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Odissea nello spazio, la terza parte
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Questo post è il seguito di quello pubblicato il 16 febbraio scorso: La prima volta di 2001: Odissea nello Spazio.
Parte III – 14 mesi dopo
L’astronave Discovery si trova a un milione e 600.000 km dalla Terra, che si nota lontana sullo sfondo insieme alla Luna. Un lampeggio intermittente sulla sua coda è segno della sua propulsione nucleare. Da un finestrino vediamo l’astronauta Poole al suo interno. Poi vediamo il suo compagno, di nome Bowman, all’interno della variopinta sala computer. Bowman si sposta da lì alla centrifuga e poi alla stiva di carico, dove raccoglie il suo tablet con l’ordine del giorno. Quindi torna nella centrifuga, dove incontra Poole. La centrifuga è un gigantesco anello rotante in cui giacciono i “dormienti”, cioè altri tre astronauti rinchiusi in capsule d’ibernazione, e dove la gravità artificiale può essere innestata o tolta a comando. I due si siedono a mangiare. Terra e Luna appaiono di nuovo sullo sfondo.
Riguardo alle possibilità di viaggio nello spazio, il fiducioso Clarke diceva: “La totale conversione della materia in energia, se ciò potrà avvenire, ci darà velocità vicine a quella della luce, il che ci permetterà di arrivare alle stelle più vicine in pochi anni. Alcune altre tecniche ancora da scoprire, fra le quali forse la sospensione delle attività vitali, potrà espandere questo raggio di esplorazione.”[1] Qui al momento si parla solo d’ibernazione, ma il tema della materia trasformata in energia sarà trattato in seguito.
Finito il pasto, Bowman e Poole parlano di questioni salariali, e si chiedono della disparità di trattamento rispetto ai tre dormienti. E si chiedono anche perché loro due abbiano ricevuto un addestramento separato rispetto agli altri tre. Che i dormienti abbiano ricevuto informazioni in più sugli scopi della missione? Bowman propone di chiedere lumi al computer di bordo, HAL 9000. Poole segue il consiglio, e , da uno dei terminali, chiede al computer se c’è qualcosa che il resto dell’equipaggio conosce all’insaputa degli altri due. Ma HAL risponde che per rispondere a questa domanda deve prima sapere che cosa Bowman e Poole sanno. Dopo essersi consultato con Bowman, Poole rivolge a HAL una serie di domande mirate, le cui risposte confermano solo le informazioni già note: la missione della Discovery consiste nel raggiungere Saturno e raccogliere informazioni sui pianeti nel tragitto e, dopo 5 anni d’ibernazione, essere recuperati e riportati a casa. I due uomini si guardano imbarazzati.
Una lunga scena dal taglio documentaristico, montata in split screen, mostra le attività quotidiane sulla Discovery, e con esse le funzioni di HAL 9000. La voce narrante ci spiega che i successivi tre mesi scorrono tranquilli.
La Discovery continua il suo viaggio, Terra e Luna sono sparite dalla visuale.
Bowman è in video-conferenza con i suoi genitori e la sorella, che gli cantano “Happy Birthday” insieme a Poole e HAL. Dopo la fine del collegamento, HAL informa Bowman di un problema: una perdita nell’unità di orientamento dell’antenna, che quindi va sostituita nel giro di 72 ore. Bowman fa i suoi esami e ne parla brevemente con un perplesso Poole.
La Discovery viaggia in uno spazio senza pianeti visibili. Il narratore spiega come quell’antenna e il connesso telescopio di allineamento siano i suoi unico legami con la Terra, oltre a quale sia l’attività del telescopio.
Nella centrifuga, Bowman e Poole si siedono a un tavolo con l’etichetta “Decisioni a caso” e tolgono da una custodia un dollaro d’argento. Poole lo lancia in aria mentre Bowman dice “testa”. Esce croce.
