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Il Tempo della Fenice Umana

Il Tempo della Fenice Umana

La prima sonda senza equipaggio in orbita attorno al quinto pianeta di Alpha Centauri A, un mondo molto simile a Marte per terreno e atmosfera: un’astronave a vela solare con un lander che trasporta nanobot intesi in origine a costruire un modesto rover e una stazione scientifica utilizzando le risorse locali. Il progetto è però ufficialmente sospeso per mancanza di interesse da parte delle autorità, ma poi l’intera missione viene trasferita segretamente sotto il controllo militare e il progetto viene persino potenziato. I nanobot rilasciati a terra dal lander, invece di svolgere solo gli umili compiti originariamente pianificati, vengono sottoposti a un nuovo software molto più potente che può persino replicare esseri umani… Il giovane dottor John Austin Gutierrez, che fa parte del piccolo gruppo di riservisti dell’esercito con lauree scientifiche e tecniche, sa che la descrizione del suo DNA è stata inviata ad Alpha Centauri A 5 e che lassù è stato ricreato il suo corpo dai nanobot utilizzando solo risorse locali. Circa vent’anni dopo, Gutierrez si ritrova in un’auto e colui che gli parla è Shaver, una donna brutta, ma stranamente piacevole: il suo contatto con l’FBI. L’uomo deve capire cosa gli stia succedendo – o meglio, perché ora non è su Alpha Centauri A? La buona notizia è, naturalmente, che la Terra non perirà come temuto. La cattiva notizia è che lui è il Messia…

 

La Fenice UmanaQuanto sopra è la quarta di copertina di questo esteso romanzo, Time of the Phoenix Man del nostro amico e collaboratore Ricardo L. Garcia. La personalità di Ricardo è veramente fenomenale. È nato all’Avana nel 1955, oggi abita in Texas ed è uno degli autori degli anni ’80 appartenenti a quello che a Cuba molti considerano l’età d’oro della fantascienza di quel Paese. Ex professore associato di inglese, le sue opere sono apparse in inglese, spagnolo, italiano, francese, galiziano, bulgaro ed esperanto.

Questo testo è uno splendido esempio di come si possa scrivere un libro in una lingua diversa dalla propria madrelingua. Un testo ricco di giochi di parole, gergo, l’ambientazione in cui si svolgono gli eventi è tutta molto texana.

Ricardo, da quanto tempo vivi e parli americano?

Alt… un conto è l’americano, altra storia è il texano. Che dire? E c’è anche il piccolo dettaglio di scrivere in qualcosa di diverso dalla propria lingua madre. Ma accidenti, sia Joseph Conrad che Asimov mi hanno preceduto. Se torniamo all’argomento principale, ho iniziato a imparare l’inglese da bambino per conto mio; in casa avevamo un sacco di libri e circa la metà, direi, erano in inglese (mi pare ce ne fossero anche due in italiano, e uno in francese, oltre a una grammatica latina), quindi era davvero una pacchia. Più tardi ho frequentato una scuola inglese per un anno, prima che la dittatura comunista rendesse tutto ciò illegale a Cuba. Sono cresciuto leggendo un sacco di letteratura inglese e americana, ma l’università è stata abbastanza noiosa: la maggior parte di ciò che veniva insegnato la sapevo già. (E qui vanto i miei meriti: alla fine mi sono piazzato quarto nella mia classe…) Però, quando sono arrivato in Texas nel 1995, mio dio, mi ci sono voluti un paio di mesi per capire davvero il linguaggio degli autoctoni. Adesso posso passare abbastanza bene per uno del posto, a meno che non mi coinvolgano in una discussione sul football americano.

Ah ecco! Ma, devo farti notare che in questo libro, la trama non è particolarmente avventurosa nel senso più tecnico del termine. Tuttavia, l’idea scientifica che la sottende è veramente straordinaria e molto originale.

Prima di tutto, come inviare qualcosa dalla Terra alla stella più vicina (Alpha Centauri) che dista circa quattro anni luce, senza immaginare viaggi generazionali o viaggi quantistici più veloci della luce? Molto semplice, spiega Ricardo a un certo punto nel suo romanzo:

Un potente raggio laser in orbita attorno alla Terra, alimentato dal sole, potrebbe far rimbalzare la luce per diversi anni su una vela a forma di ombrello, leggera e ultra sottile, ottenendo un aumento graduale nella velocità della vela e dell’astronave a essa collegata, fino a raggiungere teoricamente e nel tempo dovuto, il 100 percento della velocità della luce.

Data questa premessa, si stima che ne potrebbe risultare un viaggio di dieci, dodici anni tra accelerazione e decelerazione, senza equipaggio, per raggiungere l’orbita di Alpha Centauri A, pianeta numero 5.

Una volta in orbita, un lander distaccato dalla navicella spaziale potrebbe seminare la superficie del pianeta di potenti nanobot, micro-macchine capaci di fare qualsiasi cosa se guidate da un software ben congegnato.

A questo punto, dalla Terra, ancora tramite raggio laser, è stato trasmesso il DNA di un gruppo di volontari, che in realtà, fisicamente restano sulla Terra, ma i nanobot sul pianeta remoto li possono ricreare laggiù utilizzando materiali locali.

Quindi, abbiamo coppie di esseri umani identici: uno sulla Terra e uno su A.C.A.5!

Da un punto di vista etico, forse ci sarebbe qualcosa da discutere, Ricardo. Questa situazione non ti sembra decisamente complessa?

Certo che lo è, ma abbiamo già visto situazioni analoghe; voglio dire, prendere decisioni in cui dobbiamo bilanciare mezzi e risultati. Pensa a quando nel 1944-45 i nazisti sono stati cacciati da Russia, Polonia e dai cieli britannici. All’improvvisano non sono più stati una minaccia, ti pare? Ma forse, per i poveri civili tedeschi, era stato etico invadere la Germania? Forse no? O anche il povero Abe Lincoln che ha dovuto aspettare di poter ottenere una vittoria sul campo di battaglia per dichiarare abolita per sempre la schiavitù. Poi, Hiroshima è stata terribile, ma forse un’invasione di truppe sulle isole sarebbe stato un peggiore bagno di sangue. Ora nella mia storia stiamo cercando di salvare l’umanità mentre la inganniamo. Non ho potuto resistere all’idea.

Ma nella tua storia, le cose diventano ancora più complicate: a un certo punto, si decide di fare l’operazione opposta: le informazioni fisiche delle cellule che compongono il dottor John Austin Gutierrez, disponibili con estrema precisione in non so quale futuribile computer, vengono trasmesse da Alpha Centauri alla Terra, per creare un terzo dottor John Austin Gutierrez, che porterà con sé il ricordo di ciò che gli è successo su Alpha 5. Ma ora ce ne sono tre! Questo solo in teoria, perché in realtà non sappiamo se tutto è andato bene e cosa sia davvero successo al gemello due, ancora sul pianeta 5 di Alpha Centauri!

A questo punto, Ricardo, hai capito che c’era davvero molto materiale per un romanzo non tanto sulle conquiste spaziali, ma sull’esplorazione psicologica del protagonista e di coloro che lo hanno riportato sulla Terra?

Nella fantascienza, credo che ci abbiano ormai un po’ stufati gli alieni verdi con spada laser o almeno, io non ne potevo più; davvero qualcosa che non fa parte di me. Poi, certo, c’è anche il fatto che da bambino ho già letto un racconto stile space opera che credo sia imbattibile, The Dark Tower di Wallace West, pubblicato nel 1945 (!). Nella fantascienza, sia a leggerla che a scriverla, a me interessano solo le idee, le idee e le idee. Ho letto Clarke da bambino, e dopo quello non c’è più stato niente altro. (Ah, è solo colpa sua se poi ho deciso di scrivere fantascienza.) Ma parlando di questo romanzo… Se dovessi dire quando ho pensato per la prima volta a questa storia mi trovavo nella cucina di un mio carissimo amico (lui faceva i piatti e si parlava di fantascienza) dovevamo essere più o meno nel 1993, o ‘94 (avevo già pubblicato dei racconti fin dal 1985 e avevo anche vinto tre premi… ebbene sì, mi sto di nuovo vantando… sono uno sfacciato). Per cui gli dico, “Senti, ho un’idea di un uomo che esiste in tre posti contemporaneamente, ma non so come potrei farla diventare una storia.” Gli ho spiegato il concetto e al momento non siamo andati oltre. Nei primi anni del 2000 l’idea ha cominciato a girami di nuovo per la testa, e adesso dovevo veramente togliermi lo sfizio…

Ma volevi complicare ulteriormente i guai del povero Dr. Gutierrez perché il suo originale (Gutierrez 1), che è rimasto sulla Terra per tutto il lungo periodo dalla prima trasmissione fino ad oggi (circa vent’anni tra una cosa e l’altra), è completamente impazzito: è stato toccato dal dito di Dio che gli ha rivelato di essere il nuovo Messia.

Circondato da questa assicurazione divina, Gutierrez 1 raduna discepoli, fan, apostoli e pazzi, spiegando loro che lui, come Messia, sarà in grado di inviare tutti i suoi seguaci corpo e anima ad Alpha Centauri 5 e oggi qui, sulla Terra, i suoi seguaci possono uccidere tranquillamente qualsiasi avversario, ma anche farsi esplodere per evitare di essere catturati, perché Egli possiede un flacone di sangue di ogni fedele con il quale sarà possibile ricreare i loro corpi fisici sul pianeta della lontana stella.

