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Racconto di un film mai girato: Jodorowsky, Dune

Racconto di un film mai girato: Jodorowsky, Dune

La storia del copione di Dune di Alejandro Jodorowsky e mai diventato film, sarà pubblicata in quattro puntate: oggi 9 marzo, poi giovedì 13 marzo, domenica 16 marzo e infine giovedì 20 marzo.

AVVISO: In questo articolo sono descritte scene scabrose e cruente

PUNTATA 1

Alejandro Jodorowsky“Volevo fare un film che desse alle persone che all’epoca assumevano LSD le allucinazioni causate dalla droga, ma senza drogarsi. Non volevo che la gente assumesse LSD, volevo ricreare gli effetti della droga- Il film doveva cambiare le percezioni del pubblico. Volevo creare un profeta per cambiare le giovani menti di tutto il pubblico. Per me sarebbe stato come l’arrivo di un Dio.”

Alejandro Jodorowsky

Per circa due anni, tra il 1974 e il 1976, il regista cileno Alejandro Jodorowsky e il produttore francese Michel Seydoux lavorarono a un progetto ambizioso e maestoso: l’adattamento del celebre romanzo Dune di Frank Herbert. Per vari motivi il film non fu mai girato, nonostante una lunga e costosa preproduzione e il coinvolgimento di diversi attori e artisti famosi. Negli anni si è creata una vasta documentazione riguardo ai travagliati retroscena di questo che è stato definito “il più grande film non realizzato”; al riguardo rimandiamo soprattutto al film-documentario Jodorowsky’s Dune (2013) di Frank Pavich.

Per la visualizzazione di scene, costumi, veicoli Jodorowsky si affidò a tre artisti famosi: il pittore svizzero H.R. Giger, l’illustratore inglese Chris Foss, il fumettista francese Moebius (pseudonimo di Jean Giraud); a quest’ultimo il regista affidò anche lo storyboard, ovvero il disegno preparatorio delle scene da filmare.

Con questa serie di articoli cerco di ricostruire la linea narrativa di questo film mai girato, libera e personale rispetto al romanzo originale. Come fonti abbiamo usato una prima versione della sceneggiatura, scritta dallo stesso Alejandro Jodorowsky, e quel che è reperibile dello storyboard di Moebius. Quest’ultimo non è completo, nel senso che non tutti gli episodi presenti nella sceneggiatura hanno una versione disegnata, e quelli che nello storyboard sono presenti non sempre sono fedeli alla versione scritta. Siccome però lo storyboard è successivo alla sceneggiatura, è probabile che le differenze siano frutto di ripensamenti del regista-sceneggiatore e quindi più simili all’eventuale versione definitiva, e per questo motivo, in caso di contrasto, ho deciso di fare credito allo storyboard nella ricostruzione della trama. Laddove lo storyboard è manchevole, mi sono affidato al copione. Anche il finale ha due versioni diverse, ma in questo caso, nell’ultima puntata, ho deciso di riportare entrambe.

PROLOGO

Da lontano appare una galassia. Ci avviciniamo al suo interno fino a che compare un’astronave che viaggia nello spazio e attraversa un ammasso di detriti, resti di un pianeta esploso. L’astronave sorvola uno di essi e si sofferma a osservare un tempio abbandonato, poi passa accanto a un cimitero di astronavi: dal finestrino di una di esse vediamo al suo interno uno scheletro in tuta spaziale. L’astronave si allontana, mentre la cinepresa le si avvicina sempre più, fino a mostrarci il suo pilota: un essere dal corpo umano e dalla testa di cane. La nave si avvicina a una forma organica gigantesca, che emette volute di plasma. La nave se la lascia alle spalle, ma la cinepresa invece ci mostra il suo interno fino a farci vedere la pianta di una città al suo centro.

L’astronave continua il suo viaggio. Affianca delle formazioni cristalline che contengono degli scheletri, poi raggiunge una spirale rossa e la penetra. Al suo interno raggiunge una grande forma geroglifica, la attraversa e raggiunge così il centro della galassia, dove si trova la sua meta: il Pianeta Dorato.

A poco a poco, la nave entra nella sua atmosfera e scende su un suolo paludoso, abitato da insetti giganti che fuggono spaventati. L’astronave assomiglia a una gigantesca zanzara, e dal suo “pungiglione” scende un veicolo anfibio che naviga sugli acquitrini, supera delle rovine semi-sommerse e infine raggiunge una torre luminosa al centro di una città abbandonata. Ai suoi piedi c’è un’apertura rotonda sormontata dall’iscrizione MUSEO DELL’UOMO.

