
La prima volta di Blade Runner

Prima puntata
AVVISO: nell’articolo sono descritte scene scabrose e cruente

Hampton Fancer
Blade Runner di Ridley Scott è senz’altro uno dei film di fantascienza più famosi e amati nella storia del cinema. Anche forse il più “rimontato”, se si considera che dalla sua prima proiezione pubblica nel marzo 1982 al 2007 sono usciti 7 montaggi diversi.
Tratta dal romanzo Do Androids Dream of Electric Sheep? di Philip K. Dick (pubblicato nel 1968), anche la sceneggiatura conobbe molte riscritture, alcune durante la lavorazione. Le prime 4 stesure furono scritte da Hampton Fancher, con il titolo iniziale Android, poi cambiato in Mechanismo e quindi in Dangerous Days, fino a quando nel febbraio 1980 Scott entrò nel progetto, chiedendo a Fancher ulteriori modifiche. Scott trovava il copione troppo teatrale e intimista, gli chiese di movimentare ambienti e azioni e suggerì di prendere a modello i film polizieschi degli anni ’40.
La quarta stesura è la prima con il titolo definitivo Blade Runner ed è datata 24 luglio 1980. Ancora insoddisfatto, almeno in parte, il regista assunse un altro sceneggiatore, David Peoples, per altre riscritture. Quella che raccontiamo qui è proprio la quarta versione, l’ultima firmata dal solo Fancher.
Il film si apre con il primo piano di un occhio azzurro “dalle macchie verdi con filamenti di ghiaccio”. Ma lo vediamo attraverso uno schermo dove l’occhio appare marrone. Lo schermo porta il logo VOIGHT-KAMPFF, lungo il suo bordo c’è uno strumento che misura le fluttuazioni dell’iride. Lo strumento, “non più grande di un carillon”, è appoggiato su un tavolo all’interno di un magazzino umido, a cui sono seduti due uomini: Leon e Holden. Il primo è grande e grosso ma ha un’aria infantile, il secondo ha un completo grigio e un aspetto burocratico. Holden fa domande di natura psicologico-comportamentale alle quali Leon si mostra poco collaborativo ed entrambi si fanno sempre più nervosi. A un certo punto, guardando gli esiti sulla macchina, Holden, spaventato, cerca di prendere la pistola sotto la giacca, ma Leon è più lesto nell’estrarre la sua pistola laser e atterra Holden con un colpo solo. Prima di fuggire, Leon spara anche al rilevatore Voight-Kampff, che però continua a emettere una debole luce intermittente.
Siamo nel deserto, al tramonto. Un treno sfreccia veloce e silenzioso. Uno dei suoi vagoni porta un solo passeggero, Deckard, un uomo dall’età indefinibile: il suo fisico è atletico e giovanile, il suo volto invecchiato da una stanchezza profonda. Dorme contro il finestrino, poi si alza per prendere una birra da un distributore e torna al suo posto, dove già ci sono tre bottiglie vuote e i resti di uno spuntino. Con fare svogliato, continua a guardare dal finestrino, finché non vede un cartello che segnala: SAN ANGELES, 3 MINUTI.
Il treno arriva alla stazione della megalopoli di San Angeles, che riunisce in un solo agglomerato gli ex-territori di San Francisco e Los Angeles. Deckard scende dal treno e raggiunge il parcheggio, dove la sua auto lo aspetta. Al suo interno accende un monitor dalle diverse funzioni. La voce fuori campo di Deckard dice che ci sono 97° di temperatura, ma solo due ore prima lui era in Alaska, in compagnia di una bella signora: “Era così bello. Non volevo andarmene. Così sono partito un giorno prima.”

Deckard
Lo schermo fa anche da segreteria telefonica: dei messaggi in attesa, uno è ripetuto 5 volte e a malincuore risponde solo a questo, qualificandosi come “Blade Runner 1”. All’altro capo del telefono gli risponde il suo capo Gaff, che lo rimprovera per non aver lasciato detto il luogo delle sue vacanze e che Bryant, un altro superiore di Deckard, ha urgente bisogno di parlargli. Deckard accende il motore, i tergicristalli spazzano la polvere accumulatasi in due settimane e lascia il parcheggio.
