SOPRAVVIVERE A DUE GIORNI DI SPACECON ONE
Si dice che si inizia a diventare vecchi quando non si hanno più prospettive. Dal che si può dedurre che chi si getta sempre in nuove missioni, apparentemente impossibili, è come minimo un infante. Questo era esattamente il concetto che mi ballava in testa quando, tra i fumi leggeri delle bollicine di un 2018 appena nato, Giuliano (Frattini n.d.r.) confessò a me e mio marito Mario (Guatteri n.d.r.) l’insana decisione di riorganizzare una convention con ospiti internazionali e quant’altro, non solo dedicata a Spazio 1999, ma alla fantascienza in generale.
Dal pensare che questa idea fosse pura paranoia al ritrovarmi, per mia stessa scelta, coinvolta nell’organizzazione della SpaceCon One, il passo è stato brevissimo… Un lampo!
Indubbiamente numerosi anni alle spalle di collaborazioni con diversi club di fandom e, in particolare, nella gestione della reception nelle precedenti Moonbound, avevano contribuito a stratificare una mia certa esperienza in merito, anche se, si sa, tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. Che però in questo caso si è rivelato più uno stretto che un oceano. Nonostante gli ovvi e fisiologici problemi dell’ultimo minuto, a conferma dell’adagio “chi non fa non falla“, il risultato è stato positivo e siamo riusciti a portare a termine l’impresa.
Dal mio privilegiato punto di vista dietro al bancone dell’ingresso ho avuto la bellissima opportunità di rivedere tanti amici e di assistere all’intero andamento della convention.
Sarebbe troppo lungo elencare tutti i momenti che mi sono rimasti impressi, dagli incontri con gli attori alla commozione di Vanni Mongini nel ricevere il premio alla carriera della World SF Italia, dai cartoni di SuperGulp commentati da Guido De Maria e Clod alle giovani e belle rappresentanti della Next Generation lunare che giravano per le sale in costume argentato e parrucca viola, solo per citare qualche frammento di storie accadute.
Quindi preferisco raccontare quello che ho imparato da questa esperienza e cioè che, nonostante la presenza di ospiti e partecipanti non più di primo pelo ma sempre pronti ad affermare il loro amore per una serie molto vintage, nella due-giorni della SpaceCon One si è respirata un’aria frizzante, uno spirito giovane. Probabilmente sarà che noi fan della fantascienza siamo abituati a viaggiare nel tempo e, in barba alle regole della fisica, a rimanere sempre attaccati a una realtà che non invecchia; sarà che siamo abituati a convivere senza problemi con esseri alieni dalle strane sembianze in cui le forme, anche se un po’ oldies (but goldies), ingannano; sarà forse perché la fantasia fa rimanere sempre un po’ bambini (e noi di fantasia ne abbiamo tantissima!); ma alla fine, nonostante la stanchezza del dopo convention (un po’ più difficile da smaltire rispetto a un tempo), mi sono resa conto che questi eventi sono grandi contenitori di energia cosmica che si incanala e mette inevitabilmente in moto la voglia di organizzare una nuova SpaceCon. Fino al giorno in cui ci si risveglia improvvisamente con in testa lo stesso pensiero del vaso di petunie prima di schiantarsi sulla Terra: “Oh, no… Non di nuovo!” Ma noi siamo sempre il capodoglio… “Ahahah! Chissà se diventeremo amici! Ciao, suolo!“
Gabriela Guidetti
Nata a Modena, fin da adolescente ho riempito la libreria con volumi di fantascienza e cinema. Ai tempi dell’università ho partecipato a un cineforum modenese, ho creato un club di fantascienza e scritto articoli per le vecchie fanzine. Poi ho avuto la possibilità di conoscere Giuliano Frattini, fondatore del club Moonbase ’99 e della convention Moonbound, della cui organizzazione ho fatto, e sto facendo, parte con mio marito. Sempre continuando a scrivere e pubblicare saggi e racconti.