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La divina tragedia della fantascienza

La divina tragedia della fantascienza

La divina tragedia è un po’ una novità per il fandom.

Forse non per noi che conosciamo Vanni: una sorta di divina commedia, in cui Vanni Mongini, accompagnato da Giorgio (Virgilio) Sangiorgi visita stanze infernali e del Purgatorio in cui dimorano autori di fantascienza. Naturalmente è in vendita per tutti.

Così Caronte presenta Virgiorgio:

«Non corrucciarti. Venuto apposta per te è il sommo Vate. Preclaro, saggio, maestoso e dotto. Esperto delle vie del mondo e di quelle ultraterrene. Fine conoscitor di astrusi manoscritti e della Trilogia di Topolino, della nobil cultura e delle dicerie del popolino. Insomma, un genio apprezzabile anche se, per i miei gusti, è fin troppo spiritoso.»

E, nel canto terzo, Virgiorgio prende spunto da L’Inferno di Topolino:

Io son nomato Giorgio e son poeta
Or per l’Inferno ce ne andremo a spasso
Verso un’oscura e dolorosa meta:

Laggiù poi pregheremo satanasso
Acciocché sia con noi tanto cortese
Da farci uscir dal doloroso passo.

Indi una mano fra la sua mi prese
Con lieto volto e con parole alate
Aggiunse: Vieni, andiamo a quel paese
.

Il Vate è lì, ma non ho capito bene se vivo o morto:

«In fondo», dice a Vanni, «non sei mai stato un rompicoglioni quindi spero di rivederti lassù con la mia nuova rivista… Già mi immagino storie di angeli robotici, demoni che cercano di usare malignamente i viaggi nel tempo, l’introduzione di bio-nuvole e tecno-cetre! Non ho deciso [ma] pensavo [di intitolarla] Science Fiction Paradise, che ne dici?»

La Divina Tragedia: VirgiogioGiorgio Sangiorgi è qui con noi. Non è solo questo che ci facevi all’Inferno, però! C’erano anche molte anime dannate? Non tutte morte, al momento.

L’inferno, come molti dicono, è qui, in ogni strada a ogni svolta della nostra vita. Ma, come spiego nel romanzo, la più grande caratteristica degli esseri umani non è tanto il pensiero, che certamente li contraddistingue, quanto la loro capacità di vivere contemporaneamente in molte dimensioni diverse. Per cui per me, come per chiunque altro, non è difficile vivere qui e farmi intervistare e contemporaneamente essere nell’inferno monginesco e condurlo nel suo pietoso cammino.

Ti confesso che ho letto il libro un po’ al volo: troppi impegni, ma adesso lo riguarderò meglio! Ma è certamente divertente e soprattutto ironico. Mi pare, però, che non facciate mai il nome dei Dannati. Non credi che (a parte il piacere di leggere), questo possa essere un libro solo per iniziati alla fantascienza?

In teoria è addirittura un libro solo per quelli che conoscono molto bene Giovanni Mongini e i suoi amici. Tuttavia, ogni buon manuale di scrittura dice che la prima cosa che deve fare un autore è scrivere di ciò che più sa e conosce, sicché c’è molta autobiografia in ogni romanzo che si rispetti. Quindi, come tale, questo è anche un romanzo per tutti. Inoltre, su richiesta di Vanni, ci ho messo del mio e, partendo da una vita intera di studi sulla spiritualità orientale, ho cercato di fare del libro anche una sorta di viaggio iniziatico spero di interesse per tutti. Il libro è anche una sorta di confronto tra due modi “apparentemente” inconciliabili di vedere il mondo, il mio e il suo.

In definitiva, la sensazione è che Vanni abbia più voluto fare la storia della sua vita, piuttosto che quella dei vari Dannati.

Giovanni narra la storia della sua vita, in pratica, dal primo momento in cui ha iniziato a scrivere. E i suoi lettori più affezionati lo sanno benissimo e non si aspettano altro. Tuttavia, nella vita di Vanni e dei suoi amici, ci sono molti momenti importanti della storia della fantascienza italiana. Conoscere il suo punto di vista su alcune faccende, credo che in futuro potrebbe avere una certa importanza.

Mi ha scritto Vanni, l’altro giorno, “Avrei dovuto metterti nel mio “inferno” ma poi ti suicidavi… e sarebbe stato troppo comodo!” Secondo te ci potrebbe essere una seconda, e magari una terza puntata?

Su questo solo Vanni ci potrà rispondere. Personalmente gli ho proposto di realizzare il “Paradiso”, cosa che giustamente lo ha un po’ spaventato, perché siamo tutti buoni a raffigurare e comprendere l’inferno, perché lo viviamo ogni giorno. Invece un luogo di beatitudine perfetta ci è totalmente incomprensibile, perché i nostri cervelli e il nostro sistema nervoso attuale non sono in grado di sopportare più di un certo grado di felicità. Quindi, quando essa giunge, la rifuggiamo. Questo spiega anche perché quando si pensa all’opera dantesca tutti pensano all’Inferno, ma il Paradiso è una parte quasi del tutto ignota agli italiani. Invece è meravigliosa.

È stato difficile questo viaggio, Giorgio?

Da un certo punto di vista per nulla. Vanni ha scritto il libro in pochissimi giorni e io quando l’ho ricevuto sono stato preso da un fuoco sacro e glielo restituito, quasi rifondandolo, in pochissimi giorni. La forza che ci ha afferrato nello scrivere questo romanzo credo sia il vero motivo per cui andrebbe letto.

Da un altro punto di vista è stato difficilissimo, perché per poterlo scrivere abbiamo dovuto attraversare una vita intera, la nostra.

Per concludere, si tratta di un libro davvero originale, leggibile con gusto da chiunque, ma, certo, particolarmente piacevole per gli amanti e i frequentatori della fantascienza italiana.

Direi, che apparire nell’Inferno di Vanni Mongini e Giorgio Sangiorgi è un po’ un sigillo al fatto di aver concluso qualcosa di importante per la fantascienza in Italia. E lo so bene io, che (come ha detto Vanni) non ci entro in questo inferno.

Su questo mi permetto di dissentire, credo che tu sia un tassello importante per la storia della fantascienza del nostro paese. Come tutti noi.

Alla prossima!?

Speriamo.

La divina tragedia

Non c’era ancora modo di capire cosa esattamente fosse e, solo dopo alcuni minuti, riuscii a distinguere che si trattava di una barca a remi e che, al timone della stessa c’era una strana figura nera e alta o quantomeno coperta in tutta la sua persona, da una sorta di mantello nero.

Franco Giambalvo
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Appassionato di fantascienza da sempre, ma ha scoperto di esserlo in quarta elementare quando lo hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrebbe compiuto nove anni in quell'autunno. In seguito ha potuto scrivere con l'aiuto di Vittorio Curtoni e ha pubblicato un romanzo, del tutto ignorato, dagli Editori e dai lettori. Ma non si lamenta troppo: ama la fantascienza!

Giorgio Sangiorgi
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Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

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