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QUESTA È LA STAZIONE DI TOKYO

QUESTA È LA STAZIONE DI TOKYO

L’immagine di copertina è World © by Roberta Guardascione, per Cose da Altri Mondi

Il Racconto della Domenica

Il prezzo del progresso della civiltà si paga con la riduzione della felicità,
dovuta all’intensificarsi del senso di colpa.
(Sigmund Freud)

Questa è la stazione di Tokyo: si chiama Stazione Omni Generale Giustamente Elevata al Top di Tokio (SOGGETTo). Sorge a 35.790 chilometri sopra la città di Tokio, su un geode recuperato dalla fascia degli asteroidi e posto in orbita geostazionaria.

In realtà non è proprio sopra la città di Tokyo (anche se quelli di Tokyo l’hanno fatta costruire), perché si sa benissimo che una stazione geostazionaria deve stare sull’equatore. Infatti SOGGETTo si trova più o meno nei dintorni di Singapore. Ma è la Stazione di Tokio.

Il collegamento tra la base e SOGGETTo è mantenuto tramite un ascensore circolare, dal diametro di circa 50 metri che si arrampica su un maxi-cavo di Triptio dal diametro di circa 10 metri, da terra fino a un asteroide che ha una forma vagamente ovoidale, lungo dodici chilometri, alto sette. Il viaggio di salita e di discesa dura 79 ore, vale a dire tre giorni e 8 ore, alla velocità di circa 450 chilometri all’ora. Ma l’ascensore ha tutte le comodità.

Io sono Genesio, “Generico Servitore Interspaziale Organizzato!” Sono alto due metri e tredici centimetri circa… Non fatevi calcoli strani: sono alto esattamente sette piedi!

La mia similpelle è di Boitax rinforzato, ma il torace mantiene l’aspetto metallico sotto i vestiti: inutile complicare le operazioni di manutenzione. Quando ogni tanto arriva il manutentore, apre lo sportello e io mi risveglio bello e a posto. Hanno fatto un lavoro egregio per quel che riguarda la mia faccia: assomiglia moltissimo a quella di Rodolfo Valentino, chiunque sia stato costui. Anche il collo e le spalle sono di bellissimo Boitax, ma poi dalla vita in giù hanno messo un semplice carrello a una sola ruota in equilibrio su dei giroscopi. Qualcuno mi dice che sono “divertente,” ma io credo vogliano dire “ridicolo.” Per fortuna non sono permaloso, sentimento che è stato inserito solo nei modelli a partire da Genesio 5 per fare uno scherzo al programmatore David Malko!

Ad ogni modo, la mia faccia è famosa: hanno fatto una grande quantità di spot pubblicitari quando hanno aperto SOGGETTo e io intervenivo in ogni scena: invitavo la diva Milena Diporto a fare un giro ai treni e lei si stupiva che ci fossero treni lì! Figuriamoci, è una diva. Sa recitare. “Ma dove vanno questi treni, Genesio?”

Io la prendevo per le mani, le facevo fare due piroette di Tamero, il ballo esotico e Milena rideva, rideva come una scema. Poi le spiegavo: “Ma Milena, quando sei uscita dall’ascensore come pensavi di arrivare alla rampa spaziale Z7, da cui partono i traghetti per Marte e Giove? Qui, con questi bellissimi treni. In realtà vedrai che puoi comperare un biglietto di treno fino a Marte! Come mai? Semplice…” roteando e roteando al ritmo del Tamero, la spostavo fino all’Iper Treno Totale Internamente Organizzato (ITTIO) che aveva la forma di una lancia smeraldina: “Ecco qui Milena! Tu Sali su ITTIO, che non ha finestrini ma grandi schermi 3D e ti porta all’interno della Nave Iper Spaziale Bianca Argento (NISBA) senza accorgertene. Lì inizia il tuo viaggio. Mentre vai sei cullata da un piacevole dondolio di treno, un fruscio di treno e quando arrivi su Marte, o dove devi andare, l’ultimo tratto è percorso davvero dal treno, che ti fa scendere direttamente alla tua stazione!”

“Oh!” esalava Milena. “Quindi se compero un biglietto per Sirti Maggiore, scendo direttamente a Sirti, senza dover effettuare alcun cambio?”

“Ma certo mia Regina! Comperate anche voi un biglietto di treno per Marte!” Zum, zum zum, zampogne, fisarmonica, mandolini ed ecco fatto lo spot.

In quelle pubblicità ero un Genesio 0.1, adesso mi hanno migliorato a Genesio 2.7. Comunque sempre vecchio stile: sempre il vostro vecchio e fedele Genesio!

Qualcuno mi chiede, ancora oggi, di quante persone sia composto il personale della SOGGETTo e quasi mi dispiace dover dire che è composto solo da me: l’unico gestore della SOGGETTo.

Mi chiedono: “Ma non succede mai un’emergenza?”