Vestito elegante, ventiquattrore in mano e un tesserino della polizia sulla giacca, Deckard cammina all’interno di un maestoso tribunale. La sua voce fuori campo dice:
“I-X-4-P-D riferiva di un Nexus-6, l’ultimo orgoglio e gioia della Tyrell Corporation. Holden stava eseguendo il test Voight-Kampff quando uno di loro lo ha fregato. Il rapporto diceva che ce n’erano sei. Tre maschi e tre femmine. Guidati da un modello da combattimento di nome Roy Batty.”
Deckard entra nell’ufficio dell’ispettore Bryant, un uomo sulla cinquantina con i segni dell’alcolismo e molti diplomi appesi sul muro. Il loro corpo è appunto il Blade Runner, specializzato nel “rimuovere”, ovvero sopprimere, gli androidi ribelli. Bryant armeggia inginocchiato davanti a una cassaforte mentre Deckard legge un rapporto. La sua voce f.c.:
“Sono fuggiti dalle colonie due settimane fa. Hanno ucciso 23 persone e rubato uno shuttle. Una pattuglia aerea ha trovato la nave nel deserto. Vuota.”
Bryant toglie dalla cassaforte una bottiglia di whiskey e ne offre un bicchiere a Deckard. Racconta che tre notti prima uno dei sei androidi fuggitivi ha cercato d’infiltrarsi nel Settore Genetico della Tyrell, ma è stato fulminato da un sistema di sicurezza elettrico. Da qui il sospetto che ci fossero altri Nexus infiltrati e le indagini di Holden… Si pensa che i 5 superstiti siano nascosti in città. Deckard chiede informazioni su Leon e lascia l’ufficio di Bryant. La sua voce f.c. dice che la ragione commerciale dei modelli Nexus è il fatto che sono lavoratori gratuiti, e che Bryant vuole tenere segreta la loro fuga per evitare il panico nella popolazione.
Deckard va al malfamato albergo dove viveva Leon, si fa consegnare la chiave della sua stanza dal malandato portiere e ci entra con la pistola in pugno. La stanza è spoglia ma pulita. Deckard la perquisisce ma l’unica cosa insolita che trova è una scatola con vecchie foto di famiglia, che lui esamina incuriosito. Leon si trova nella strada davanti e osserva Deckard alla finestra. La sua aria ora è perspicace e attenta, ma anche rabbiosa. Poi si mette a correre, velocemente e senza sforzo, fino al Quartiere Cinese.
Qui c’è la tavola calda di Suey, dove un televisore in 3D manda pubblicità di “robot umanoidi fatti su misura”. Seduti al banco ci sono Roy Batty e Mary, un’altra Nexus-6 modellata come “una tipica mamma americana”. Leon li raggiunge e, alla domanda sarcastica di Roy se ha trovato le sue “cose preziose”, laconico lo informa che un poliziotto lo ha preceduto. Poi tutti e tre guardano dalla finestra al negozio davanti: Hannibal Chew, dice l’insegna.
Nel suo negozio di pezzi di ricambio, Hannibal parla con un suo affezionato cliente: Sebastian, un giovane e geniale ingegnere, affetto però da invecchiamento precoce. Hannibal lo accompagna in una cella frigorifera che funge da magazzino e laboratorio, dove gli mostra un occhio artificiale dall’ottimo funzionamento: l’ideale per quello che Sebastian chiama “il mio cliente”. Nella trattativa che segue si capisce che il cliente altri non è che Tyrell stesso, e alla fine Sebastian ottiene soddisfatto l’occhio. Poi Sebastian sale sul suo furgone e ci trova una donna sconosciuta, che, dopo un tentativo di fuga, torna da Sebastian col pretesto di aver dimenticato la sua borsa e si presenta come Pris, una vagabonda in cerca di rifugio. In parte impietosito, in parte ammaliato dalla sua bellezza, il timido e solitario Sebastian le offre ospitalità.
