QANTO
Immagine di copertina di Luca Oleastri – www.rotwangstudio.com
Il Racconto della Domenica
Dopo l’incidente sulla stazione spaziale internazionale lo specialista di missione Gianfranco Alati era stato fatto rientrare immediatamente con la capsula Soyuz di emergenza pilotata da Gennady Padalka, l’unico a bordo abilitato a manovrare il mezzo di rientro.
A parte un piccolo dolore al braccio si sentiva normalissimo e avrebbe voluto aiutare Gennady durante la fase di rientro in atmosfera, ma il controllo missione ESA e pure quello NASA gli avevano praticamente ordinato di fare il carico utile e di non toccare nulla.
In realtà si sentiva molto meglio del solito, eppure all’impatto con la micro-meteorite aveva perso i sensi per alcuni minuti e una forte sensazione di nausea lo aveva accompagnato per ore.
Melroy lo aveva visitato e controllato a lungo, poi aveva dato il suo responso:
«Ti è andata bene Gianfranco, ti racconto tutto così stai tranquillo. Sei stato colpito da un piccolissimo oggetto spaziale che ha attraversato lo scafo della stazione. Sull’avambraccio hai un foro di entrata del diametro di tre millimetri e profondo circa diciotto millimetri, almeno da quello che sono riuscito a vedere, ma non c’è foro d’uscita, e dalle lastre non risulta tu abbia un corpo estraneo nelle ossa o nelle masse muscolari circostanti. Per sicurezza ho praticato una piccola incisione senza trovare nulla.
«Abbiamo ipotizzato che ti abbia colpito una particella di un qualche gas congelato oppure una particella di acqua ghiacciata, e che all’impatto terminale rappresentato dal tuo corpo, si sia disciolta o qualcosa del genere, ma non siamo sicuri di niente, visto che non ci sono precedenti. In compenso abbiamo trovato e riparato il foro d’entrata della micro-meteorite sulla sezione A 35. Il danno è quasi irrilevante, però l’aggeggino ha perforato tutto lo scafo, il supporto di titanio spesso otto centimetri dello spettrometro e gli altri vari componenti e pannelli interni prima di bucarti. Forse è quello che gli ha fatto perdere massa e velocità e che ti ha evitato di perdere il braccio destro.
«A mio parere, a parte il forellino e il momentaneo shock liquido agli organi interni, dovuto all’impatto, stai abbastanza bene, ma quelli del controllo di terra hanno ordinato il tuo rientro. Subito.»
Immediatamente dopo l’atterraggio l’infortunato venne trasferito d’urgenza a Baikonur ma i medici russi non trovarono nulla, quindi fu rispedito al mittente, ossia all’EAC di Colonia, dove fu ricoverato in osservazione, al centro di medicina spaziale dell’ESA.
Dopo un mese lo dimisero con una pacca sulla spalla dicendogli che era stato molto fortunato, e contemporaneamente molto sfortunato, visto che era il primo astronauta della storia ad essere colpito da un oggetto spaziale e a poterlo anche raccontare.
L’ultimo giorno da uomo normale lo sorprese alle otto e trenta del mattino mentre si faceva la barba con il rasoio tradizionale a lama aperta di suo padre.
Sentì prudere il braccio nel punto della ferita oramai scomparsa e distrattamente si grattò leggermente con il lato non tagliente del rasoio. Quando alzò gli occhi, lo specchio, improvvisamente, non gli rimandò più la sua faccia.
La pelle era divenuta quasi totalmente trasparente, così come i muscoli, gli organi interni e le ossa. Si intravvedeva solo ciò che sembrava essere una specie di sistema venoso o, a dire il vero, del filo di ferro ingarbugliato, oppure entrambi, racchiusi da una specie di gabbia metallica che a grandi linee pareva ricalcare la forma di un corpo umano. Anche le sottili strutture tubolari visibili all’interno del suo corpo sembravano essere di un metallo rossastro e cangiante, quasi liquido; si muovevano al rallentatore come dei sottili vermi di terra, fuoriuscendo qua e là.
Cercò di toccarsi il volto ma al posto degli occhi percepì due grossi sferoidi dalla superficie vetrosa. La faccia non esisteva più.
Solo le mani, seppure dall’aspetto metallico, parevano aver misteriosamente mantenuto la loro forma originaria.
Cosa stava succedendo?
