LA SPETTRALE CARROZZA DI BLACKADON
Mondi Passati – Vintage
Racconto di Thomas Quiller-Couch
(The Spectral Couch of Blackadon, pubblicato in forma anonima nel 1865)
“Avrete certo sentito parlare di questo
fantasma e sapete bene che ingenui e superstiziosi com’erano i nostri
vecchi ci credettero sempre e dettero sempre per vera la storia di Herne.”
(W. Shakespeare, Le allegre comari di Windsor)
La vecchia casa del vicariato di Talland, così come si vede dalla strada di Looe, con il suo tetto basso e i muri grigi in mezzo ai fitti rami dei frassini e degli olmi che la circondano, era l’oggetto più pittoresco che avresti desiderato vedere. L’isolamento della sua posizione era accentuato dal carattere stesso della casa.
Era un edificio vecchio nell’aspetto e nello stile, all’apparenza eretto in un’epoca in cui l’ascetismo e l’eremitaggio erano più in voga di oggi, con un rigido disinteresse per la comodità del suo abitante e un totale disprezzo per ogni questione di gusto. E come ulteriore garanzia della sua intimità, un alto muro, tutto intorno a un giardino sul davanti, proteggeva efficacemente i suoi inquilini dalla curiosità del viandante, e svelava solo la metà superiore della casa, con le sue piccole finestre gotiche, il suo tetto a tegole, e i pesanti camini in parte coperti da cespugli di sempreverde che crescevano nel recinto.
Così appariva fino alla sua rimozione, qualche anno fa; e così era quando riposava dolcemente fra le ombre di una sera autunnale di 130 anni fa, quando un forestiero vestito come un contadino bussò timidamente al cancelletto che conduceva al cortile.
Dopo una breve attesa apparve una giovane servetta, e saputo che il campagnolo portava un messaggio per il vicario, lo ammise dentro le mura, e lo condusse lungo un passaggio lastricato fino al piccolo, basso, umido salotto dove sedeva il buon uomo.
Il reverendo Mr. Dodge era sotto molti aspetti un uomo eccezionale. Lo avreste capito voi stessi solo da come sedeva davanti al camino nella sua alta poltrona, in atteggiamento pensoso, preparando, forse, gli argomenti del suo prossimo sermone domenicale.
Le sue pesanti sopracciglia, che mettevano in ombra i suoi ampi occhi, e ancor più la forma del suo viso, lo indicavano come un uomo di grande fermezza di carattere e di grande coraggio, morale e personale. La sua parrucca nera, ben calzata, accresceva la sua dignità, e gli dava un aspetto maturo.
Era vicino ai sessant’anni. La sua epoca e il suo ambiente davano alle qualità che abbiamo menzionato molte opportunità di manifestarsi, poiché molti dei suoi parrocchiani campavano di contrabbando, ed erano per lo più uomini privi di scrupoli e ricchi di audacia, poco inclini alla tolleranza o alla riflessione sulla disonestà della loro condotta.
Ciononostante, il vicario era impavido nel rimproverarla, e le sue franche esortazioni erano, quantomeno, ascoltate in virtù della semplice onestà dell’uomo, e della sua rinomata bontà d’animo.
L’eccentricità della sua vita, inoltre, aveva un sorprendente effetto nel procurargli il rispetto, per non dire il timore, di una popolazione oltremodo superstiziosa.
Rispetto a oggi, in quei giorni i fantasmi godevano di maggior campo d’azione, o erano più indaffarati con il mondo visibile; e i parrocchiani spesso richiedevano al parroco di estorcere a qualche spirito inquieto il segreto che lo tormentava, o di mandarlo a riposare in pace con l’aiuto delle solenne preghiere della Chiesa.
La fama di Mr. Dodge come esorcista non si fermava ai confini della sua parrocchia, e nemmeno si limitò all’epoca in cui lui visse.
«Bene, mio buon uomo, cosa la porta qui?» chiese il sacerdote al messaggero.
«Una lettera, alla sua reverenda attenzione, da parte di Mr. Mills di Lanreath,» disse il contadino porgendogli una lettera.