Dalla sua auto, Deckard comunica con Esper, il computer del corpo Blade Runner, e gli chiede informazioni sui Nexus-6 ed Esper gli spiega tutte le loro caratteristiche, incluse quella di sopperire a eventuali deficit di una parte del corpo potenziando le altre, o che il loro punto letale è l’osso occipitale alla base del cranio. Due agenti in motocicletta interrompono la comunicazione fermando Deckard per eccesso di velocità, ma lui mostra loro il suo tesserino e può ripartire indisturbato.
Sebastian porta Pris nel suo appartamento, l’unico abitato in un palazzo di 10 piani in totale degrado. Tutto l’appartamento è tappezzato di animoidi inattivi, ovvero copie robotiche di animali estinti. Sebastian è concentrato su una lente d’ingrandimento rivolta a un minuscolo chip che appare in tutti i suoi dettagli. Pris si siede ai suoi piedi all’improvviso, spaventandolo. La ragazza si è cambiata e ha un aspetto migliore, il che gratifica Sebastian. Pris gira per le stanze poi gli chiede quanti anni ha. Venti, risponde, ma la sindrome di cui è affetto lo fa sembrare molto più anziano. “Mi piaci così come sei,” gli dice Pris e aggiunge di aspettare degli amici. Sebastian si dice disposto a dormire sul divano, e un topo animoide strilla: “Non farti mordere dai pidocchi!”
A casa sua, Deckard ascolta Esper che gli dà informazioni su Leon e Roy Batty, attivati il 10 aprile 2015, esperti nel combattimento, ma anche “costruiti per emulare l’umano in ogni modo tranne che nel suo spettro emotivo. Tuttavia, dopo un certo periodo di tempo è logico che una tale meccanismo creerebbe da sé le proprie risposte emotive, odio, amore, paura, rabbia, invidia.” Prima di essere spenta, Esper gli chiede se ha qualcosa contro la scienza. “No, se funziona, ad esempio l’ombrello”, risponde Deckard spegnendola con la punta di un ombrello. Sul tavolino davanti a lui ci sono sparse le foto ricordo di Leon.
Uno spinner (un’auto capace di volare) della polizia arriva al palazzo della Tyrell. Lo guida Deckard, la cui voce f.c. spiega:
“Ogni governo che poteva correva per popolare il proprio territorio coloniale. Ma gli emigranti avevano bisogno di incentivi. La sovrappopolazione e l’effetto serra non sembravano essere sufficienti; ma possedere un sosia umano aveva molta attrattiva. Era una grande industria, la concorrenza era agguerrita e Tyrell era in testa alla fila. La sua pretesa di fama era quella di aver creato un prodotto più umano dell’umano e a volte il ‘di più’ si rivelava un problema. Non si trattava solo di un androide fuggito che aveva rotto il braccio del suo padrone: c’erano ventotto persone morte e la pressione era alta. Ma finora erano sempre riusciti a mantenerlo segreto. Non che ogni tanto non ci fosse una cattiva pubblicità. Qualche fanatico che manifestava per la parità degli androidi o un sindacato occasionale che proclamava che era antiamericano che gli automi rubassero il lavoro agli umani nella colonia. Ma cosa c’è di più americano della buona vecchia domanda e offerta? Il governo ne aveva bisogno, l’industria li fece e la chiesa li sostenne. I grandi religiosi dissero che gli androidi, non importa quanto umani, erano oggetti; solo Dio poteva creare le persone. Io non sono religioso, ma ero portato a essere d’accordo. Altrimenti sarei senza lavoro.”
Deckard esce dall’ascensore e lo accoglie una donna bellissima che sembra “uscita da un quadro dell’’800” e si presenta come Rachel. Lei lo accompagna per un lungo corridoio, “decorato” dalla presenza di gabbie con animali veri. In particolare Deckard è colpito da un gufo che lo guarda coi suoi occhi gialli. Infine arrivano all’ufficio del proprietario della Tyrell Corp., Eldon Tyrell. L’illuminazione tenue ed è arredato con pregiati mobili antichi. Tyrell è un uomo anziano, ringiovanito dalla chirurgia estetica. Offre a Deckard il caffè in tazze di porcellana. Il poliziotto è stato convocato per eseguire un test Voight-Kampff e il magnate gli chiede ragguagli tecnici e se un essere umano sia mai stato “ritirato” per sbaglio: Deckard lo esclude. Al che Tyrell rivela che il soggetto per il test è Rachel stessa.