Dune -Jodorowsky: gli Uomini CaneL’ingresso è collegato al suolo da una rampa; il veicolo sale la rampa e si ferma davanti alla porta nera. Una delle zampe che lo sorreggono si spinge in avanti e bussa. La torre vibra e sulla sua cima si accendono due sfere rosse. La porta si apre e dal veicolo scendono sei uomini-cane, che entrano nel museo e si fermano su una rampa cilindrica posta all’ingresso, che scende a terra. Una voce meccanica recita: ”Siete a Kaitan, capitale dell’Impero Galattico dell’Uomo, state per ascoltare la storia della specie umana.” La squadra si trova poi davanti a un grande crocefisso a X, in cima al quale, dove si trova lo snodo delle due braccia, c’è una figura umana inchiodata. “È l’uomo… il padrone!” gridano.

I sei si avvicinano ma scoprono così, con delusione, che si tratta di un androide. Ai piedi della croce c’è una leva, uno dei sei uomini-cane la aziona, gli occhi dell’androide s’illuminano ed esso grida: “Perché… mi hai… abbandonato?”. Compare un grosso cilindro trasparente; dagli occhi dell’androide partono due raggi diretti sul cilindro. Gli uomini-cane s’avvicinano al cilindro, che funziona come una specie di schermo cinematografico su cui scorre un “film” proiettato dall’androide, che inizia con l’immagine del pianeta Terra. L’androide dice:

“La storia dell’umanità comincia con l’esplosione del suo pianeta-madre: la TERRA! Dell’epoca anteriore non resta alcuna traccia.”

Quindi l’androide racconta che il genere umano lanciò migliaia di astronavi alla conquista dell’universo. “Con lo sterminio dei Bactoglobuli la guerra di conquista fu vinta. L’uomo era padrone dell’universo.” Ma in seguito l’uomo raggiunse la barriera che avvolge l’universo, il suo confine insuperabile. Non potendo continuare, non avendo più mete da raggiungere l’umanità affidò tutte le sue attività alle macchine, impigrendosi.

Nella data del 22 neptoris 20154 scoppiò quindi la “bio-rivoluzione contro le macchine”, un movimento para-religioso che portò alla distruzione delle macchine pensanti, in primo luogo i computer. I pianeti colonizzati dagli uomini si accordarono a “non costruire macchine a imitazione della mente umana”, a bandire le armi atomiche e le guerre, a bruciare le bandiere, a usare una sola moneta e una sola lingua. Nella rivolta nacquero le Bene Gesserit, una casta sacerdotale esclusivamente femminile, che finì con l’acquisire un grande potere sia spirituale che temporale.

Dopo trecento anni i pianeti si riorganizzarono in Casate, formarono un Senato comune, e crearono la figura dell’imperatore, di volta in volta scelto o destituito dallo stesso Senato.

Nell’anno 24950, su Dune, un pianeta desertico, fu scoperta la Spezia, una droga che permette di vedere il futuro e prolungare la vita, e il suo commercio fece di Dune il pianeta più importante dell’Impero. La Spezia è una sostanza azzurra, secreta dai vermi del deserto, giganteschi invertebrati che vivono solo fra le sabbie del pianeta.

Nel 25000 un’astronave atterrò su Dune, e ne scesero due persone: la Missionaria Protectiva, monaca Bene Gesserit, e lo scienziato planetologo Pardot Kynes. La prima aveva l’incarico di “creare un mito fra gli indigeni, per scopi che rimangono misteriosi”, il secondo di studiare “le forme geologiche del pianeta, per la creazione di centri botanici miranti a camuffare basi militari.” Secondo l’androide: “Queste due persone cambieranno il corso della storia umana!”

FINE DEL PROLOGO

TITOLI DI TESTA

Il Duca Leto Atreides corre per le strade della capitale del pianeta Kaitain, alla guida di un grosso veicolo su tre ruote, il trimoto, che porta un doppio contenuto: i cadaveri di 4 contrabbandieri di Spezia e un carico di Spezia. Lo accompagnano quatto suoi fedeli: Duncan Idaho, Gurney Halleck, il dottor Yueh e Thufir Hawatt. Il carro entra nella piazza del Senato e, davanti ai rappresentanti delle Casate, divise in Maggiori e Minori, questi ultimi scaricano entrambi i carichi. Leto rivela che i contrabbandieri sono stati intercettati nell’orbita di Dune, e afferma che solo una delle Casate Maggiori avrebbe potuto finanziare un tale traffico illecito, e, rivolgendosi ai loro rappresentanti promette di scoprire quale.