Una associazione di idee, quasi casualmente, gli fece ricordare l’incidente alla stazione spaziale e immediatamente si trovò ad osservare proprio il momento in cui il micro-meteorite lo stava per colpire. La scena era come… frizzata, statica o iper-rallentata, però, aveva la netta sensazione di essere fisicamente presente a questa assurda rievocazione.
A causa di quell’incredibile evento, Gianfranco stava vivendo una momentanea sospensione del flusso della propria esistenza individuale; quale momento migliore per prendersi una pausa di riflessione? Una pausa lunga, dapprima carica di terrore, fino a quando la sua istintiva curiosità cominciò a farsi strada nella mente.
Provò il desiderio di avvicinarsi al foro di entrata della meteorite sulla sezione A 35 per guardarlo meglio, ed immediatamente la realtà si piegò al suo volere, sicché vide quel foro come ingrandito da un microscopio a scansione elettronica.
Volse poi la sua attenzione al meteorite, ed eccolo gigantesco, così ingigantito migliaia di volte. Appariva proprio come una particella di ghiaccio, e dalla rifrazione sembrava essere composto d’acqua. Proprio al suo centro, un piccolissimo punto, estremamente luminoso.
Non appena desiderò sapere da dove fosse venuto quel bagliore, ecco che poteva seguirlo a ritroso nel tempo, attraverso lo spazio da esso prima percorso; fino ad arrivare nei pressi di una stella ubicata ad alcune galassie di distanza.
Nonostante la luce accecante, Gianfranco poté guardare dentro la fornace stellare che si rivelò un manufatto artificiale. Non gli era chiaro in che modo gli fosse giunta la comprensione della natura artificiale di quel sole ma, dentro di sé, sapeva; così come percepiva quasi familiare il processo che lo aveva portato fino alla stella lontana.
Insaziabile, tentò più volte di giungere ancora più indietro nel tempo per scoprire chi aveva costruito quella stella artificiale, ma non gli fu possibile. Inspiegabilmente, sentiva con certezza che conoscere i costruttori stellari gli era precluso.
A quel punto volle fare un esperimento e tornò alla base spaziale, pochi millesimi di secondi prima del momento dell’impatto della meteorite con il suo braccio. Provò a spostare con la mente il meteorite dalla propria traiettoria poi andò un poco più avanti lungo la linea temporale.
Così, nel nuovo universo quantistico che aveva appena creato, vide che la sua missione sulla base spaziale si era conclusa senza incidenti e che aveva fatto un normale rientro sulla Terra insieme agli altri componenti della missione ESA.
Allora, come per verificare le intuizioni che gli balenavano nella mente, raggiunse nuovamente quel se stesso che era stato colpito dalla meteorite, nella linea temporale che considerava “normale”, mentre si trovava di fronte allo specchio a farsi la barba, e spostò il rasoio a lama aperta di suo padre dalle sue mani fino al bordo del lavandino, poi si osservò come in un fermo immagine ed attese, senza sapere bene cosa fare.
Dopo qualche tempo e senza alcun preavviso sentì una specie di “balzo” interiore e si trovò a guardare la sua solita faccia allo specchio, piena di schiuma da barba.
Il rasoio era sul bordo del lavandino.
Gli sembrava fosse passata un’ora dall’inizio del fenomeno.
Effettivamente, l’orologio del bagno segnava le nove e ventotto.
Successivamente a questi eventi mille domande si addensarono nella sua mente e nessuna ebbe risposta, ma forse non importava.
In fondo avrebbe potuto decidere di andare a vivere nell’universo dove tutto ciò non era mai accaduto, un universo dove magari tutto sarebbe andato per il meglio. Ma non era altrettanto interessante.
La sua seconda trasformazione, improvvisamente, avvenne dodici giorni dopo: nella forma di metallo liquido e filamentoso, e con la sola forza di volontà risolse un problema che aveva individuato alla valvola di compressione del vettore Ariane 5, evitando un disastro che su una linea temporale diversa accadde realmente.
Con quel piccolo e misterioso pezzo di stella aliena da qualche parte dentro di sé, nel giro di appena un’ora poteva cambiare molte cose.
Non tutto, ma molte cose.
Luca Oleastri
Nato a Bologna, ha lavorato negli effetti speciali per il cinema, giornalista ed editore ha curando Fangoria e Gorezone. Oggi svolge l'attività di illustratore e copertinista. La sua clientela è quasi esclusivamente statunitense e le sue opere sono utilizzate e pubblicate nella letteratura fantascientifica e coi giochi da tavolo.