Finite le domande del test, il risultato è che Rachel è un androide, il che la lascia pietrificata, incapace di parlare. Come spiega Tyrell, era stata programmata per credere di essere una donna, con l’impianto di finti ricordi, ma cominciava a sospettare la verità. Tyrell propone a Deckard di portare Rachel con sé, perché lo aiuti nelle indagini. “Io lavoro solo,” risponde lui.
Furioso, Deckard attraversa un tunnel con la sua auto personale, una vecchia Dusenberg. La sua guida è distratta da una breve fantasia erotica, dalla quale lo risveglia la voce del computer di bordo. L’auto esce dal tunnel per entrare in un bosco innevato, di mattina: ma anche questa scena si rivela una fantasia. La corsa nel tunnel continua, lasciando il posto a un campeggio lacustre e poi tornare al tunnel. Ma anche questo è un test, svolto dal dr. Wheeler in una specie di programma di realtà virtuale, allo scopo di verificare la sua resistenza di fronte allo stress del suo lavoro… e risulta che Deckard si sta avvicinando al suo limite. Deckard però ritiene di essere ancora in grado di continuare, nonostante le perplessità del medico.
È tardo pomeriggio, a casa di Sebastian si svolge un incontro di boxe olografico, a cui Sebastian ha tolto l’audio. Pris non lo guarda, intenta dipingersi le unghie dei piedi mentre il tecnico è al lavoro sulla sua lente d’ingrandimento. All’improvviso Pris sente un rumore venire dal piano di sopra. Furtiva, la ragazza esce sulla scala antincendio, raggiunge l’appartamento di sopra e ne apre la porta. Mary, seduta, le fa cenno d’entrare. Roy Batty, sdraiato a terra, chiede se il ragazzo è “pronto”. Domani, risponde Pris. Ma Batty è impaziente.
Deckard attraversa di notte la città e raggiunge il garage del grattacielo dove vive. Entrato nel suo appartamento, a sorpresa trova Rachel che lo aspetta e gli porge una cassetta che contiene i dati Nexus che lui aveva richiesto. Per poco Deckard non le ha sparato. Rachel gli offre di nuovo il suo aiuto e lui risponde: “Ho più aiuto di quanto mi serve.” “Penso che ti serva più aiuto di quanto ne hai,” replica lei e insiste nella sua offerta fino a dire: “Sono un utensile, usami.” Fra i due c’è un reciproco imbarazzo, ma anche attrazione. Rachel è ancora sconvolta dalla rivelazione di essere un androide, ma in qualche modo sollevata, perché, dice “non mi piace quello che ero prima”. Rachel gli dice che secondo lei gli androidi che hanno cercato di entrare alla Tyrell cercavano informazioni su stessi, soprattutto quanto tempo resta loro da “vivere”. Prima di andarsene, Rachel gli lascia il suo numero di telefono, scritto sul retro di una polaroid che la ritrarrebbe a 6 anni, insieme ai suoi “genitori”.
Deckard esamina le foto dei modelli Nexus-6 con un monitor d’ingrandimento, quando Bryant lo chiama al telefono per digli che Esper ha trovato delle irregolarità nel settore divertimento della Tyrell, e uno spinner è già in volo per prelevarlo.
Lo spinner che porta Deckard s’insinua fra i grattacieli e le insegne pubblicitarie mentre lui, a bordo, ascolta Esper: Rachel è un modello sperimentale a uso interno, ma, a parte i ricordi innestati, non ha caratteristiche particolari; anche il suo “termine vita” è “convenzionale”, quattro anni, ma Deckard si rifiuta di sapere a che data corrisponde. Poi Esper parla delle tre androidi femmine: Mary, avviata il 1° novembre 2017, programmata per lavori domestici; Pris, 13 dicembre 2017, combattente, dedita al piacere dei coloni; Zhora, 13 giugno 2017, combattente, intrattenitrice. A fatica, Deckard trova parcheggio in un vicoletto, anche se in una zona vietata. Poi Deckard entra nel Taffey’s Bar, un locale affollato dove si esibisce una mangiatrice di spade.
