RIFLESSIONI SULLA 76ma BIENNALE CINEMA – 2
Seconda parte delle riflessioni del nostro inviato sulla 76ma Biennale Cinema. La prima parte la trovate qui.
Prima i brutti…
La cosa più strana generata da un evento è sicuramente il ridondante effetto eco che si ha dinanzi alla presentazione di un’opera anche quando ancora la cosa in questione di fatto è stata vista solo in loco. Ecco, quindi, la ridda di favorevoli e contrari, ognuno con la propria personale (e giusta) visione delle cose. Questo al di là di altre pellicole francamente mediocri e noiose (o semplicemente inutili) che sono passate in questo primo weekend del festival.
Giusto per citarne alcune: Madre di Rodrigo Sorogoyen, Mes Jours de gloire di Antoine de Bary o il pessimo melodramma familiare Ema di Pablo Larrain. Per questi film il giudizio è spesso solo di convenienza e la controversia tra capolavoro, bel film, o vera merda resta confinata tra le chiacchiere di coda di culturali nullafacenti, esercenti distratti e critici poco attenti (o magari troppo dediti agli interessi di ‘cartello’).
Ad Astra
Il mio riferimento in questo caso è Ad Astra di James Gray, regista e sceneggiatore d’origini ebraiche-ucraine che in passato ha realizzato pellicole di pregio come Little Odessa (1994), suo film d’esordio vincitore del Leone d’Argento e della Coppa Volpi per il ruolo femminile non protagonista nel 1994.
Ad Astra, in uscita a breve anche sui nostri schermi, racconta di un misterioso picco che provoca disastri sulla Terra generato dall’uso di antimateria nei pressi di Nettuno, dove è scomparsa sedici anni prima la spedizione del progetto Lima. La sua missione era di esplorare e scandagliare le profondità del cosmo alla ricerca di forme di vita intelligente.
Il film alterna momenti di riflessione intimista sulla famiglia (incaricato della missione è il figlio del comandante di quella precedente), la vita e i valori ad altri di largo respiro spettacolare. Per esempio, l’iniziale caduta da una stazione orbitante o l’adrenalinico inseguimento con scambio di colpi tra rover lunari proposto non molto tempo dopo (di cui non esistono precedenti se si esclude forse il caso, molto meno efficace, del film Luna zero due). Oppure, ancora il mortale scontro fisico all’interno dell’astronave diretta a Nettuno (anche in questo caso il primo mai visto in una pellicola: e non mi sto confondendo con 007 Operazione Moonraker dove lo scontro è nello spazio…).
Un film le cui suggestioni riecheggiano – con le dovute differenze – temi e suggestioni da Polvere di Luna di Arthur C. Clarke a 2001: odissea nello spazio. Certo, la trama e l’improbabilità delle situazioni da cui se la cava sempre Brad Pitt sono al limite del risibile. Ultima fra tutte, il lancio con pseudoscudo attraverso gli anelli che circondano il pianeta, per raggiungere la nave madre. Situazioni che fanno il paio con quelle altrettanto improbabili proposte dal Gravity (2013) di Alfonso Cuarón…
Eppure la pellicola merita sicuramente di essere vista!
Polanski, Costa-Gavras e Sodebergh
Il festival ripropone visioni/ricostruzioni storiche che indagano sulla labilità della verità spesso asservita alla ragion di stato, o semplicemente dei più potenti. Come il J’accuse dell’ottantaseienne Roman Polanski sull’affaire Dreyfuss.
Assolutamente puntuale risulta l’ultima pellicola di Costa-Gavras Adults in the Rooms incentrata sugli scioccanti retroscena della famosa crisi economica della Grecia.
Oppure ripropone nascosti intrighi di potere finanziario che ogni giorno minacciano le nostre inconsapevoli vite. È il caso della divertita eleganza di Steven Sodebergh nel suo The Laundromat, che mostra il dietro le quinte dei famosi Panama Papers.
Jack Arnold
Una piccola boccata d’ossigeno l’ha portata la visione del classico restaurato Radiazione BX: distruzione uomo (The Incredible Shrinking Man, 1957) di Jack Arnold. Qui un pubblico, soprattutto di giovani, ha tributato un genuino ed entusiasta applauso a fine proiezione. Devo dire, riducendo almeno in parte, il mal di schiena dovuto alle pessime poltroncine installate nella Sala Giardino…
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Joker
Prima di concludere, vorrei spendere due parole sull’interessante film rivisita le origini del Joker, il supercriminale acerrimo nemico di Batman. In questa omonima versione filmica firmata da Todd Phillips, troviamo protagonista uno straordinario Joaquin Phoenix. l’attore interpreta un bistrattato e vessato clown da strada il cui passato tragico, segnato da non poche dosi di abusi infantili e follia, trova nella vendetta e nella violenza incontrollata una possibile via d’uscita. Il tutto con plausibili raccordi con la saga creata da Kane (e cinematograficamente da Nolan) in un crescendo narrativamente efficace e una inusitata capacità trasformista del protagonista. A Venezia, in una Sala Grande completamente gremita, il pubblico presente gli ha tributato quasi dieci minuti di applausi ininterrotti.
E questo è tutto anche per oggi, anche se devo dire che mi aspetto buone cose (forse troppo) da Ji Yuan Tai Qi Hao, primo lungometraggio d’animazione del cineasta cinese Yonfan che sarà proiettato per la stampa in Sala Darsena.
Sergio Giuffrida
Classe 1957, genovese di nascita, catanese d'origine e milanese d'adozione. Collabora alla nascita della fanzine critica universitaria 'Alternativa' di Giuseppe Caimmi, e successivamente alla rivista WOW. Dai primi anni Novanta al novembre 2021 è stato segretario del SNCCI Gruppo Lombardo. Attualmente è nel board di direzione con Luigi Bona della Fondazione Franco Fossati e del WOW museo del fumetto, dell'illustrazione e del cinema d'animazione.