IL PEGGIOR REGISTA DEL MONDO: EDWARD D. WOOD Jr.
La storia è colma di personaggi incompresi nell’epoca in cui sono vissuti e rivalutati anni dopo la loro morte. Ecco, Edward Davis Wood Jr. (1924-1978) è stato sicuramente ignorato all’epoca in cui produceva film e solo in tempi relativamente recenti ha trovato la via della fama, anche se per ragioni quantomeno singolari. La sua figura è stata, infatti, investita dalla notorietà riservata ai perdenti, agli sconfitti, ai bizzarri, agli inconsapevoli autori trash; insomma, a quei personaggi che hanno spostato una tacchetta più in là i limiti del ridicolo.
Per quanto sia oggi considerato un regista cult, con le sue opere più famose disponibili in DVD, difficilmente i suoi film potranno essere rivalutati in un qualche modo, anche se l’etichetta affibbiatagli dai critici di peggior regista del mondo appare quantomeno ingenerosa e ingiusta. Era sicuramente un incrollabile ottimista e un incosciente, un vulcano di idee bizzarre ma anche incapace di riconoscere i propri limiti. Un genuino amante della settima arte, tanto entusiasta quanto irrimediabilmente privo di talento.
Quello che sappiamo di questo personaggio operante ai margini di quella grande industria cinematografica che è Hollywood, deriva dalla biografia Nightmare of Ecstasy: The Life of Edward D. Wood Jr. (1992) di Rudolph Grey, su cui lo stesso Tim Burton ha basato il film che ne racconta la parabola (Ed Wood, 1994).
La sua filmografia è lacunosa e di molte sue pellicole non esistono che pochi spezzoni di girato. Il suo film d’esordio ufficiale fu il cortometraggio western The Crossroad of Laredo (1948), dove, pur non sapendo andare a cavallo, non esitò a indossare i panni del cowboy protagonista. I soldi finirono prima che potesse portare a termine le riprese e il film non fu mai finito e distribuito, evento, questo, che caratterizzerà la sua intera carriera.
Il primo lungometraggio fu invece Glen or Glenda (1953). Il film metteva in scena la vita parallela di un transessuale e quella di un travestito, interpretato dal regista stesso. Il primo si suicidava perché non veniva accettato dalla società, il secondo invece confidava le sue abitudini alla moglie riuscendo così a vivere una vita serena e salvando il proprio matrimonio.
La storia si ispirava, oltre che a vicende autobiografiche, a un caso che aveva fatto scalpore l’anno precedente, quello dell’ex-militare George William Jorgensen Jr. Cambiato il nome in Christine Jorgensen, fu una delle prime persone al mondo a sottoporsi a un’intervento di cambio di sesso. Al regista, inoltre, pur essendo un inguaribile dongiovanni, piaceva indossare vestiti da donna fin da ragazzo, con una predilezione per i maglioncini d’angora, e aveva rivelato il tutto alla fidanzata del tempo, Dolores Fuller, l’attrice che nel film interpreta la moglie. Una storia non banale, quindi, e anche molto sentita e personale, soprattutto nell’insistenza con cui Wood rimarcava il concetto che travestitismo e omosessualità non erano sinonimi. Il problema era che il film era infarcito di strane scelte di regia, goffa recitazione e poco attinenti immagini di repertorio, da far risultare la visione un’esperienza davvero straniante.
A fare da collante alle due vicende, alcune apparizioni di Bela Lugosi, ex-divo dell’horror degli anni Trenta e Quaranta ormai alcolizzato e dimenticato da Hollywood, che pronuncia frasi tanto enfatiche quanto sconclusionate in una cornice completamente incoerente col tono del film fatta di scheletri e provette di laboratorio. Questi interventi diverranno una costante del cinema del Nostro e avranno il solo scopo di far apparire Lugosi, suo idolo, giacché spesso non avevano nessuna attinenza con la trama.
Parlando di Lugosi, emerge un’altra caratteristica della storia professionale di Wood: il bizzarro entourage di cui si circondò e con i quali realizzò la maggior parte dei film. Improbabili personaggi e ancor meno probabili attori al limite del freak. Oltre a Lugosi, ricordiamo il wrestler di origini svedesi Tor Johnsson e Vampira (Maila Nurmi/Maila Elizabeth Syrjäniemi), ex-spogliarellista, ex-danzatrice ed ex-presentatrice del programma The Vampira Show, famosa soprattutto per il suo vitino da vespa e, all’epoca in cui conobbe Wood, ormai disoccupata.
Dopo Glen or Glenda, Wood realizza altri film che seguono spesso travagliate e stravaganti traversie produttive: scene riciclate da un film all’altro, immagini girate senza permesso in luoghi pubblici o privati, ricerca spasmodica di improbabili finanziatori e contratti non rispettati da parte dei produttori. Nonostante ciò l’entusiasmo non si affievolisce e Wood mette in cantiere Bride of the Monster (1955), il suo primo film horror.
Vista la carenza di fondi, Wood accetta il finanziamento di un mercante di carni texano che impone il figlio (Tony McCoy) come protagonista. Tor Johnson deve invece recitare con delle lenti a contatto che praticamente lo accecano e, infatti, sullo schermo lo si vede muoversi a tentoni. Lugosi, malato e costantemente sotto l’effetto di alcool e droga, spesso dimentica le battute ed è sostituito da una controfigura neanche tanto somigliante. Una delle scene dove fu sostituito è quella celeberrima con protagonista una piovra gigante. Ovviamente la produzione non poteva permettersi di costruirne una, così una piovra di gommapiuma fu rubata… anzi, presa in prestito, dal set di un film di John Wayne. Durante il trasporto perse un tentacolo e solo in seguito ci si accorse che non aveva più all’interno il meccanismo per farla muovere. Gli attori furono costretti così ad agitare personalmente i tentacoli inerti della creatura, il tutto con un effetto davvero ridicolo. Un laghetto d’acqua gelida faceva da habitat alla mostruosa creatura e visto che l’attrezzista si era dimenticato di preparare il set, questo fu ottenuto sbarrando lì per lì un rigagnolo. Arrivarono i pompieri che intimarono alla troupe che, per motivi di sicurezza, il laghetto andava svuotato. Un addetto, quindi, aprì maldestramente un buco nella diga e l’acqua fuoriuscì allagando completamente un vicino campo da golf…
Ancora una volta, nonostante tutti gli sforzi profusi nel film, Wood non guadagnò un bel niente e anzi ebbe anche guai con la giustizia per aver venduto quote del film di molto superiori al loro valore reale. Il Nostro rimase scoraggiato? Niente affatto e nel 1957 realizza il famigerato Plan 9 From Outer Space!
I fondi del nuovo film arrivano da una chiesa battista. Come condizione per il finanziamento, tutti i membri della troupe furono battezzati durante una cerimonia avvenuta in una piscina di Beverly Hills. Bela Lugosi, che doveva essere la star del film, morì all’improvviso durante la lavorazione. Una sequenza in cui il divo esce di casa e annusa un fiore che Wood aveva realizzato a scopo promozionale, finì comunque nel film anche se poco aveva a che fare con la storia. Accompagnato da una voce fuori campo del regista, che funge anche da sentito epitaffio verso l’anziano attore, la scena appare nello stesso tempo commovente e tragicamente comica. Nel resto della pellicola, l’attore fu sostituito dalla solita controfigura poco somigliante.
La trama parla di alcuni extraterrestri che cercano di conquistare il mondo risvegliando i cadaveri per utilizzarli come soldati dell’esercito d’invasione (il Piano 9 del titolo). Le astronavi sono chiaramente dei modellini appesi a un ben visibile filo, i dialoghi al solito ridicoli e sconclusionati. Per concludere il quadro, come per i suoi precedenti lavori, Wood perse i diritti di sfruttamento del film a causa della propria spiccata irresponsabilità imprenditoriale.
Nel 1958 arriva un altro film, Night of the Ghouls, e anche in questo gli inconvenienti non si contano. Rimase infatti per anni inedito perché il regista non aveva i soldi per pagare lo sviluppo della pellicola.
Inseguito dai creditori e già da tempo dedito all’alcool, realizza nel 1960 The Sinister Urge, forse il primo film portato a termine senza particolari problemi produttivi. La pellicola parla di un giovane che commette stupri e omicidi spinto dalla visione di film pornografici. Una profetica scena mostra un regista porno che rimpiange i tempi in cui dirigeva veri film e nella cui stanza appaiono appesi alla parete i poster dei precedenti film di Wood. Il regista, infatti, qualche anno dopo iniziò a lavorare nel circuito dei film hard. Necromania: A Tale of Weird Love! e The Young Marrieds, degli hardcore del 1971, sono le ultime voci della sua filmografia.
Ed Wood Jr. muore d’infarto nel dicembre del 1978 a casa di un amico che lo ospitava dopo che era stato sfrattato dalla propria.
Nel 1994 Tim Burton porse un sentito omaggio al regista nel film Ed Wood, con Johnny Deep nel ruolo del protagonista. Girato in bianco e nero, come la maggior parte dei film di Wood (certamente non per scelta artistica ma per necessità economiche), Burton regala a Wood un lieto fine che mai conobbe nella sua vita reale. Il film termina, infatti, con Wood che assiste alla prima di Plan 9 from Outer Space accolto dagli applausi della platea. Alla fine della trionfale proiezione, esce dalla sala e si dirige in automobile verso Las Vegas per sposare la fidanzata, interpretata da Sarah Jessica Parker. Bela Lugosi è impersonato da un grandissimo Martin Landau, che per questa interpretazione vinse un meritato Premio Oscar per il miglior attore non protagonista.
Nella realtà fu proprio dopo la visione di Plan 9 from Outer Space che i critici coniarono il titolo di peggior regista della storia del cinema per Wood e di peggior film di tutti i tempi per la pellicola. Ovviamente era un’esagerazione, la storia del cinema ha visto di molto peggio, ma questa fu l’etichetta che gli rimase addosso anche dopo la morte.
Nel 1998 compare nelle librerie un’autobiografia del regista scritta negli anni Sessanta ma rimasta fino ad allora inedita. Hollywood: la corsa dei topi – Istruzioni ad uso di aspiranti divi (Hollywood Rat Race) parla dei vizi e delle virtù della Hollywood degli anni Quaranta e Cinquanta, dove aspiranti divi si spintonavano a colpi di bassezze per farsi largo nel mondo dello spettacolo come in una corsa di topi evocata nel titolo. Uno spaccato suggestivo e inedito degli anni d’oro di Hollywood e dei personaggi che lo popolavano. Un libro che avrebbe probabilmente dato a Wood una notorietà perlomeno dignitosa rispetto a quella raggiunta come regista. Un’ultima beffa in linea con quella che è stata la sua intera vita.
FILMOGRAFIA PARZIALE
Jail Bait (1954)
La sposa del mostro (Bride of the Monster) (1955)
La notte degli spettri (Night of the Ghouls) (1959)
Plan 9 from Outer Space (1959)
The Sinister Urge (1960)
Take It Out in Trade (1970)
The Young Marrieds (1971)
Necromania: A Tale of Weird Love! (1971) – Firmato come Don Miller
FONTI
Alberto Farina – SPARATE SUL REGISTA! PERSONAGGI E STORIE DEL CINEMA DI EXPLOITATION! – Editrice Il Castoro, 1997
Edward D. Wood J. – HOLLYWOOD: LA CORSA DEI TOPI – ISTRUZIONI AD USO DI ASPIRANTI DIVI – DeriveApprodi, 2000
Marcella Leonardi – NOCURNO DOSSIER: IL MOSTRO GENTILE – GUIDA AL CINEMA DI TIM BURTON – maggio 2012
Roberto Azzara
(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.