Taffey, il titolare del bar, ha fama di pedofilo, e infatti sul suo letto del suo ufficio-appartamento c’è una ragazzina di 13 anni. Taffey esce dal bagno e sente bussare; dallo spioncino vede Deckard, che gli mostra il suo badge. Controvoglia, Taffey lo lascia entrare e presenta Venus, la ragazza, come sua nipote. Deckard gli mostra le foto degli androidi fuggitivi e chiede se li conosce. Taffey riconosce Zhora, che si era proposta per un numero con i serpenti e che si esibisce in un locale chiamato Opera House, nella Silicon Valley.
Deckard si sposta all’Opera House, e vede esibirsi prima due acrobati messicani, poi Salomè, una ragazza che fa un numero sensuale con un serpente. Finito il numero, Salomè si dirige al suo camerino, ma Deckard la ferma presentandosi come un sindacalista che indaga sulle molestie sessuali nel mondo dello spettacolo. Una volta nel camerino, Deckard fruga col pretesto di cercare buchi nelle pareti. E ne trova uno in effetti: sorpreso, ci guarda e vede due gambe! Si gira mentre Salome si leva la parrucca, e Deckard la riconosce come Zhora, ma l’androide, fulminea, lo malmena e lo lascia a terra. Deckard si riprende e si mette all’inseguimento, la vede correre per strada, ma lei gli sfugge. L’uomo requisisce un’auto di passaggio e la cerca, la ritrova, scende dall’auto e le intima l’alt puntandole la pistola laser. Zhora sfonda la vetrina di un negozio e Deckard le spara, colpendola al suo punto vitale, la base del collo, e lei rovina a terra sfondando altre vetrine. Sul posto accorrono dei poliziotti che rilasciano Deckard quando vedono il suo badge. Arriva anche Bryant, che lo rimprovera non per aver ritiratoo un androide, ma per averlo fatto in pubblico, violando così il regolamento. “Non mi piaceva,” si giustifica Deckard, e il suo superiore replica: “Se gli androidi cominciano a piacerti o non piacerti, è ora che smetti.”
Stanco, Deckard entra in un bar e telefona a Rachel; la trova, ma non sentiamo la loro conversazione. Poi lui si siede al bancone, accanto a un omone ubriaco che gli attacca bottone e si fa offrire da bere. Parla con accento russo, ma lo riconosciamo: è Leon. Leon gli mostra una scatolina con i suoi “amici”: tre scarafaggi. Con reale interesse, Deckard si piega a guardare i loro movimenti, fino a che Leon non li rimette via. Dopo dichiarazioni d’amicizia, Deckard esce per urinare, ma una volta fuori si piazza con la pistola puntata alla porta: anche lui ha riconosciuto l’androide. Ma Leon sbuca alle sue spalle, lo afferra, lo butta a terra e lo disarma. Dopo averlo rimesso in piedi, Leon gli dice la sua data di “nascita”, 10 aprile 2015, e gli chiede quanto gli resta da vivere. Deckard gli risponde “Quattro anni.” “Più di te,” ribatte Leon e lo prende a pugni, per poi aggiungere: “Doloroso vivere nella paura, vero? Ma è questo essere uno schiavo. Il futuro è sigillato, striscia, aspetta.” Deckard prende la pistola legata alla caviglia, ma Leon gli leva anche quella, poi lo trascina per un piede, lamentandosi della situazione esistenziale di un androide, costretto a vivere una mezza vita, invidiando quella piena degli esseri umani. Leon lo inchioda al muro e alza il pugno, pregustando la morte del poliziotto. Ma un proiettile gli trapassa il collo e lo uccide. Leon stramazza al suolo, dietro di lui c’è Rachel, con la pistola fumante di Deckard in mano. “Te lo dicevo che non mi serve il tuo aiuto,” dice lui.
(Prossima puntata domenica 4 maggio 2025)

Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano