Franco Giambalvo: da Silicon Valley alle Cronache del Condominio
CHI È FRANCO GIAMBALVO? PREGI, DIFETTI, AMORI, ODIO, PASSIONI……
Credo di essere davvero l’ultimo che possa rispondere a questa domanda. Perché francamente non me lo sono mai chiesto. Mi piace cercare di non far torto a nessuno, ma non sono sicuro di riuscirci sempre, perché a volte sono collerico. Sono molto attaccato alla vita, ma non ho nessuna paura di morire: purché la morte non si faccia riconoscere troppo bene. Cioè, detesto le malattie. Detesto la vecchiaia, ma non ne posso farne a meno. Ho amato fare musica e scrivere, ma non saprei fare niente altro di artistico.
COSA TI HA COLPITO DI PIÙ NEL FILM “LA GUERRA DEI MONDI”?
La Guerra dei Mondi è stato qualcosa che non mi sarei mai aspettato. A quel tempo ero un bambino e i miei mi portavano a vedere film d’amore, che non capivo, o al massimo Totò. Qualche western. La Guerra dei Mondi mi ha fatto capire che si potevano raccontare storie davvero diverse. Misteriose. Spaventose, soprattutto per un bambino. E poi era a colori! Ho visto in seguito film di fantascienza con le formiche giganti, o altre cose giganti, ma non mi hanno mai più colpito come quello.
LE TUE PRIME STORIE/RACCONTI SU ROBOT E PERRY RODAN, ERANO BASATE SU EXTRATERRESTRI, ASTRONAVI, CONQUISTA DELLO SPAZIO?
All’epoca in cui ho deciso di scrivere qualcosa, mi piaceva moltissimo Isaac Asimov: il suo modo di scrivere; le frasi; la ricchezza di dialoghi; il fatto che ogni espressione, o quasi, lasciasse in sospeso la curiosità del lettore per ciò che sarebbe venuto dopo. Quando ho mandato due racconti a Vittorio Curtoni, mi sono imposto di provare a scrivere a quel modo: storie fantastiche, ma ho scelto la fantascienza sociale. Sulla scrivania di Vittorio sono arrivate Galattotour, che parla di un povero diavolo in una società che in definitiva vuole solo vendergli qualcosa e George di Ettamin, un racconto che prova a dimostrare come la ‘morale’ aliena, potrebbe essere davvero molto aliena per noi. George è stato scartato da Vittorio ed è comparso poco dopo su Perry Rodan. Dopo aver visto la perfezione della Guerra dei Mondi, non me la sentivo ancora di affrontare una storia di avventure.
I TUOI VIAGGI PER LAVORO, SOPRATTUTTO IN USA, HANNO CAMBIATO IL TUO MODO DI SCRIVERE FANTASCIENZA?
Non credo. Ho fatto parecchi viaggi di lavoro negli Stati Uniti, ma perché scrivevo software per campare e ho praticato solo e sempre un’attività che si svolgeva in Silicon Valley e dintorni. L’unica eccezione relativa alla fantascienza che mi concedevo quando possibile, era di far visita alla redazione di Locus, che a quel tempo si trovava a Oakland, una specie di gigantesco sobborgo di San Francisco, al di là della baia: un villino di legno e vetro, appoggiato su una collina e circondato da una foresta. Erano in tre o quattro, donne e uomini, ma non ho mai chiesto i loro nomi, o comunque non me li ricordo più.
PIÙ VOLTE HAI DETTO CHE GLI SCRITTORI ITALIANI DI FANTASCIENZA NON SONO FRA I TUOI PREFERITI. PERCHÉ?