Mr. Dodge la aprì e lesse quanto segue:
“MIO CARO FRATELLO DODGE — mi sono permesso di disturbarti in seguito all’accorata richiesta dei miei parrocchiani, per un problema, di cui alcuni particolari devono senz’altro essere arrivati a te, e che ha causato, e sta causando, molto terrore nel mio circondario. Per spiegarmi meglio, sarò così tedioso da ricostruire tutta la storia così come è arrivata alle mie orecchie, dal momento i miei occhi non hanno ancora verificato la sua verità. Mi è stato detto da uomini di buona e onesta reputazione (testimoni solo di una parte di quanto riferiscono), con rassicurazioni così forti, che è opportuno che noi si guardi più da vicino nella questione.
Nei pressi di questo villaggio c’è un brullo scorcio di brughiera che non ha proprietari, o meglio ne ha più d’uno, perché i signori dei manieri confinanti se ne disputarono il possesso, allo stesso tempo determinati a toglierlo a quei poveri che in passato e per molti anni lo hanno considerato un terreno comune. E davvero non fa onore a quei gentiluomini che si affatichino così tanto per una cosa di così scarso valore dal punto di vista economico, eppure di grande valore per dei poveri braccianti.
I due litiganti, comunque, se lo contesero con tale veemenza come se fosse stato un campo di grande pregio, e specialmente uno, un vecchio (i cui pensieri avrebbero dovuto essere meno rivolti ai possessi terreni, e che se ne sarebbe andato di lì a poco), si era talmente appassionato al successo di quest’impresa che il suo fallimento, alcuni anni fa, si dice ne abbia affrettato molto la morte. E nemmeno dopo la morte, se le attuali dicerie sono degne di credito, ha rinunciato a pretenderlo; perché nottetempo lo si vede apparire nella brughiera, con grande terrore dei paesani vicini.
Un sentiero pubblico porta non lontano da quel luogo, e in diverse occasioni il bracciante, ritornando dal lavoro, è stato spaventato fin quasi alla follia dalla vista e dal suono di un personaggio terrificante. Si dice che la sua figura fosse quella di un uomo vestito di nero, alla guida di una carrozza trainata da cavalli senza testa. Questo è, ne convengo, sorprendente a credersi, ma è stato sostenuto da una testimonianza così attendibile, e ha convinto così tanti miei parrocchiani, che si rende necessario compiere alcuni passi per placare l’eccitazione che ha provocato.
Mi è stato conferito questo compito, e con la presente ti chiedo la tua assistenza al riguardo, o per rassicurare le menti dei contadini, se si trattasse di una semplice suggestione; oppure, se c’è della verità, per dare pace allo spirito tormentato di quell’uomo. Il mio messaggero, che è un uomo industrioso e affidabile, ti darà maggiori informazioni, se necessario, perché, come riportato, è a conoscenza della maggior parte delle circostanze, e riporterà il tuo parere e la promessa di assistenza.
“Non dubitando del tuo aiuto, ti rimetto con la mia più calda raccomandazione alla protezione e alla benedizione di Dio — Il tuo devoto e affezionato confratello,
ABRAHAM MILLS”
Questa impressionante missiva fu letta e riletta, mentre il contadino sedeva guardando le reazioni del parroco, e fu sorpreso nel vedere che esso non cambiava il suo abituale atteggiamento, posato e tranquillo. Girandosi lentamente verso l’uomo, Mr. Dodge chiese: «Conosce quindi il mio buon amico Mills?»
«Dovrei conoscerlo, signore,» rispose il messaggero, «essendo il sagrestano della sua parrocchia da quattordici anni, ed essendo, con la mia famiglia, molto grato alla generosità del parroco.»
«E per giunta è a conoscenza dei fatti riferiti in questa lettera? È stato anche testimone dal vivo di qualcuno di questi strani eventi?»
«Per quanto mi riguarda sono stato sulla strada a ogni ora del giorno e della notte, e non ho mai visto niente che possa dire peggiore di me stesso. Una notte mia moglie e io fummo svegliati da un rumore di ruote, che fu sentito anche da qualche nostro vicino, e siamo tutti convinti che non poteva essere altro che la carrozza nera. Ogni giorno abbiamo sentito nei villaggi storie del genere raccontate da persone così affidabili che un uomo semplice e ignorante come me non può mettere in dubbio.»
«E la brughiera» chiese il prelato, «quanto dista da Lanreath?»
«Circa due miglia, reverendo. Tutta la parrocchia è così spaventata che pochi si avventurano lontano dopo il tramonto, perché di recente si è avvicinata al villaggio. Un uomo che molti ritengono sensibile e pio, benché di fede anabattista, andò nella brughiera (chiamata Blackadon) a mezzanotte, qualche settimana fa, allo scopo di quietare lo spirito, come gli fu richiesto dai vicini, e fu così spaventato da quello che vide da restarne sconvolto ancora adesso.»