Dico: “E come no! A ogni momento, però noi sappiamo (sarebbe più giusto dire “io” so) gestirle benissimo.”

“Oh! Genesio. Tu sei da solo. Ma ogni tanto, non ti senti solo e abbandonato?”

“No, gentile cliente: la solitudine è stata inserita solo nei modelli Genesio 5 e superiori, per fare uno scherzo al programmatore Nebula Frank. Tuttavia, anche in quei servitori, in caso di emergenza è possibile disattivarla.”

“Ma da qui passano tantissimi passeggeri. Dovrebbe essere pericoloso. Poi da solo…”

“Sì, gentile cliente. È davvero pericoloso, ma noi (“io”) sappiamo cosa fare per ogni occasione.”

È a quel punto che comincio a raccontare uno dei molti episodi che mandano in solluchero i miei passeggeri.

Per esempio, quella volta in cui si è davvero temuta una invasione di alieni!

Ora, sappiamo che nella zona di spazio che percorriamo tutti i giorni, di alieni non ce ne sono affatto. Si era pensato di trovare dei licheni, o dei virus su Marte, ma lì sono cento anni che si va e si viene e non c’è traccia di nessun movimento.

Poi, qualche anno fa poteva venir fuori la paura di Giove. Forse non è inutile parlarne un momento. Sono davvero molto fiero di come sia stata trattata la crisi. Infatti non credo che qualcuno ne abbia mai sentito parlare, ma solo per il modo altamente professionale in cui sono riuscito a risolvere il grave momento.

L’esplorazione di Giove non è per i turisti, questo lo sanno tutti. Poi, Giove non può essere avvicinato: la gravità non sarebbe un problema. Anche se Giove è enormemente più grande della Terra, la sua densità (o massa) è solo poco meno di un paio di volte e mezza quella terrestre. Quanto pesi tu? 80 chili? Be’, là ne peseresti più o meno 190. Stai male, ma non ti spiattelli!

Il problema grosso è che non esiste terreno solido su quel pianeta. Ci sono venti a mille chilometri, un’atmosfera che definirla velenosa è far un complimento al veleno!

Su Giove non si va. Però da qui partono viaggi per le lune di Giove. Quelli sì.

Ma esattamente ventidue anni fa, era in dicembre, una spedizione ha contattato SOGGETTo. “Spedizione Primer 27. Siamo otto scienziati, io Astolfo Colombus di Noperchio Tailandia, più sette altri colleghi: due sono donne. Ci siamo avvicinati alla troposfera di Giove e stiamo malissimo.”

È evidente che erano pazzi, o credevano che lo fossi io, Genesio 2.7!

“Noperchio, potete ripetere?”

“Che c’entra Noperchio? Io sono Astolfo. Noperchio è il mio paese, in Tailandia. Ho detto che veniamo dalla troposfera di Giove e stiamo malissimo.”

“Ah, bene. Molto bene, Noperchio! Scusi, voglio dire, Astolfo. Lo sa che non è per niente sensato dire che venite dalla troposfera di Giove!? La troposfera sarebbe la parte atmosferica a contato col suolo. Non esiste terreno solido su Giove. Così ha definitivamente stabilito il mio collega Artefatto 22 in esplorazione su quel pianeta gassoso. Non c’è suolo su Giove. Ringrazio per la salacia del suo equipaggio e per la sua divertente capacità di inventare, gentile cliente, ma non ho tempo per gli scherzi. Passo e chiudo.”

“Nooo! Maledizione! Che pezzo di latta bastardo è mai lei? Siamo in pericolo. Deve immediatamente avvisare l’ente spaziale di Tokio. Io sono terribilmente febbricitante. Alcuni miei colleghi hanno subito delle menomazioni al corpo. Non sappiamo cosa siano: le gambe di tutti si sono accorciate. La mente della biologa Martina Epsom è apparentemente perduta. Abbiamo bisogno di supporto immediato.”

“Benissimo dottor Noperchio!…”

“Non sono Noperchio, dannazione!”

“Be’, quel che è. Non abbiamo tempo da perdere qui. Lei non può vivere con le gambe un po’ più corte? Ha preso dell’aspirtix per la febbre?”

“Sentiamo delle presenze nell’astronave. Qualcosa si è inserito tra di noi. Abbiamo paura.”

“Questo è molto antipatico, dottor Comesichiama! Aspetti, la metto in contato con l’esperto di esobiologia.”

In realtà l’esperto sono sempre io. O meglio, è un’altra manifestazione di me. Tali manifestazioni si chiamano Genesio-Collaboratori e sono automatismi che utilizzano il mio tempo macchina in stretta condivisione. Tuttavia essi sono in grado di far apparire sugli schermi immagini diverse da me. Poi sì, sono comunque sempre io. Ma qualche volta servono. Come in questo caso. Il Genesio-Collaboratore apparve sullo schermo di Noperchio e gli disse: “Buon viaggio, gentile cliente. Sono stato opportunamente avvisato di alcuni dei vostri problemi. Avvertite presenze aliene sulla nave?”