Credo di aver detto che non mi piace il genere di fantascienza che si fa in Italia. Non me la prenderei con gli scrittori. La fantascienza che si faceva quando ho cominciato a scrivere io per esempio. Allora c’era una grandissima ricerca della bella frase. Storie fragili come spunto, o troppo cerebrali, molto, molto sofferte. Ho l’impressione che qualcuno avesse creato uno stile e tutti, forse per compiacere il mercato, ci si fossero adattati. Il che succede esattamente anche adesso, pur seguendo uno stile molto diverso, che però stento ad apprezzare. Eppure qualche autore che mi piace esiste. Per esempio ho adorato i libri di Ezio Amadini, persona che non ho mai incontrato, ma con cui ho ottimi rapporti epistolari. Ho letto interessanti racconti sull’antologia italiana Strani Mondi, pubblicata da Urania lo scorso autunno. Devo però confessare che praticamente tutti i nomi più altisonanti non mi sono piaciuti granché. Anche se ho trovato davvero interessanti Davide Del Popolo Riolo e Lukha B. Kremo. Fuori di testa, ma a suo modo divertente, Sandro Battisti. Mentre detesto cordialmente i racconti che fanno dello pseudo Cyber Punk. E sono la maggioranza.
E FRA GLI AUTORI STRANIERI HAI QUALCHE PREFERENZA? COSA LI DISTINGUE DAGLI ITALIANI?
Non tutti gli autori stranieri sono buoni autori, ma in genere sono sempre ricchi di sense of wonder, che qui da noi è poco proposto. Poi certo ho i miei preferiti. Ho già accennato ad Asimov, se non altro come spunto stilistico iniziale. Poi, appena l’ho scoperto, ho adorato e adoro Jack Vance, un maestro assoluto del sense of wonder e della fantasia. Da lui mi riesce facile e gradevole mediare l’amore per le persone non eroiche; i paesaggi mai visti; i mondi misteriosi, ma considerati come se fossero cosa di tutti i giorni; il leggero umorismo e l’ironia. Infine, per fare una terna, certo non conclusiva, trovo geniale P. K. Dick.
COSA TI HA PORTATO A “METTERE IN PIEDI” LE WEBZINE ‘NUOVE VIE’ E ‘COSE DA ALTRI MONDI’?
Ho già raccontato altrove questa genesi. Una piccola casa editrice romana, Pragmata, ha pubblicato il mio romanzo Nuove Vie per le Indie, ma non c’era in programma alcuna campagna pubblicitaria importante. All’epoca non sapevo quanto ciò fosse comune per gli autori di fantascienza. Pragmata aveva fatto un buon lavoro, ma non sapevo come divulgare la notizia di un nuovo ‘capolavoro’ a disposizione del pubblico. Ho quindi attivato un gruppo Facebook, che si chiama Libri di Fantascienza: lì ho parlato del mio libro, ma solo un paio di volte, poi sono partito per tutt’altra direzione. Poi, ricordando le mie origini di softwarista, ho creato il sito webzine Nuove Vie, con lo scopo precipuo di pubblicizzare il libro. Non credo di essere riuscito nell’intento: all’ultimo Premio Italia, Nuove Vie ha raccolto miseri 7 voti! Ma anche qui di tutto ho parlato, meno che del libro. Fare una rivista, come avevo visto fare da Vittorio Curtoni, mi piaceva moltissimo e infatti era quello che mi accingevo a fare. Poi, quando ho pensato di aggiungere una sezione di cinema, di cui so pochissimo, incontro Vanni Mongini. L’inizio è stato turbolento, perché anche lui ha il suo caratterino, ma poi siamo riusciti a partire. Vanni ha invitato un bel po’ di amici suoi e tutti assieme si è fatto un po’ di battage. Il mio libro naturalmente aspetta ancora una bella pubblicità, ma Cose da Altri Mondi ha una buona diffusione e per me è quasi un relax: sono chiamato a fare soprattutto la parte tecnica del web.
I LETTORI DELLE DUE ‘WEBZINE’ COSA APPREZZANO DI PIÙ?