Fra loro, definiti di origine “russo-americana”, sorge un evidente malumore, che cresce quando Leto distribuisce la Spezia ai rappresentanti delle Casate Minori, i quali invece plaudono. Il Conte Fering sussurra all’Imperatore Padishah IV che Leto potrebbe unificare le Casi Minori, destabilizzando così il suo potere… In tutta risposta, Padishah taglia la testa di una statuetta che raffigura il Duca.

Jodorowsky - Dune: Barone Vladimir HarkonnenSul pianeta Giedi Primo, degli schiavi costruiscono un’enorme statua del barone Vladimir Harkonnen, a capo della Casata Maggiore che governa il pianeta. Thufir arriva fingendosi mercante di schiavi e lascia un nuovo carico di cui fanno parte, in incognito e incatenati, Leto, Duncan e Gurney. Nottetempo, i tre evadono dalla prigione-pozzo degli schiavi, travestiti da soldati Sardaukar, l’armata dell’Imperatore, ed entrano di soppiatto in uno dei magazzini segreti, che trovano pieno di barili di una sostanza azzurra e vibrante: la Spezia. Leto si dice convinto che gli Harkonnen sono solo dei complici: il vero responsabile è l’Imperatore.

Leto torna a Kaitain, per un’udienza con l’Imperatore, nel suo Palazzo ricco di decorazioni in oro. Nell’atrio, sorretto da colonne simili a mantidi religiose, è accolto dal Conte Fenring e sua moglie, circondati da nani e da scimmie vestite come paggi.

Il Conte indica a Leto, come luogo d’incontro, una scala che porta dentro la bocca della statua di un pagliaccio, posto a gattoni. Fatte le scale, Leto cade in uno scivolo che lo porta in una lussuosa sala costruita all’ingiù, dove anche l’Imperatore gli appare a testa in giù. “Un altro pazzo che vede il mondo all’incontrario.” Quindi compare una giraffa, nello stesso verso di Leto. L’Imperatore la chiama “il mio ragno preferito” e gli chiede: “Se tu affermi che è una giraffa, a chi pensi che crederanno? E se dici che io sono un trafficante di Spezia, e io dico che sei un bugiardo arrivista, a chi pensi che crederanno?” La sala comincia a roteare su sé stessa, sempre più velocemente, fino a che Leto non viene scagliato fuori. Esce dall’ano del pagliaccio e ancora lo aspetta Fenring, che lo informa che l’indomani l’Imperatore gli darà soddisfazione davanti a tutto il Senato.

Jadorowsky - Dune: Reverenda Madre

Reverenda Madre

Il giorno dopo nell’assemblea del Senato, l’Imperatore appare sul trono in cima a una piattaforma che sale dal suolo, accanto a lui sua figlia, la principessa Irulan, e Fenring. Dopo i saluti di tutte le Casate, l’Imperatore, parlando in terza persona annuncia di aver deciso di togliere la concessione di Dune alla Casata Harkonnen per darla alla Casata Atreides, che dovrà trasferirsi da Caladan, suo pianeta d’origine e feudo, a Dune, per fermare il contrabbando di Spezia e sostenere gli interessi imperiali. Gli Harkonnen s’infuriano, mentre le Case Minori, definite “afro-asiatiche” plaudono timidamente. I rappresentanti Atreides sono più calorosi. I 4 più fidati di Leto si complimentano con lui, mentre Peter, un consigliere e mentat (computer umano) del Barone, confabula con lui. Quindi il Barone esplode in un fragoroso applauso verso l’Imperatore e il Duca, imitato da tutte le 4 Casate Maggiori. Tutta la Casata Atreides esce a passo spedito dal Senato.

Su Caladan una piccola astronave scende dal cielo fino al castello Atreides e ne esce la Reverenda Madre Bene Gesserit. Nel frattempo, due carovane si incrociano: una, carica di vettovaglie si dirige verso la gigantesca astronave della Gilda Spaziale, la società che, ufficialmente, detiene il monopolio della Spezia. L’altra, vuota, ha scaricato i soldati dell’esercito Atreides, davanti alla stessa astronave., dopodiché Duncan Idaho, a cavallo ed entusiasta, li guida in marcia a bordo, mentre questi salutano in lacrime i loro familiari. Leto, teso e silenzioso, cavalca a fianco di Hawatt, dietro di loro Gurney sul suo cavallo, suona il baliset, uno strumento a corde, e canta l’inno Atreides. Un soldato lascia le file, s’inchina a baciare la terra e a raccoglierne una zolla, per poi tornare nella schiera appena in tempo per salire con gli altri. Finito l’imbarco di uomini e mezzi, il portello della nave si chiude, pronta a partire.

