Monginstory: I miei Mondi
Le domande più difficili che mai mi siano state poste riguardano la mia passione per la fantascienza, come è nata, quando è nata.
Non lo so. È l’unica, vera risposta che posso dare.
Nelle mie memorie di bambino essa mi ha sempre tenuto compagnia assieme alla visione di cieli stellati, di immagini di pianeti, mondi fantastici così vicini nella fantasia, così lontani nella realtà.
Uno dei gesti ormai, forse, diventato più obsoleto in questa nostra cosiddetta civiltà moderna, è quello di levare gli occhi al cielo per guardare, per quanto possibile, la volta stellata.
È una visione sempre meno conosciuta e meno nota. Siamo talmente abituati ad avere questo spettacolo sotto i nostri occhi che, difficilmente, ci soffermiamo ad osservarlo ed anche quando possiamo farlo, l’inquinamento luminoso ci impedisce di ammirarlo in tutta la sua maestosa bellezza.
Ogni tanto i mezzi d’informazione comunicano la notizia d’avvenimenti astronomici particolari: un’eclisse di Sole o di Luna, un allineamento di pianeti, un bolide che s’infrange su Giove o una pioggia di meteore o, ancora, una cometa che attraversa i nostri cieli, perdendosi poi nell’infinito. Qualche volta ancora è annunciato il succedersi di un’impresa spaziale, imprese ormai ridotte solo all’invio di sonde automatiche su altri mondi, nell’attesa del giorno in cui l’uomo abbandonerà la sua stupida corsa agli armamenti e si dedicherà allo spazio attorno e dentro di lui.
Per ora si viaggia con la fantasia attraverso le stelle, abbiamo raggiunto quasi ogni angolo conosciuto della nostra galassia e ne abbiamo pure varcati i confini e ci siamo persi in un mare di nulla, con la fantasia abbiamo incontrato esseri mostruosi, bellissimi, viscidi, rettiliformi, abbiamo viaggiato attraverso civiltà preistoriche ed evolutissime ed esseri d’altri mondi sono giunti sul nostro pianeta con messaggi di pace o di guerra.
Per chi sogna, per chi è abituato a usare la fantasia, questi mondi fantastici sono il retaggio di un nascosto desiderio, di una speranza di non essere soli nell’universo e, sempre attraverso questi sogni, questi voli d’ingegno cinematografico o letterario, si formulano ipotesi, speranze e minacce.
Ho sempre amato l’astronomia e fin da piccolo osservavo il cielo, leggevo libri che nemmeno capivo ma pieni di fotografie e disegni. Ho sognato una luna nel cortile della mia casa e un cielo pieno di mondi e di colori e il mio desiderio di sapere si fermava e si ferma ai pochi, piccoli passi che l’uomo ha compiuto per esplorare lo spazio che lo circonda.
La fantascienza mi ha fatto sognare, l’astronomia mi ha fatto sperare, per me l’una è la fantasia e l’altra è la realtà e vivono, nel mio cuore, in perfetta armonia. Conoscendo l’una e l’altra ho cercato di tenerle separate nella mia mente, ma unite nella mia passione di sapere, di conoscere, di sognare.
I ricordi della mia gioventù sono pieni di questo abbraccio che per me vale un infinito e lo furono anche i miei sogni e ancora oggi ho vivido il ricordo di un sogno fatto da bambino, quando l’immagine della Luna e dei suoi crateri si frappose a quella del cortile della mia casa e mi apparvero anche colori indescrivibili che sembravano danzare nel cielo stellato.
Mio padre fu probabilmente la miccia che innescò i miei sogni, quando si accorse della mia ansia di divorare libri riguardanti l’astronomia e fu così che mi regalò “Le Meraviglie dell’Universo”, un volume edito dalla Nerbini di Firenze di Italo del Giudice, un’opera, come è riportato nella prima edizione, premiata alla Reale Accademia d’Italia.
Il libro pubblicato nel 1939 non era certamente alla mia portata, ma le bellissime e suggestive fotografie m’incantarono. Avevo quel volume sempre appresso, portandolo con me anche in vacanza al mare, più precisamente a Cesenatico, dove andavo sempre con i miei e mio padre si soffermava spesso a spiegarmi, nel modo più chiaro possibile, quello che il testo riportava.