Come ho detto, le statistiche di apprezzamento non sono di grande conforto, almeno per Nuove Vie, ma mi auguro che piaccia a quei lettori che mettono al primo posto la letteratura di fantascienza. Ricordo che Vittorio, dopo aver dovuto chiudere una sua ‘creatura’ che si chiamava Alien, ha fatto un editoriale quasi violento, in cui se la prendeva con i poveri lettori che non capivano i suoi sforzi. Ecco, per Nuove Vie a me sembra la stessa cosa: ci dedico molta ricerca, ho fatto interviste a nomi importanti della fantascienza, cerco racconti suggestivi, ma i risultati non mi confortano. Non me la prendo certo con i lettori, ma non so comunque che cosa possano desiderare. Meglio con la webzine di Vanni: qui i numeri statistici sono migliori, ma all’interno si parla soprattutto di cinema, serie tv, si danno parecchie notizie. Non so, forse è questa la via più giusta.
NONOSTANTE TU SIA UNO SCRITTORE, NON SEI MOLTO PRESENTE CON RACCONTI SOPRATTUTTO SU ‘COSE DA ALTRI MONDI’, COME MAI?
Non mi piace mettere racconti miei all’interno di un giornale mio. Infatti su Nuove Vie sono quasi del tutto assenti, se non poche cose. Su Cose da Altri Mondi, quando Vanni me li chiede, qualcosa ho pubblicato. In pratica, mi piace avere un Editore, che non sia io: se mi chiedono un racconto, allora mi piace anche scriverlo.
QUALI DIFFERENZE TROVEREMO SUL TUO NUOVO LIBRO “CRONACHE DEL CONDOMINIO… E ALTRI LUOGHI”, EDITO DA EDIZIONI SCUDO, RISPETTO A “NUOVE VIE PER LE INDIE”? CE NE PARLI UN PO’?
I due libri sono del tutto diversi. Nuove Vie per le Indie è un progetto a cui tenevo e tengo moltissimo, ma non credo sia stato capito. Si tratta di un romanzo che si svolge in un tempo alternativo. È un racconto di viaggio, sia pure in un panorama molto diverso da quello che saremmo portati a immaginare nel nostro tempo, in quell’epoca. È stato volutamente scritto in uno pseudo italiano del sedicesimo secolo: una sorta di gramelot. Questo (ma deve essere colpa mia), non ha invogliato il lettore a seguirmi. Ho preso spunto da Dario Fo, o Andrea Camilleri per la scrittura, ho fatto molta attenzione a usare un gramelot facile. Direi che i risultati non siano eclatanti. Aspetto sempre che, col tempo, qualcuno si accorga di questo libro e lo possa portare in posizione più consona alle mie speranze. Se ne potrebbe fare un fumetto. Un film. Una serie televisiva… Viceversa Cronache del Condominio è una selezione di miei racconti. Tre di questi fanno parte di un progetto che per il momento non ho perseguito e che parla di un condominio. Non vorrei dire di più: bisogna leggerlo e credo che chi lo ha fatto sia rimasto colpito. Gli altri racconti non sono tutti quelli che ho scritto, ma un buon sunto della mia vita.
FRANCO GIAMBALVO Appassionato di fantascienza da sempre, ha scoperto di esserlo in quarta elementare quando lo hanno portato a vedere “La Guerra dei Mondi” di Byron Haskin: era il 1953 e avrebbe compiuto nove anni in quell’autunno. In seguito ha pubblicato vari racconti su Perry Rodan, Robot, Quasar Fantascienza per Garden Editore, per Perseo Libri e Edizioni Della Vigna. Il suo romanzo d’esordio è stato Nuove vie per le Indie, edito da Pragmata, un viaggio in un tempo alternativo, nel secolo sedicesimo!! Ultima fatica del nostro ‘viaggiatore’, Cronache del condominio …. e altri luoghi, edito da Edizioni Scudo. Manuela Menci è nata a Firenze il 22 aprile 1952 e ha continuamente collaborato alle ricerche per i saggi del marito Giovanni Mongini. Con La Fantascienza su Internet, si è impegnata in prima persona nella ricerca dei cortometraggi, serial e film che appaiono nel volume pubblicato dalle Edizioni Della Vigna: una guida per tutti quegli appassionati di piccole rarità che cinema e TV non riescono a colmare.Manuela Menci