Nella stiva, Poole in tuta spaziale si prepara a uscire con la capsula, Bowman lo guarda dal monitor nel modulo di comando, e lo stesso fa HAL, la cui soggettiva è ripresa con il grandangolo. Poole si dota di alcuni strumenti e dà a HAL gli ordini necessari, si assicura della buona ricezione della radio e riprende a dare indicazioni al computer. Infine la capsula lascia la stiva. Osservato da Bowman, a sua volta visibile dal finestrino del modulo comando, Poole manovra le braccia meccaniche della capsula per prelevare il pezzo difettoso dell’antenna e sostituirlo con uno nuovo. HAL conferma il buon esito dell’operazione. Ancora Bowman guarda Poole dal monitor e Poole lo vede dal finestrino. Poole compie con successo la manovra di rientro, sempre aiutato da HAL.
Poole esamina il pezzo dell’antenna sostituito, poggiato su un tavolo. Bowman lo raggiunge e il collega gli dice che lo ha esaminato 4 volte e a fondo, senza trovarci alcun difetto.
Nella centrifuga, Bowman dorme mentre Poole osserva un asteroide. HAL lo chiama per dire che ha trovato un altro guasto nell’antenna. Poole, perplesso, gli ricorda che il precedente allarme si è rivelato inutile, ma HAL gli mostra un diagramma dell’astronave con il punto difettoso; Poole non ci trova niente di strano, e HAL insiste che il danno si trova nella procedura d’assemblaggio e si manifesterà nel giro di 72 ore.
Quando “al mattino” Bowman si sveglia, Poole gli riferisce del nuovo allarme del computer. Benché incredulo, Bowman afferma che non c’è altra scelta che eseguire una nuova riparazione.
La scena che segue è una replica della scena della prima riparazione, più concisa e ripresa da angolazioni diverse. Anche stavolta il congegno sostituito si rivela senza difetti. Il problema a questo punto sembra essere HAL stesso, dice Bowman a Poole.
Interpellato sulla Terra, il Controllo Missione si mostra rassicurante: probabilmente si tratta di un comportamento “nevrotico” tipico dei computer coevi di HAL, cioè fissarsi su un singolo problema immaginario, senza però compromettere l’integrità generale della missione.
Durante una partita a scacchi con HAL, Bowman decide di affrontare l’argomento con “lui”, ma il computer ribadisce che i due componenti avrebbero smesso di funzionare nel giro di poco tempo, e che comunque “lui” è programmato per non commettere sbagli, quindi è impossibile che abbia torto. E comunica la presenza di un terzo elemento difettoso nell’antenna.
Bowman manda un messaggio al Controllo per chiedere l’autorizzazione a disconnettere HAL 9000, e di sostituirlo con controllo informatico diretto dalla Terra, perché lui e Poole considerano il suo atteggiamento inaffidabile e pericoloso. In attesa della risposta i due pranzano. Arriva la risposta dal Controllo, ma presto si interrompe. HAL comunica che si sono avverati i suoi timori, e Bowman conferma che il collegamento con la Terra non funziona. I due uomini allora si ricredono su HAL e gli chiedono scusa: la loro fiducia in lui è ristabilita. Bowman e HAL cercano più volte di ricollegarsi alla Terra, ma senza esito. Allora si decide di operare la terza riparazione, con l’ultimo pezzo di ricambio disponibile. Le operazioni si ripetono, ma stavolta c’è un inconveniente: i bulloni sono troppo stretti, anche per le braccia meccanica della capsula. Poole allora esce dalla capsula per operare di persona, ma mentre lavora i motori della capsula si azionano all’improvviso, il mezzo scatta in avanti e investe Poole, uccidendolo all’istante, e poi continua la sua corsa per andare a schiantarsi contro l’antenna, distruggendo il telescopio d’allineamento. La navicella si perde nello spazio, seguita dal cadavere di Poole e da alcuni frammenti. Bowman cerca di comunicare con lui ma invano, mentre il suo corpo s’allontana inerte.