Jodorowsky - Dune: Jessica

Jessica

Nel castello sono rimasti Jessica, monaca Bene Gesserit, concubina di Leto e madre di suo figlio Paul, alcuni soldati al suo seguito, alcuni impiegati della Gilda e la Reverenda Madre. Da un podio, Jessica controlla il carico di un toro a sei corna (detto rinocorno), due delle quali insanguinate, dentro un container. Arriva un altro container che si apre mostrando la Madre, che esce reggendo un bastone con una mezzaluna sdraiata (simbolo dell’Ordine). Tutti gli uomini presenti lasciano la sala reverenti e le due donne restano sole. Jessica si prostra a terra davanti alla Madre e ha un flashback.

Sull’asteroide delle Bene Gesserit, in un tempio “dallo stile architettonico sia egiziano che futurista”, Jessica è accompagnata da tre sorelle anziane al cospetto della Reverenda, una di loro porta un vassoio con della Spezia. Jessica viene vestita con teli bianchi, mentre altre sorelle preparano una siringa con la Spezia e la iniettano alla base del cranio della Madre. I suoi occhi diventano bianchi e con voce spettrale dice: “So da dove vengono i sentieri genetici e dove conducono.” Compaiono 78 ballerini, “come in una partita di tarocchi”. La stessa iniezione viene fatta a Jessica, a cui la Madre predice che darà al duca Leto una figlia che avrà anche il sangue degli Harkonnen, che a sua volta partorirà il Kwisatz Haderach: il Messia profetizzato dal culto Bene Gesserit.

Poi la Reverenda Madre porta Jessica al castello di Caladan, e la presenta a Leto come un dono dell’Imperatore, e Leto con la sua spada, muovendosi come fosse un duello, le toglie il cappello e il velo sul volto per poi puntarle la lama sul collo in una specie di ribellione alle trame Bene Gesserit: ma fra Jessica e Leto è amore a prima vista.

Quella notte, nella spoglia camera da letto del Duca, Jessica cerca di sedurlo, ma lui le rivela che il rinotoro che anni prima uccise suo padre in una corrida, nella stessa circostanza lo ferì castrandolo: è lo stesso la cui testa è appesa al muro con due corna insanguinate, accanto al ritratto del padre vestito da torero. Jessica invece gli promette che avrà un figlio. Punge un dito al Duca e si fa penetrare dal dito insanguinato. Grazie alle pratiche segrete note a Jessica, il sangue viaggia nelle ovaie di Jessica fino a raggiungere l’ovulo e fecondarlo. Come tutte le consorelle, Jessica è capace di determinare il sesso dei suoi figli e, benché vergine, darà a Leto un figlio maschio.

Mesi dopo, Jessica è in avanzata gravidanza e Leto le annuncia che non potrà sposarla, a causa delle regole delle Casate Maggiori, ma le promette che non prenderà mai una moglie. Fine del flashback.

La Reverenda Madre rimprovera Jessica: generando un maschio non solo le ha disobbedito ma ha anche sconvolto le linee genetiche. Forse suo figlio Paul, ora adolescente, è il Kwisatz Haderach, ma per verificarlo lui dovrà essere sottoposto alla prova del Gom Jabbar. Ordina a Jessica di convocarlo e di non mostrargli alcuna forma di tenerezza materna fino alla fine della prova. Riluttante, Jessica obbedisce e all’arrivo di Paul, gli ordina di fare tutto ciò che la Madre gli dirà. Jessica esce dalla stanza. Nella stanza scende il buio. La Madre estrae una scatola e dice al confuso Paul di introdurvi la mano destra. Paul obbedisce e si sente uno strano ronzio. Fulminea, la Madre punta al collo di Paul un ditale appuntito e con lui usa la Voce (un’intonazione vocale che toglie la volontà a chi la ascolta) per dirgli che morirà in due secondi se toglierà la mano. Paul sente la mano bruciare sempre più ma non la toglie, se non quando la Madre glielo consente, stupita da tanta resistenza. Con sorpresa di Paul, la mano è indenne: si è trattato di un’illusione ipnotica. La Madre gli dice che Paul potrebbe essere il Kwisatz: su Dune la leggenda sparsa dalla missionaria aiuterà la sua famiglia, ma suo padre morirà, e poi, sempre tramite la Voce, comanda a Paul di non raccontare a nessuno quello che è successo in quella stanza.

Cade una pioggia fitta mentre l’ultimo carico viene rinchiuso nell’astronave della Gilda e Leto chiude con una chiave l’ultima porta del castello Caladan. Poi chiude la chiave in un astuccio che appende al collo di Jessica. La nave parte per lo spazio, facendosi sempre più piccola.

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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