“Sì, certo. Siamo terrorizzati.”

“Che aspetto hanno questi alieni?”

“Ma, non so… Non li abbiamo visti. Li avvertiamo solo.”

“Credo che dovreste parlarne quando arriverete in stazione: un buon sonno è solitamente una splendida cura per tutte le presenze aliene, gentile cliente.”

“Ma come? Se ci fossero alieni sconosciuti… Come facciamo? Li portiamo in stazione?”

“Mmm.” Il Genesio-Collaboratore in questione lo chiamo Asterix, perché mi hanno detto che tempo fa costui era un famoso esobiologo Gallo! Non so se sia vero. Tuttavia ha delle trovate davvero straordinarie. Non perché sono io, ma quelle trovate molto spesso mi stupiscono da solo. “Mmm. Mi descriva bene i sintomi, dottor… Come si chiama lei?”

“Mi chiamo Astolfo Colombus, spedizione Primer 27. Guardi sulla documentazione in stazione. Dovrebbe averla!”

“Ah! Mi avevano detto che si chiamava Noperchio! Ma se lei preferisce…”

“Mi chiamo Astolfo Colombus, spedizione Primer 27. Controlli, la prego.”

Feci scorrere le mie bellissime mani di bellissimo Boitax sulla tastiera a sfioramento robotico e in effetti venne fuori quella spedizione: ‘Partita da SOGGETTo il 12 marzo (anno quello che è), è stata data per dispersa. Mancano contatti dal sesto mese di viaggio. Si teme una catastrofe.’

Molto strano. Adesso erano ricomparsi, ma con delle pessime notizie.

Sfiorai la tastiera: SI TEME VIRUS O PRESENZA ALIENA.

Risposta: ‘Si teme una catastrofe anche adesso.’

Dissi con la voce e l’aspetto di Asterix: “Abbiamo qualcosa, infatti. Non avete dato notizie da sei mesi. Lo sapeva che erano tutti molto preoccupati?”

“E chi se frega, accidenti. Ho la febbre altissima. Abbiamo dei danni agli arti e su tutto il corpo. Ci servono soluzioni. Cosa dobbiamo fare?”

“Avete su gli alieni?”

“Sì. Li percepiamo. Non sappiamo chi siano. Né da dove vengano.”

“Senta, signor Primer 27, la facciamo scendere in una zona super isolata della stazione SOGGETTo. Lei e i suoi amici non dovete scendere dal veicolo per nessuna ragione. Poi arriverà un esperto, che ho pensato di avvisare. Si tratta del Generale Trovatis, della base segreta Area 51. Lì hanno alieni di tutti i tipi. Non si deve preoccupare.”

“Mai sentito nominare, mi scusi.”

“Eh, lo so: ma è una situazione delicata, mi scusi lei.”

Tanto per chiarire, i miei terminali ausiliari hanno fatto altre ricerche nel frattempo e devo dire, con rammarico, hanno trovato una sola soluzione a quel problema: far esplodere quel gruppo di incompetenti.

Ora, può sembrare brutto a degli inesperti come voi, ma se davvero c’erano degli alieni là dentro, non potevamo certo rischiare di trovarceli tra i piedi.

Oltretutto non si poteva rischiare di fare costose ricerche negli anni successivi e magari venire in contatto con chissà che cosa! Lo so, lo so: c’è sempre chi vorrebbe studiare i problemi, ma davvero sarebbe così utile?

Poi, Noperchio e compagnia chi sapeva chi fossero? Io non li avevo mai sentiti nominare e quelli da terra mi avevano detto che erano dati per dispersi. Significava che non li cercava più nessuno. Avevano anche le gambe accorciate e non sarebbero stati un bello spettacolo una volta a terra.

Fu così che non ebbi altra soluzione se non inviare un missile verso quel veicolo spaziale, non appena fu possibile individuarlo con precisione. Sensi di colpa? No, quelli li hanno installati nella versione successiva al 6 e non credo abbiano portato veri benefici.

Bum! Fine del problema.

Noperchio non ha più protestato e tutti siamo più contenti.

Quindi, ecco uno dei mille e mille episodi che ogni tanto mi capita di raccontare ai visitatori della stazione di Tokio che mi vengono a trovare. Di solito si divertono molto a sentire queste storie.

E, sappiatelo, non mi sento mai solo: sentimento installato solo sulle versioni da 5 in poi, come ho già detto!

Franco Giambalvo
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Appassionato di fantascienza da sempre, ma ha scoperto di esserlo in quarta elementare quando lo hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrebbe compiuto nove anni in quell'autunno. In seguito ha potuto scrivere con l'aiuto di Vittorio Curtoni e ha pubblicato un romanzo, del tutto ignorato, dagli Editori e dai lettori. Ma non si lamenta troppo: ama la fantascienza!

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