Non c’è vera morte per coloro che credono in lui. Da qui inizia una lunga esplorazione, soprattutto psicologica, tra i vari personaggi del romanzo, fino a completare le bellezze di 522 pagine.

Come ti sei sentito ad esplorare questo complesso universo delle menti umane?

Non lo so! Oltre a cercare di portare avanti la trama – e non avevo assolutamente idea di cosa sarebbe successo man mano che andavo avanti, o a quali colpi di scena avremmo assistito, ma nemmeno come potesse finire tutto quanto… Non ci sono dubbi – volevo che i miei personaggi acquisissero una vita propria. (Credo sia, un effetto collaterale dell’aver letto Stendhal; alcuni autori sono contagiosi in modo assai pericoloso.) Mi sono divertito tantissimo a plasmare la donna Shaver, soprattutto lei, ma anche il resto della banda; se fossero tutte persone reali, mi farebbero causa, senza alcun dubbio.

Se c’è un problema per i lettori in Italia, è che questo libro esiste solo in inglese e può essere acquistato solo su piattaforme d’oltremare. Come hai pubblicato questo lavoro? Non vedo un editore menzionato sulla copertina.

L’ho autopubblicato con Amazon. Sulla copertina non c’è menzione del fatto e non ne so il motivo.

Raccontami la tua esperienza di pubblicazione per questo romanzo. È il tuo primo romanzo negli Stati Uniti? Chi ha realizzato la copertina per te?

Ah, be’, amico, dietro c’è un be po’ di roba… Ho inviato il manoscritto a diversi editori; solo due si sono presi la briga di rispondere. Uno ha detto che NON si occupava di fantascienza, ma il suo sito web diceva specificamente che se ne occupava. L’altro mi ha detto che al momento aveva fin troppo materiale; quindi, non poteva fermarsi nemmeno un attimo per darci un’occhiata. Se fossi rimasto lì a pensarci su, potevo anche morire di vecchiaia prima che un editore si degnasse di recuperare il mio manoscritto dal cestino della carta straccia. Quindi, ho deciso di autopubblicare con Amazon. Ho fatto io tutto il lavoro di editing; loro si sono occupati della copertina, della stampa e di tutto quel che serve. Possibile la stampa su richiesta, anche all’estero. Il problema è che purtroppo il libro non andrà mai in libreria. In seguito, ho anche ricevuto un’offerta da un editore tradizionale, ma volevano farmi firmare un contratto ibrido – io dovevo pagare un sacco di soldi (ma tanti!) e loro potevano rinunciare in qualsiasi momento. Quindi ho detto no, ovviamente. Un editore indipendente mi ha poi offerto un contratto, però non ha mai avuto il tempo di pubblicare il libro e quindi anche lui ha cancellato il contratto, senza dire bah! Un disastro – evidentemente. Certo, darei un braccio e una gamba per vedere il libro in libreria. E si tratta del mio primo e unico romanzo al momento; il resto della mia produzione sono racconti.

Se dovessi lamentarmi di qualcosa che potrebbe essere cambiato, devo dire che la conclusione avrebbe potuto essere più concisa. Ma quello è il mio gusto, perché in realtà, la conclusione non aveva altra strada per svilupparsi. Ovviamente, non ne discuteremo qui.

Ti piacerebbe contattare editori in Italia per la pubblicazione?

Vorrei? Dove devo firmare? Tieni presente che anche se mi pagassero solo con un paio di copie d’autore e un pezzo di tiramisù, lo farei. Semplicemente non so a quale porta bussare.

E allora speriamo che un Editore possa leggere questa intervista e magari contattarti!

Quello che posso dire ai lettori è che il lavoro di Ricardo L. Garcia è complesso, molto più di quanto lo sia tipicamente un classico romanzo di fantascienza.

In questo senso, assomiglia molto più a un romanzo mainstream che a un romanzo di genere, ma questo, alla fin fine, non può essere considerato un difetto.

Franco Giambalvo

Appassionato di fantascienza da sempre, ma ha scoperto di esserlo in quarta elementare quando lo hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrebbe compiuto nove anni in quell'autunno. In seguito ha potuto scrivere con l'aiuto di Vittorio Curtoni e ha pubblicato un romanzo, del tutto ignorato, dagli Editori e dai lettori. Ma non si lamenta troppo: ama la fantascienza!

Ricardo L. Garcia

Nato a L'Avana nel 1955 è uno degli autori che appartengono a quella che molti considerano l'età dell'oro della fantascienza nel suo paese natale, Cuba, gli anni '80. Abita nel Texas, e scrive di preferenza in inglese. Ha scritto numerosi racconti e due libri, TIME OF THE PHOENIX MAN (2013) e QUANTITATIVE FACTOR (2015).

1 Commento

  1. Ricardo L Garcia

    Gentilissimo, un onore!

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