«Una degna punizione per la sua presunzione, buon per lui se non è del tutto ammattito,» disse il parroco. «Queste persone sono come quelle a cui si rivolse San Crisostomo, giustamente detto l’uomo dalla bocca d’oro, che disse: ‘O miserabili relitti che siete! Non potete scacciare una pulce, figuriamoci un diavolo!’ Sarà un bene, se servirà a riportare quelle pecorelle smarrite nel grembo della Chiesa. Questa storia ha quindi guadagnato molto credito nella parrocchia?»
«I più ci credono, signore, e fanno bene, visto quanti testimoni ha,» disse il sagrestano, «sebbene ce ne siano alcuni, specie fra i giovani, che si atteggiano a essere più saggi dei loro padri e si rifiutano di crederci, anche se c’è chi giura sulla Bibbia.»
«Amico mio, se queste cose sono respinte» disse il parroco, «senza un’indagine, che i vostri scettici sono i primi a evitare, a cosa serve la testimonianza umana? Che gli spiriti ritornino alla terra, o per svelare un omicidio, o per avere riparazione di un’ingiustizia subita nella carne, oppure forzati da qualche stregoneria, o per comunicare notizie dall’altro mondo, è una cosa testimoniata in tutte le epoche, e molti sono i resoconti che ci sono giunti sia da autori sacri che profani. Non lo ha fatto Bruto, quando era in Asia, come è raccontato da Plutarco? Vede…»
Proprio in quel momento la servetta del parroco annunciò che una persona lo aspettava in cucina… altrimenti il buon prelato avrebbe dettagliato tutti quei casi – non molti in verità – nella storia, generale e biblica, di cui lui aveva letto, a edificazione e conforto del sagrestano, che poverino doveva tornare Lanreath per una strada lunga e buia, dopo il tramonto. Così invece, ordinò alla ragazza di portarlo con lei e dargli tutto il rinfresco che gli serviva, mentre lui scriveva un biglietto in risposta a Mr. Mills, informandolo che l’indomani doveva visitare alcuni parrocchiani malati, ma che la sera seguente sarebbe stato pronto a raggiungerlo nella brughiera.
Alla sera stabilita i due prelati lasciarono la canonica di Lanreath a dorso di cavallo, e raggiunsero la brughiera alle 11.
Essa appariva brulla e desolata di giorno, ma di sera il paesaggio lontano era punteggiato da graziose fattorie che alleggerivano la desolazione.
Ora nulla si vedeva, tranne la nera macchia di sterile brughiera sulla quale s’erano fermati, nulla si ascoltava tranne il vento che soffiava a raffiche sulla nuda collina, e ululava cupo attraverso un magro boschetto che cresceva in una valletta sotto di loro, con le uniche eccezioni di qualche occasionale latrato di cani dalle fattorie in lontananza. Che si sentissero al sicuro, è più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare da loro; eppure mostrare una mancanza di fede nella protezione del Cielo sarebbe stato un atteggiamento indecoroso in uomini della loro santa vocazione, per cui riuscivano a nascondere l’un l’altro la loro inquietudine.
Guidando i loro cavalli, si spingevano a passi fermi avanti e indietro lungo la felce umida e la brughiera, e si sostenevano a vicenda con dichiarazioni sulla potenza dell’Altissimo, di Cui erano ministri, e la potenza del Cui nome erano lì a manifestare. Lentamente e noiosamente, passavano il tempo conversando, e ben presto smisero di cercare nel buio l’arrivo del loro spettrale visitatore. Invano. Sebbene la notte fosse tanto buia e tenebrosa quanto un fantasma avrebbe potuto desiderare, la carrozza e il suo guidatore non arrivarono.
Dopo una considerevole permanenza, i due sacerdoti si consultarono e stabilirono che era inutile continuare la veglia per quella notte, ma che si sarebbero reincontrati in qualche altra data, quando forse Sua Spettralità si sarebbe compiaciuta di apparire. Di conseguenza, con poche parole di commiato si separarono, Mr. Mills per il rettorato, e Mr. Dodge, con una breve corsa attraverso la brughiera che accorciava la strada di mezzo miglio, per il vicariato di Talland.
Il vicario cavalcò a passo lento, che la sua brava giumenta poté sostenere senza fatica sia in collina che a valle.