Seguiamo la soggettiva grandangolare di HAL. Bowman mangia al tavolo della centrifuga, poi fissa l’obiettivo di HAL. Si passa alla soggettiva dell’astronauta e sul display la Terra non è più al centro. Dopo una specie di scambio di “condoglianze” e un ricordo di Poole, Bowman chiede a HAL di dargli il manuale di controllo dell’ibernazione. Il computer gli chiede se vuole risvegliare i dormienti. Sì, risponde l’uomo. HAL si rifiuta, non ritenendolo necessario. Ne segue una concitata discussione, in cui HAL minaccia di assumere il controllo della nave. Bowman replica con la minaccia di disconnettere HAL. Al che, HAL cede e gli fornisce il manuale. Bowman si sposta nell’“ibernacolo” e comincia l’operazione di risveglio, “i cui dettagli devono ancora essere elaborati”, dice il testo.
Un’altra soggettiva di HAL. La porta della camera stagna si attiva e si apre, e lo stesso fanno la porta del modulo di comando, della centrifuga, del boccaporto. Il suono di un’esplosione accompagna lo svuotamento dell’aria dalla Discovery. Bowman si ritrova schiacciato contro una parete della centrifuga, ma riesce ad azionare l’apertura di un locale d’emergenza e a entrarci. Al suo interno ci sono una riserva d’aria, due tute spaziali e un kit d’emergenza. La Discovery continua il suo viaggio nello spazio, ma le sue luci sono spente e il boccaporto aperto.
Bowman esce dalla sala d’emergenza indossando una tuta spaziale, con una torcia in mano. Raggiunge l’ibernacolo e scopre che i suoi tre ospiti sono morti. Al buio, attraversa la centrifuga ed entra nella zona di controllo del computer, priva di forza di gravità, dove l’uomo si sposta in sospensione. HAL dice che ci sono stati “problemi” nel sistema criogenico e nelle porte dell’astronave. L’uomo non risponde e comincia a disinserire le unità rettangolari che compongono la memoria del computer, che così fluttuano per la grande stanza. Il tono e le domande di HAL si fanno sempre più preoccupate man mano Bowman continua la sua operazione, ma lui lo ignora. Le parole di HAL si fanno sempre più infantili e imprecise fino a che si spengono del tutto. Bowman si sposta quindi in un’area detta di “energia e sopravvivenza in caso d’emergenza” e da lì riaccende le luci. Poi aziona un’altra tastiera per i controlli manuali e chiude le porte. Poi va in stiva, dove prende un’antenna e un telescopio di riserva. Una dissolvenza e si torna alla centrifuga, dove le attività sono ripristinate.
Il dr. Bernard del Controllo Missione è in collegamento e rassicura Bowman che la missione continua senza particolari pericoli. Poi interviene Simonson, che dà una possibile spiegazione del comportamento di HAL 9000, pur ritenendola “speculativa”. Quando Poole gli chiese riguardo allo scopo della missione, HAL rispose con una bugia, così come gli era stato ordinato per ragioni di sicurezza. Il piano originale prevedeva che Bowman e Poole sarebbero stati informati del vero scopo dal Comandante Kaminsky, uno dei tre ibernati, dopo il suo risveglio. Ma così HAL visse un conflitto fra l’aver detto una bugia e la sua programmazione originale: dire sempre la verità. Questa contraddizione gli fece perdere la fiducia negli esseri umani, al punto da vedere in loro dei nemici da cui difendersi, spingendolo a commettere quegli omicidi. La parola torna a Bernard, che mostra a Bowman un video che avrebbe vedere al risveglio di Kaminsky. Nel video il dr. Floyd spiega che il 21 aprile 2001, 13 mesi prima dell’inizio del viaggio verso Saturno, nel cratere Tycho era stato scoperto un monolite sepolto da una civiltà aliena 4 milioni di anni prima, e che una volta disseppellito era stato azionato dalla luce solare, emettendo un potente fascio radioattivo verso Saturno. Perché costruire un congegno a energia solare per poi nasconderlo al Sole? Impossibile saperlo, ma la spiegazione ritenuta più plausibile è che si trattasse di un congegno d’allarme. Ma allarme per quale pericolo? E i suoi costruttori come potevano sapere se e quando sarebbe stato scoperto dai terrestri? Altre domande senza risposta. Così i governi occidentali decisero di mandare un’astronave verso la meta di quel fascio radioattivo per investigare, partendo dal presupposto precauzionale che le intenzioni degli extraterrestri fossero ostili. Floyd chiude il suo discorso mostrando una registrazione video della comparsa dei segnali audio nel TMA-1, descritta nella seconda parte del copione.
Seguendo le varie indicazioni temporali sparse qua e là nel testo, e se i miei calcoli sono giusti, questo briefing si svolge nell’ottobre 2002.
Pianeta Saturno. All’interno dei suoi anelli orbita un gigantesco monolito nero, rettangolare, con lo stesso aspetto e le stesse proporzioni del monolito sulla Luna (e solo ora conosciamo la sua forma), ma al suo centro c’è una fessura rettangolare di 150 metri di lunghezza. Attorno a esso gli ammassi di ammoniaca congelata che compongono gli anelli. La parte descrittiva recita:
“Il resto della sequenza è in fase di lavorazione da parte dei nostri scenografi. L’intento qui è presentare un impressionante, suggestivo ed esauriente senso di diversi mondi extraterrestri. La narrazione suggerirà immagini e situazioni.”
E infatti, da qui in poi il sonoro è del tutto composto da un lungo monologo della voce narrante, che racconta che il monolite gira attorno a Saturno, in attesa di quel momento, in cui “un’altra intelligenza fugge dalla sua culla planetaria”. La missione degli autori del monolite consisteva appunto in questo: vagare nello spazio alla ricerca di tracce d’intelligenza e favorirne lo sviluppo. E milioni di anni fa le trovarono sulla Terra, e agirono per svilupparle. Dopo migliaia d’anni d’osservazione abbandonarono la Terra, lasciando un legame sul suo satellite. Col passare dei secoli, superarono il loro stato fisico per diventare delle entità quasi spirituali, dei “reticoli di luce […] creature di radiazioni infine liberi dalla tirannia della materia”. E come “Signori della galassia, erano al di là della portata del tempo, […] potevano infilarsi come una nebbia sottile fra gli interstizi dello spazio.” Ora il monolite di Saturno, risvegliato da quello lunare, ha aspettato l’arrivo della Discovery, e al suo ingresso nell’orbita del pianeta riceve i suoi messaggi trasmessi con un codice numerico. Poi dalla nave parte un robot-sonda, che precipita nel buio del pianeta per trasmettere i dati raccolti alla nave madre. Poi esce una navicella, con un carico vivente (ovviamente Bowman, anche se non è nominato). Il monolite scruta fra i suoi ricordi e quando la navicella supera le ultime luci di Saturno e si perde alla vista, la narrazione ha una chiusura enigmatica:
“In un attimo nel tempo, troppo breve per essere misurato, lo spazio si voltò e si girò su sé stesso.”
FINE DELLA SCENEGGIATURA
Il film 2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick è talmente famoso che ci sembra inutile fare una disamina delle differenze e dei punti di contatto fra questa prima stesura e il film finito. Mi limito a considerare che questo copione è più simile all’omonima versione romanzesca, firmata dal solo Arthur C. Clarke, che infatti ha parecchie differenze rispetto al film. Sappiamo che la scrittura della sceneggiatura e del romanzo andarono di pari passo, e che nella prima prevalsero le opinioni e le idee del regista, mentre nel secondo prevalsero quelle dello scrittore: viene da pensare che la “sopraffazione” di Kubrick sulla sceneggiatura sia stata progressiva, mentre Clarke poté mantenere la sua visione nel romanzo. Due cose saltano all’occhio in modo prepotente: nella prima parte della stesura presa qui in esame, i paragrafi che ho definito “narrativo-letterari” si ritrovano nei primi 5 capitoli del romanzo, ripetuti quasi alla lettera, sia pure intercalati da altri passaggi, e in modo simile il lungo monologo finale del narratore si ritrova sparpagliato nei capitoli dal 37 al 40; in particolare la citata frase finale costituisce da sola un paragrafo del cap. 40.
[1] Faletti, Cesare: Abbiamo intervistato Arthur C. Clarke, Oltre il cielo n. 3, ottobre 1957
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Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano