Realtà incalzante
Agli inizi febbraio 2002, durante un telegiornale, veniva data la notizia della scoperta della possibilità di inserire un ovulo fecondato in una macchina e far sviluppare lì dentro il feto. Al che mia moglie commentò: “Proprio come in Mater Maxima. Se il tuo romanzo fosse stato pubblicato tre mesi dopo (Mater Maxima, novembre 2001, Urania, Mondadori) qualcuno avrebbe pensato che hai copiato l’idea.” In Mater Maxima i satellitari nascono in apposite macchine e non da un ventre di donna.
Qui c’è tutto il problema della fantascienza: la realtà incalzante, la realtà che fa sentire il fiato addosso all’autore di fantascienza che deve correre più in fretta con la sua tecno-fantasia, per non essere superato.
Scrivere fantascienza oggi è oltremodo rischioso. Ci sono sostanzialmente due strade da seguire qualsiasi sia l’ambientazione (terrestre o extraterrestre). E riguardano il tempo.
Puoi ambientare la tua storia in un recente futuro.
È comodo per la tecnologia in quanto puoi utilizzare quella esistente (con qualche miglioramento), quindi senza correre rischi. Ma… ma se non ti sbrighi a pubblicarlo ti ritroverai con la realtà che ti sorpassa.
Ho scritto un racconto su Marte. Il problema nel racconto è l’acqua e viene risolto in maniera brillante. Ma… è da buttare via in quanto è recentissima la notizia della presenza di acqua sotto la sua superficie.
Maledetta realtà!
Allora puoi decidere di ambientare la tua storia in un lontano futuro.
Qui, pensi, la realtà non ti viene a beccare.
Errore.
Prima di tutto c’è la tecnologia.
Come sarà tra cinquant’anni? Ci saranno ancora i computer? Impensabile. Useremo ancora le mani? Forse. Avremo un cervello ipersviluppato oppure ridotto alla metà in quanto lo useremo poco? Avremo dita sottilissime per usare i tasti dei cellulari? Ma ci saranno ancora i cellulari. E i tasti? Mah!.
La tecnologia verrà indossata. Ma no, ci sono già i giubbotti con apparecchi incorporati.
Poi c’è il viaggio. Viaggeremo in astronavi non più di metallo ma di… no, oggi si sa che ci sono materiali più duri del metallo, tutti stretti parenti della… plastica.
Avremo ‘cose’ impiantate nel nostro corpo. Idea già vecchia ora.
Allora… ecco, tra cinquant’anni andremo sulla luna con gli ascensori. Li stanno già progettando.
E… e… e potremo modificare a piacere la capacità dei nostri occhi di vedere gli infrarossi, sanare le deformazioni oculari e persino oscurare la vista per evitare gli occhiali da sole. Cacchio! A questo non ci avevo pensato. Ma forse qualche scienziato di un qualche laboratorio di una qualche ragione ci sta già lavorando. E il tuo racconto ambientato tra cinquant’anni verrà scavalcato tra cinquanta giorni.
Stramaledetta realtà.
Non a caso da un bel po’ non si scrivono più romanzi di viaggi nello spazio e nuovi mondi.
Va bene, ho deciso. Scriverò soltanto fantasy. Tra cinquant’anni sarà sempre leggibile.
Ammesso che leggeremo ancora. Già oggi…
in copertina, acqua su Marte, secondo Wired.
Questo articolo è World © 2020, by Donato Altomare.
Donato Altomare
Nasce a Molfetta nel 1951. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il Premio Urania, il premio della critica Ernesto Vegetti e otto volte il Premio Italia. Autore del genere fantastico è stato pubblicato dalla maggior parte degli editori. Nel maggio 2013 è stato nominato Presidente della World SF Italia, l’associazione italiana degli operatori della fantascienza e del fantastico.