Conservo ancora quel libro e posso rendervi testimoni, con precisione, di quanto m’incantarono le fotografie del pianeta Marte, riprese in periodi che andavano dal 1894 al 1925 che mostravano cambiamenti meteorologici e stagionali verificatisi su quel mondo lontano.
Erano fotografie prese con il telescopio e certamente non così nitide e spettacolari rispetto a quelle riprese, in seguito, dalle varie sonde e dai moderni telescopi posti ora in orbita attorno alla Terra. Eppure, io con la mia piccola lente d’ingrandimento, ero convinto di aver visto città e case tra quelle macchie sgranate, perciò osservavo con maggiore insistenza le stelle di notte, grazie a cieli ben più tersi di quanto non siano oggi, canticchiando una canzone da me inventata e che faceva più o meno così: “Cosa ci sarà in quei mondi sconosciuti…”
Sempre grazie a quel libro appresi l’esistenza dell’astronautica, cioè la scienza che studiava la possibilità di lanciare un uomo nello spazio e inoltre appresi che erano state scritte storie fantastiche sui voli umani, su pianeti sconosciuti e lontani e su mostri alieni.
Una di queste storie fantastiche s’intitolava “Dalla Terra alla Luna” di un certo Giulio Verne e narrava la storia di tre intrepidi viaggiatori lanciati nello spazio, verso il nostro satellite. Fu il primo libro che comprai.
All’epoca non era in uso il termine Fantascienza, che apparve per la prima volta nella Posta di Urania Rivista edita nel Dicembre del 1952, a pagina 83. La rubrica curata da un certo Selenita che, in realtà, altri non era che Giorgio Monicelli, creatore e fondatore di Urania e de I Romanzi di Urania e fu proprio in queste pagine che egli usò il termine fantascienza al posto di Avventura Fantastica, rispondendo alla lettera di un certo Riccardo Barrella e definendo Ray Cummings, uno scrittore di fantascienza americano…
Il primo Romanzo d’Urania apparso nelle edicole ai primi di ottobre del 1952, anzi, la data ufficiale sarebbe il 10 di Ottobre, s’intitolava Le Sabbie di Marte ed era firmato da un certo Arthur Clarke. Per la precisione non fu il primo tentativo in Italia perché la Mondadori, casa editrice di Urania, fu preceduta, nel maggio dello stesso anno, da Scienza Fantastica che durò purtroppo solo pochi numeri e ben pochi si accorsero della sua esistenza. Solo successivamente ne fu riconosciuto il ruolo di prima arrivata.
Io non mi ero accorto dell’uscita di Urania.
Allora il mio tempo passava tra mediocri risultati scolastici, i modellini di aerei che mio fratello pazientemente costruiva e le riviste come Epoca che presentavano coloratissimi disegni di razzi che avrebbero portato non solo l’uomo nello spazio, ma attraverso altri mondi in una grande galoppata senza fine.
A proposito di risultati scolastici: questo è un triste capitolo della mia vita perché, alla fine, ho conseguito uno straccio di Diploma Magistrale a calci nel sedere; precedentemente, giustificai i miei pessimi risultati alle medie, con il fatto che esse erano il fondamento di tutta la struttura scolastica, ragion per cui dovevano essere fatte bene… solo che impiegai nove anni per farne tre. Ottimo esempio di approfondimento, non vi pare?
Altri libri di Astronomia entrarono nei miei scaffali: Fra le Stelle di Fede Paronelli, storia di una ragazzina con gli occhi pieni di stelle, che divenne in seguito una valente astronoma. In gioventù essa ebbe come paziente maestro il padre e la cosa mi ricordava molto la mia situazione. La grossa differenza stava nel fatto che io ero un formidabile somaro in matematica e questo, per chi vuole occuparsi di astronomia, non è il massimo della libidine…
La Scoperta del Cielo di Livio Gratton e Meraviglie dell’Universo di Ugo Maraldi, con i suoi bellissimi e suggestivi disegni a colori di paesaggi fantastici, furono un ulteriore regalo di mio padre che conservo ancora con affetto.
Vanni Mongini
Tra i maggiori specialisti mondiali di cinema SF (Science Fiction) è nato a Quartesana (Fe) il 14 luglio 1944 e fino da ragazzino si è appassionato all'argomento non perdendosi una pellicola al cinema. Innumerevoli le sue pubblicazioni. La più recente è il saggio in tre volumi “Dietro le quinte del cinema di Fantascienza, per le Edizioni Della Vigna scritta con Mario Luca Moretti.”