Eduard Artemev e Andrei Tarkovsky
Eduard Artemev, nato a Novosibirsk nel 1937, è considerato uno dei più importanti musicisti per il cinema sovietico del passato e oggi di quello russo. Dopo il diploma al Conservatorio di Mosca nel 1960, fu uno dei primi musicisti sovietici a interessarsi di musica elettronica. La sua prima colonna sonora cinematografica risale al 1963, ma fu dopo l’incontro con il regista Andrei Tarkovsky che il cinema divenne la sua principale attività. Nel 1970 infatti Tarkovsky contattò Artemev per le musiche di un film che aveva in preparazione: Solaris.
Il tema conduttore del film però non è di Artemev, ma di Johann Sebastian Bach (1685-1750), precisamente un suo brano per organo, Ich ruf’ zu dir, Herr Jesu Christ, nell’esecuzione di Leonid Rozman. Lo sentiamo nei titoli di testa, nei ricordi d’infanzia del protagonista, nella scena della levitazione e verso la fine quando il protagonista torna alla fattoria paterna.
Artemev per l’occasione non compose della vera e propria musica, piuttosto assemblò e mixò vari effetti elettronici che avevano lo scopo di creare uno sfondo sonoro “alieno”, che riproducesse le atmosfere, più che i suoni reali, della base spaziale in cui è ambientato il film e del pianeta oceanico Solaris che resta al suo esterno. Di quando in quando entrano delle note musicali, ma mai al punto di sviluppare una vera melodia. Solo nel brano finale, che commenta la lunga carrellata che parte dall’abbraccio fra padre e figlio e comprende l’oceano di Solaris che li circonda, ascoltiamo qualcosa che può formare un tema musicale, sia pure contrappuntato (o più semplicemente mixato) con altre stranianti sonorità elettroniche.
Come raccontò Artemev in un’intervista, il musicista si attenne così a quelle che erano le richieste di Tarkovsky:
“Mi disse che non aveva bisogno di un compositore, ma dell’orecchio di un compositore e della sua padronanza dei suoni, per mescolare la musica e creare degli effetti sonori. Magari aggiungendo un po’ di orchestra, ma senza farla prevalere. Uno sfondo sonoro organizzato in maniera compositiva.” Artemev ricorda poi una frase di Tarkovski:
“Solo quando sono a corto di mezzi cinematografici ricorro alla musica.”
Da qui la scelta del brano di Bach.
Tarkovsky gli spiegò poi che la scelta di brani musicali classici e di indugiare nei dettagli di quadri del passato (una particolarità nello stile registico di Tarkovsky) derivava dal fatto che il cinema è un’arte giovane, per cui ha bisogno di radici solide, rintracciabili nell’arte del passato, sia essa musicale o pittorica. Artemev afferma che nessuno dei registi con cui ha lavorato ha mai avuto un simile atteggiamento verso la musica, nè una concezione così lucida del cinema e dei suoi processi artistici. Un’altra singolarità di Tarkovsky era che non presenziava mai alle sedute di registrazione, quindi non correggeva mai il musicista durante la realizzazione delle musiche, solo alla fine del suo lavoro esaminava tutti i brani eseguiti e selezionava quelli che considerava adatti al film.
Artemev collaborò anche ai due seguenti film di Tarkovsky: Lo specchio (Zerkalo, 1975) e Stalker (Stalker, 1979). Quest’ultimo è il secondo dei due film di Tarkovsky etichettabili come fantascienza, genere che il regista non amava e del quale cercava di non ripetere i clichè.
Se per Lo specchio Artemev ripetè le procedure di Solaris, per Stalker scrisse della vera e propria musica, della quale sentiamo un solo brano, intitolato Meditation, che si ripete ossessivamente per tutto il film a partire dai titoli di testa. Eppure il lavoro per arrivare a quell’unico brano fu travagliato e complesso.
All’epoca Tarkovsky era interessato al buddismo zen, in particolare alle tesi del filosofo buddista russo Grigory Pomerants (1918-2013), i cui testi erano clandestini in Unione Sovietica, in base alla rigida politica anti-religiosa del regime. Tarkovsky chiese ad Artemev una musica che evocasse atmosfere sia occidentali che orientali, e pensò quindi a un tema di stampo occidentale eseguito però da uno strumento asiatico. Artemev convocò quindi un musicista armeno, virtuoso di tar, uno strumento tradizionale armeno simile a una chitarra dal lungo braccio e con lui incise un arrangiamento strumentale di un canto cattolico del 14° secolo, Pulcherrima rosa. Insolitamente, Tarkovsky fu presente alle sedute di registrazione del brano, che nelle sue continue variazioni durarono 4 ore. Ma alla fine il suo responso fu negativo e Artemev dovette trovare un’altra soluzione.
Dopo affanni e ricerche, Artemev si ricordò della musica tradizionale indiana, in cui il solista di sitar improvvisa variazioni su un tema eseguito da un vina in sottofondo. Così Artemev compose ed eseguì una base elettronica al sintetizzatore, e riunì un’orchestra composta da una piccola sezione d’archi, un solista di flauto dolce (che svilupparono la base) e dal virtuoso di tar, e diede a quest’ultimo il compito di improvvisare liberamente sul tema. Il risultato fu Meditation. Stavolta Tarkovsky si mostrò entusiasta. Artemev scrisse altri pezzi per Stalker, ma il regista decise di scartarli e di usare solo Meditation, che a conti fatti è l’unica musica che si ascolta nel film.
Stlaker fu l’ultima collaborazione fra Tarkovsky e Artemev. Per i suoi due film successivi – Nostalghia (1983) e Sacrificio (Offret, 1986) – Tarkovsky usò solo musica di repertorio, senza brani originali. Artemev spiegò così il suo lavoro con Tarkovski:
“Durante la nostra collaborazione elaborai un linguaggio speciale, che sorprendentemente non mi è mai più stato richiesto. Elaborai un mio sistema di immagini, di registrazione, di composizione. Mi ci volle del tempo per arrivarci. E tutto questo esiste solo nella musica dei film di Tarkovsky. Nessun altro mi ha richesto quel tipo di musica. Aprii un nuovo ciclo e lo chiusi.”
Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano