IO SONO LEGGENDA VS IO SONO LEGGENDA
Il cerchio si chiude. Un nuovo terrore nasce nella morte, una nuova superstizione penetra nell’inespugnabile fortezza dell’eternità. Io sono leggenda (da Io sono leggenda, Richard Matheson, 1954)
Ho deciso di citare la frase finale del capolavoro di Richard Matheson perché sintetizza tutta la tragica potenza di Io sono leggenda e sottolinea la distanza abissale tra le versioni cinematografiche fin qui tratte dal libro.
Fiumi di parole sono stati scritti sulle differenze tra l’opera letteraria e le sue traduzioni in pellicola. Ufficialmente le trasposizioni sono tre: L’ultimo uomo della terra (1964) con Vincent Price, regia attribuita all’italiano Ragona, ma in realtà dell’americano Sidney Salkow; 1975 : Occhi bianchi sul pianeta terra (The Omega Man) (1971) con Charlton Heston, regia di Boris Sagal; Io sono leggenda (I am Legend) (2007) con Will Smith, regia di Francis Lawrence. Inoltre del blockbuster del 2007 è stata girata nello stesso anno la versione mockbuster da The Asylum con il titolo I Am Omega, da considerare quindi più come derivazione dal film di Lawrence che dal testo letterario.
Oltre a queste pellicole, Io sono leggenda ha indubbiamente influenzato film come La notte dei morti viventi o 28 giorni dopo. Vorrei citare inoltre La Notte ha Divorato il Mondo (La Nuit a Dévoré le Monde) del 2018, una pellicola che pur discostandosi dalla trama del libro è l’unica che a mio parere è riuscita a cogliere la condizione di disperata solitudine di un sopravvissuto a una sorta di apocalisse zombie.
Infatti è questo il punto, forse è questa la parola che domina nel testo libro: la solitudine di Robert Neville, il protagonista.
Ma a differenza dei film, Neville non è né uno scienziato né un militare. Non è una persona abituata a gestire le emergenze. Non ha nemmeno i sensi di colpa dei suoi alter ego cinematografici coinvolti in prima linea nella pandemia che ha distrutto l’umanità. È un uomo qualunque, un antieroe, una persona comune che si trova ad affrontare un evento più grande di lui. È un uomo che non ha il ricordo devastante di affetti perduti, è semplicemente un uomo solo. È un uomo che odia questo romitaggio forzato e l’affronta con alcool e deliri, soffre della mancanza di sesso e ogni notte è tormentato dal desiderio lacerante nei confronti della vampira sensuale che ogni notte lo invita a farla entrare.
Ecco un’altra notevole differenza con i film. I contagiati non sono orridi zombie o mutanti dagli occhi bianchi, ma vampiri più simili alla tradizione letteraria classica, intelligenti, feroci, seducenti. Di notte non assediano Robert perché lo odiano per il suo essere ancora umano, o per vendetta nei confronti di uno dei deus irae che ha distrutto il mondo, ma essenzialmente perché per loro personifica una preda preziosa di cui nutrirsi. Robert è l’ultimo uomo il cui sangue rappresenta la massima delizia, ormai introvabile. E come i classici vampiri queste creature escono solo la notte e temono agli e paletti.
Il Robert Neville che viene descritto nelle pagine del libro è quindi semplicemente uno di noi e forse è proprio questa normalità a rendercelo vicino, la ragione per cui proviamo empatia, in cui ritroviamo le nostre debolezze, le nostre ossessioni e le nostre paure.
Poi Robert evolve e fedele alla massima di ogni necessità virtù, inizia a diventare cacciatore diurno di vampiri e a frequentare la biblioteca pubblica per leggere e informarsi, per capire e provare a non farsi sopraffare dalla solitudine.
Altra differenza tra libro e film è il tempo che nella storia è estremamente dilatato, non ha le esigenze cinematografiche che impongono azione e gesti eclatanti per tenere viva l’attenzione dello spettatore. Per Robert ogni evento è faticoso e realizzato dopo numerosi tentativi, come provare a guadagnare la fiducia di un cane randagio o riallacciare un contatto umano con una donna apparentemente come lui.
Ma anche questi incontri si riveleranno una nuova sofferenza perché l’infezione è ovunque e non risparmia alcun essere vivente.
La figura di Ruth è straordinariamente emblematica delle differenze fondamentali tra libro e versione cinematografica. La protagonista dei primi due film è malata, mentre nella pellicola di Lawrence è immune come il protagonista. In tutti e tre i titoli comunque lei è il viatico per la salvezza dell’umanità perché trait d’union tra il sangue/vaccino creato dal protagonista e i sopravvissuti. Anche in questo caso si sottolinea il ruolo messianico di Robert, che diventa leggenda per il suo sacrificio e sarà per sempre ricordato come il salvatore dalle future generazioni che torneranno alla cosiddetta normalità grazie a lui. Nulla di più lontano dalla storia narrata da Matheson.
Ruth fa parte della nuova razza che non ha assolutamente bisogno di Robert per sopravvivere. Loro hanno già creato un farmaco che li mantiene in vita e stanno studiando come migliorarlo. Ma non torneranno a essere quelli di prima perché il virus comunque li ha cambiati per sempre. Non c’è un ritorno al passato, ma un’evoluzione, un nuovo retaggio genetico che li ha trasformati in qualcosa di altro, solo apparentemente normale. E, elemento basilare, odiano la vecchia umanità, quella trasformata in vampiri e quella che ancora rappresenta il passato non contaminato, cioè Robert.
Di fronte a questa rivelazione che annichilisce ogni speranza, il protagonista percorre fino in fondo il cammino del martire verso la profonda accettazione del suo stato. Resterà ad aspettare la sua fine in un atto di resilienza totale, non fuggirà dalla sua casa, dai suoi ricordi in attesa di essere trovato e arrestato.
Robert accoglie la sua solitudine, accetta di rappresentare l’ultimo simulacro di un umanità ormai estinta. Non è tempo di eroi perché gli eroi non esistono. Neville rappresenta solo il passato, mentre la realtà intorno sta cambiano ed egli è ormai un essere vivente inadeguato a sopravvivere a questa trasmutazione.
Nel finale straordinario e devastante, un finale che nessun film ha mai voluto o potuto rappresentare, ormai prigioniero della nuova razza e prossima vittima sacrificale, Robert capisce che la sua colpa è semplicemente quella di essere il simbolo di un’umanità che ha consapevolmente determinato la propria fine e comprende di essere l’emanazione della mostruosità di quel passato che ha portato solo dolore e morte. Ciò che legge negli occhi spaventati della nuova razza è il terrore: lui è il babau che i bambini scorgono celarsi nell’ombra, è l’orco orribile divoratore di corpi e di anime. Robert è diventato leggenda, ma una leggenda oscura, da temere e sussurrare nelle notti buie.
Io sono leggenda è un libro del 1954. La seconda guerra mondiale era finita da meno di un decennio e iniziava a serpeggiare quel malessere sociale giovanile che avrebbe portato ai movimenti hippie e alla contestazione studentesca del ‘68. Indubbiamente Robert Neville rispecchia la metafora di quel mondo che stava cambiando troppo velocemente per le vecchie generazioni non ancora preparate a tale shock sociale, come cariatidi/vampiri inermi al sole del futuro. Qualunque sia l’allegoria impressa nella trama, il libro di Matheson rappresenta ormai un classico, adattabile a ogni epoca e universale. Come tutti i classici ha il coraggio di aprire nuove strade, di esprimere qualcosa di altro rispetto la passato. Io sono Leggenda non è comprimibile in un genere perché tocca corde vitali e intime, ma anche spaventose, che vibrano nei meandri della mente e non trovano consolazione se non nell’accettazione.
La storia possiede quell’originalità, quella forza e quell’audacia che nessun regista o produttore è riuscito ad avere fino a ora. E’ più semplice trasformare Robert Neville nell’eroe sacrificale che espia le colpe del passato e salva il mondo, mentre è assolutamente improponibile un protagonista che viene giustiziato perché considerato un mostro, un monito per le future generazioni.
Nelle sue versioni cinematografiche il messaggio di Matheson viene così ribaltato e banalizzato e noi amanti del libro siamo ancora in attesa che qualche regista coraggioso renda merito all’antieroe Robert Neville, ultimo uomo del vecchio mondo e prima leggenda del nuovo mondo.
Baba baba Babadook, chiudi il libro e non c’è più, chiudi gli occhi ed è con te, sei già morto
Un, due, tre (da Babadook, regia di Jennifer Kent, 2014)
LIBRO
Io sono leggenda (I am Legend), Richard Matheson (1954)
Edizioni italiane:
Prima edizione I Vampiri, 1957, Longanesi & C.
Negli anni ‘70 esce nella collana Gamma I Capolavori della Fantascienza- De Carlo Editore. Negli anni ‘90 passa alla Mondadori e dopo diverse uscite sempre con il titolo I Vampiri, nel 1996 Urania edita il libro con il titolo Io sono leggenda. Dagli inizi del 2000 viene pubblicato da Fanucci Editore che stampa diverse edizioni. Nel 2020 è prevista l’uscita del libro per gli Oscar Moderni Cult con una nuova traduzione.
FILM CITATI
L’ultimo uomo della terra (1964) – regia Ubaldo Ragona (co-regista Sidney Salkow) – Interpreti: Vincent Price: Dott. Robert Morgan, Franca Bettoja: Ruth Collins, Giacomo Rossi Stuart: Sam Cortman
1975 : Occhi bianchi sul pianeta terra (The Omega Man) (1971), regia di Boris Sagal – Interpreti: Charlton Heston: Robert Neville, Anthony Zerbe: Matthias, Rosalind Cash: Lisa
Io sono leggenda (I am Legend) (2007), regia di Francis Lawrence – Interpreti: Will Smith: Robert Neville, Salli Richardson: Zoe Neville, Willow Smith: Marley Neville, Alice Braga: Anna
I Am Omega (2007), regia di Griff Furst – Interpreti: Mark Dacascos: Renchard
La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead) (1968), regia di George Romero – Interpreti: Duane Jones: Ben, Judith O’Dea: Barbra
28 giorni dopo (28 Days Later) (2002), regia di Danny Boyle – Interpreti: Cillian Murphy: Jim, Naomie Harris: Selena, Megan Burns: Hannah
La Notte ha Divorato il Mondo (La Nuit a Dévoré le Monde) (2018) di Dominique Rocher – Interpreti: Anders Danielsen Lie : Sam
Gabriela Guidetti
Nata a Modena, fin da adolescente ho riempito la libreria con volumi di fantascienza e cinema. Ai tempi dell’università ho partecipato a un cineforum modenese, ho creato un club di fantascienza e scritto articoli per le vecchie fanzine. Poi ho avuto la possibilità di conoscere Giuliano Frattini, fondatore del club Moonbase ’99 e della convention Moonbound, della cui organizzazione ho fatto, e sto facendo, parte con mio marito. Sempre continuando a scrivere e pubblicare saggi e racconti.