Nel fondo di una profonda vallata, comunque, a circa un miglio da Blackadon, l’animale si fece molto nervoso, drizzò le orecchie, sbuffò, e si spostò da un lato all’altro della strada, come se qualcosa le intralciasse il cammino.
Il parroco strinse le redini, e diede di frusta e speroni, ma l’animale, di solito docile, tentò molte volte di girarsi, e quando le fu impedito, si abbassò sulle zampe. Frusta e speroni furono sferzati ancora e ancora, con l’unico risultato di aumentare il terrore nel cavallo.
Il cavaliere non vedeva niente che spiegasse l’improvviso nervosismo della sua bestia.
Smontò e cercò più volte di guidarla o trascinarla, ma senza mai riuscirci, e cercò non senza rischio di schioccare le redini. Lui la rimontò con grande fatica, e fu fatto un altro tentativo di spingerla in avanti, ancora senza successo.
Alla fine l’eccentrico sacerdote, giudicando che fosse qualche speciale segno del Cielo, pericoloso da ignorare, gettò le redini sul collo del suo destriero, che, girando su se stesso all’improvviso, scattò indietro in direzione della brughiera, a un passo che rendeva la posizione del parroco né piacevole né sicura. In uno spazio di tempo sorprendentemente breve, furono di nuovo a Blackadon.
In quel momento il nudo profilo della brughiera fu interrotto da un grosso gruppo di oggetti, che il parroco faticò a distinguere a causa del buio della notte.
Avvicinandosi a quella misteriosa apparizione, la giumenta fu colta da una nuova furia, e ci volle molta fatica per spingerla ad affrontare questa nuova causa di spavento. Fra un’impennata e l’altra, il parroco scoprì con orrore il tanto temuto spettacolo della carrozza nera e dei destrieri senza testa e, la cosa più atroce, il suo amico Mills prostrato a terra davanti alla sua sella.
Gli ci volle poco per riprendere coraggio davanti a questo terribile pericolo; infatti appena il vicario cominciò a declamare le fervide preghiere che premevano alle sue labbra, lo spettro gridò: «Dodge è qui! Devo andarmene!» E all’istante saltò sul suo carro e scomparve lungo la brughiera.
La furia della giumenta ora si andò placando, e Mr. Dodge poté accostarsi al suo amico, che giaceva immobile e silenzioso, con il volto sepolto nell’erica. Nel frattempo il cavallo del rettore, che s’era spaventato a quell’apparizione al punto da gettare il suo cavaliere a terra lì nel punto dove lo abbiamo lasciato, corse verso casa a una velocità furiosa, e non si fermò se non davanti alla porta della sua stalla.
Il suono dei suoi zoccoli mentre galoppava follemente svegliò i residenti, molti dei quali dormivano da qualche ora. Molti visi curiosi guardarono spaventati, riuniti attorno al rettorato, e le loro varie congetture si aggiunsero al terrore e alle apprensioni della famiglia.
I paesani, fattisi coraggio man mano si radunavano, decisero di andare alla ricerca del sacerdote scomparso, e partirono in un gruppo compatto, alcuni a cavallo, la maggior parte a piedi, in direzione di Blackadon. Là trovarono il loro rettore, sorretto dalle braccia del parroco Dodge, e ripresosi abbastanza da poter parlare.
Il suo sguardo era ancora spaventato, e la sua parlata incoerente, il che rivelava che la sua ragione era momentaneamente sconvolta dal panico. In queste condizioni fu portato a casa sua, seguito dal suo reverendo compagno.
Così finì questa strana avventura; Mr. Mills riacquistò presto la sua completa ragione, il parroco Dodge tornò a Talland sano e salvo, e da quel momento fino a oggi il fantasma nero e il suo carro non si sono più visti né sentiti.
L’AUTORE
(1826 – 1884) fu medico condotto di Bodmin, una cittadina della Cornovaglia, e collaborò alla rivista Notes and Queries con diversi articoli sulla storia e il folklore della Cornovaglia, oltre a studi linguistici sui dialetti della regione. Questo racconto è il suo unico lavoro di finzione. Suo padre era Jonathan Couch, anch’egli medico condotto e rinomato ittiologo, e sua madre Jane Quiller: il loro matrimonio sancì l’unione di due rinomate e antiche famiglie della Cornovaglia. Thomas sposò Mary Ford e il loro figlio, Arthur Quiller-Couch, è tutt’ora considerato uno dei più grandi critici letterari britannici.
Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano