CINECLUB TEVERE, SCHEGGE DI MEMORIA
In copertina Luigi Cozzi
Si era nel pieno degli anni Settanta. A Roma il Cineclub Tevere in via Pompeo Magno ospitava una gloriosa rassegna di film di fantascienza organizzata da Giovanni Mongini e Luigi Cozzi.
Ogni sera un film diverso. Alcuni rarissimi degli anni Cinquanta, la maggior parte in bianco e nero, certi in lingua originale. A quei tempi lavoravo fino alle otto di sera.
Il mio ragazzo (non ancora marito) veniva a prelevarmi all’uscita. Mi caricava in auto insieme a un panino che rappresentava la mia unica cena. Ma una volta arrivati là si entrava in un altro mondo.
Nell’atrio lunghi tavoli esponevano riviste e libri di fantascienza a perdita d’occhio. Poi si entrava in sala. Sembrava che ci si conoscesse tutti, come fossimo stati cospiratori per una causa comune.
In sala l’emozione era palpabile. C’erano spettatori di ogni tipo, ma soprattutto giovani. Una volta vidi una ragazza che allattava un neonato, un’altra volta entrò una tizia con una scimmietta nascosta nel cappotto. Luigi Cozzi partecipava di persona e a volte faceva la traduzione simultanea ai film in lingua originale, riassumendo alla buona i dialoghi troppo lunghi con frasi tipo “Ora lui le sta facendo la corte ma lei nicchia…”.
C’era una preziosa serie di film di Jack Arnold, tipo Tarantola, Destinazione Terra, Il mostro della laguna nera. C’erano i “baccelloni” de L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, e così via.
Ogni sera una chicca, e non ce ne perdevamo una. In sala eravamo tutti in sintonia. C’era perfino chi commentava ad alta voce o rubava la battuta a un personaggio, ma stranamente la cosa non dava alcun fastidio: chi parlava interpretava il pensiero di tutti, come in un rito.
Giovanna Repetto
Nata a Genova, vive e lavora a Roma. La fantascienza è sempre stata la sua passione. Finalista al Premio Urania, la prima con "Il Nastro di Sanchez." I suoi racconti sono presenti in pubblicazioni italiane e straniere. "La Legge della penombra" ha vinto il premio Short Kipple; nel 2018. Il suo romanzo è "Icarus."
C’ero anch’io- Tutto vero!
Entrando al cineclub Tevere si entrava veramente nella regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: nella regione dell’immaginazione ?