno assembli la scala, ma non voglio movimenti bruschi.
– Dottore, la temperatura dello sciame sta aumentando!
– Potrebbe essere una sorta di risposta immunitaria collettiva. Datemi un’immagine ingrandita!

L’operatore della videocamera passa dalla visione agli infrarossi a quella con luce naturale ma, nella oscurità della stiva, la risoluzione che riesce ad ottenere è del tutto insufficiente per definire i dettagli richiesti; senza pensarci, attiva un faretto.

– Niente luci!

Troppo tardi: ora l’immagine ingrandita sullo schermo del pad mostra nitidamente gli addomi delle operaie che si stanno sollevando.

– Tutti fuori!

Laboratorio scientifico

– Melissa puoi entrare.

Il pannello principale sta mostrando una sequenza genetica.

Melissa intravede David che sta osservando al microscopio il corpo di una delle api dello sciame, mentre il dottore dialoga a bassa voce con la capitana.

– Cos’è: una sorta di ibrido?
– Forse, oppure una mutazione.
– Naturale?
– Difficile a dirsi.
– Questo spiegherebbe l’aggressività?
– Si, come pure il comportamento anomalo nella sciamatura.
– E le api del ceppo originale?
– Se sono sopravvissute allo stress le troveremo.
– Che impatto potrebbe avere sull’equilibrio ecologico del nostro sistema vitale?
– Non positivo: ci affidavamo alle api non solamente per le sostanze alimentari e farmacologiche, ma per l’impollinazione delle piante che ci forniscono aria e cibo. Certo, possiamo sopravvivere con le colonie di alghe delle coltivazioni idroponiche, ma…
– … qualsiasi variazione troppo repentina è un rischio per la sostenibilità.

La capitana fa cenno di aver compreso, poi si rivolge a Melissa: – Signorina, a quanto pare avremo ancora bisogno dei tuoi droni: questa volta però il controllo della fase finale sarà nelle mani della nostra Intelligenza Artificiale; servirà un nuovo algoritmo in modo si possano far lavorare tutti i mini-robot come un sistema solidale, ciascuno con una funzione specifica. Se la sente di aiutarci?

Lo sguardo di Melissa si sposta dal volto severo del dottore a quello preoccupato della capitana, per poi posarsi su David e sui segni evidenti delle punture di api.

– Sissignora!

Reattore centrale

– Non ce la farò mai!
– Melissa, fidati delle tue capacità: l’idea di integrare nella programmazione dei droni un flusso di istruzioni per gestire la multimodalità è piaciuta a tutti.

Il sorriso di David trapela dalla maschera di protezione a rete e scalda il cuore di Melissa più che il sole verso il quale si stanno dirigendo.

– Ci siamo, questo è il nostro sciame. Voglio il silenzio assoluto: signori questa non è una esercitazione.

Le paratie di contenimento del reattore sono tiepide e solcate da un intricato reticolo di cavi e di scatole di raccordo: le api operaie hanno le ghiandole della cera funzionanti e lavorano già alla costruzione del loro nuovo alveare.

Regina, fuchi, nutrici e bottinatrici, insieme alle operaie, fanno in realtà parte di una comunità che reagisce in armonia agli stimoli ambientali, così lo sciame dei droni, normalmente utilizzato per la manutenzione meccanica, nebulizza feromoni estratti dall’alveare originale e ognuno dei suoi piccoli robot volanti si muove in perfetta sintonia con gli altri, eseguendo una danza rassicurante, così si spera, per le api.

Con delicatezza il nuovo favo viene staccato e calato in un contenitore appositamente predisposto.

– È fatta!

Plancia di comando

– Purtroppo siamo ancora molto lontani dall’avercela fatta – la voce della capitana, ritrasmessa per tutta l’astronave, risuona pacata – anche se le api che hanno subito una mutazione si sono rivelate sterili e lo sciame con il ceppo genetico originale è stato recuperato.

Non dobbiamo infatti sottovalutare nessuna crisi ambientale, per quanto minima essa ci appaia: il nostro equilibrio ecologico è appeso a un filo. Oggi tuttavia abbiamo superato insieme questa situazione e sono convinta che le generazioni che ci seguiranno – si volta verso il piccolo pubblico che per l’occasione affolla la plancia – sapranno gestire al meglio anche le difficoltà future. E che, una volta arrivati alla nostra nuova casa, non ripeteremo gli errori di chi ci ha preceduto sulla Terra.

Epilogo

Le paratie lungo i corridoi che collegano i moduli dell’arca spaziale sono coperte da giardini verticali: stando al calendario di bordo è primavera e i sistemi che regolano luce e temperatura provano a simulare una sorta di stagionalità artificiale. I fiori rampicanti sono macchie di colore sullo sfondo grigio dell’astronave; a ben guardare, si possono notare le api che hanno ripreso il loro lavoro, seguite a distanza da un minuscolo drone.

Melissa e David passeggiano, mano nella mano: è il momento giusto per ricominciare a coltivare il futuro.

 

 

Sciami è un racconto © 2020 di Giancarlo Manfredi

Giancarlo Manfredi
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Ha collaborato con le riviste Fondazione, Next e Living Force. Ha curato e prodotto l’antologia Wakati Ujao. Direttore dello storico sito WebTrek Italia, ha vinto, o è stato finalista di numerosi premi tra cui Jules Verne, Space Prophecy, Premio Italia, Cyber94, Galassia-Piacenza, Scheletri, Parole Volontarie.

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