Il casco delle idee
«E così questo è il tuo segreto?» disse Maylo rigirandosi in mano un semplice elmetto collegato con cavi a un apparecchiatura informatica.
«Proprio così,» rispose Omer, con aria compiaciuta. «Un bel giorno… BAM!… mi viene l’idea di questo coso. Così di botto, senza preavviso, senza che ci avessi mai pensato. Non so. Il cervello mi andava a mille.»
«E come si usa?»
«Niente di complicato,» rispose l’inventore. «Lo metti in testa e dopo un secondo ecco che arriva un’idea.»
«Ma cosa devi fare? Devi pensare a qualcosa?»
«Non funziona così. Non c’è modo di dirigerlo in alcun modo. Decide il casco che idea fornirti, ma è sempre maledettamente buona.»
«E così qui è nato tutto?»
«Sì. Il televisore olografico immersivo, il manipolatore della gravità…»
«E il motore Alcott, non dimentichiamolo. Wow! Terra-Luna in dodici minuti…»
«Sì,» ammise l’amico. «Invenzioni fondamentali. Ma di molte di esse in realtà io ho brevettato solo alcuni componenti centrali, poi altri hanno completato il lavoro.»
Poi aggiunse: «Non vuoi provarlo?»
Maylo lo guardò interdetto: «Davvero? Posso?»
«Non morde…»
«Ma non hai paura che… che ti rubi una delle tue preziosissime idee?»
«Non mi ruberesti proprio nulla,» fece quello. «Le buone idee sono infinite. E se togli uno a Infinito…»
«Resta sempre Infinito,» concluse Maylo fissando il casco che teneva in mano e che ora gli pareva ancor più magico.
«Però, mi viene un dubbio,» fece spostando lo sguardo dal casco al suo amico inventore, in modo alternato. «Forse il vero mistero di tutta la faccenda…»
«Spara…»
«Beh, per tua stessa ammissione, non offenderti… Prima di inventare questo aggeggio, la tua mente era come quella di chiunque altro. Solo quella di un bravo tecnico. Ma allora, com’è possibile che tu lo abbia creato? In fondo è questa la tua più grande invenzione…»
«Hai ragione. Non ho mai capito com’è stato possibile.»
«A meno che…»
«Spara…»
«No. È assurdo.»
«Tu dillo lo stesso, sono aperto a ogni ipotesi.»
«No… Pensavo… E se le onde del casco potessero anche viaggiare all’indietro nel tempo?»
«Affascinante…» ammise Omer. «Però, se ci pensi… In questo modo il casco avrebbe inventato se stesso.»
«Naaa,» ammise Maylo. «Sarebbe un paradosso. È proprio un idea cretina.»
E si mise il casco.
***
Cinquemila anni prima, Udhrhu il cavatore stava seguendo soddisfatto il lavoro degli schiavi, che procedeva veloce come non mai.
In passato, i suoi uomini dovevano spostare i giganteschi massi che servivano alla costruzione del Tempio, spingendoli e tirandoli faticosamente lungo l’argine fangoso del fiume. Ci volevano mesi. Per non parlare dei tratti secchi per arrivare al fiume dalla cava e poi per andare al sito del Tempio dal fiume, solo quelli prendevano metà del tempo.
Ora bastava una settimana circa, passando per il tragitto più breve; da quando gli era venuta l’idea di far scivolare i massi su tronchi che venivano regolarmente spostati da dietro a davanti al masso.
Una vera rivoluzione, pensava e poi si chiedeva:
Ma come mai non ci ho pensato prima?
© Giorgio Sangiorgi 2023
L’immagine di copertina è © Giorgio Sangiorgi
Giorgio Sangiorgi
Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.