Ricavato dal pieno secondo Davide Formenti
Ricavato dal pieno è un romanzo (il primo) di Davide Formenti e qui ne parliamo perché è davvero un buon romanzo e soprattutto un romanzo originale e molto divertente.
Avevamo conosciuto Davide con due brevi racconti pubblicati proprio qui, su Cose da Altri Mondi e devo dire che lo stile e la fantasia di Ricavato dal pieno non era ancora intuibile in quelle due prove.
I fatti avvengono in un futuro più o meno prossimo, ma non vicinissimo. L’Italia è diventata una potenza tecnologica su certi argomenti: qui si parla di nanotecnologie.
Dovete sapere che la più incredibile e potente azienda del mondo in nanotecnologie risiede a Ferrara ed è gestita dal proprietario signor Lonicera.
Costui non sembra essere né dottore, né ingegnere, ma ha un pelo sullo stomaco alto così, parla principalmente in dialetto ferrarese con fior di scienziati del suo gruppo, o con fior di imbecilli che credono di essere scienziati. Fate voi!
Il preferito dal signor Lonicera è il signor Pigeon, un incredibile imbecille che è però in grado di dire molte parole senza nessun senso, dando l’impressione di essere molto articolato: “Ovviamente terremo in considerazione tutte queste osservazioni, sicuramente ne faremo buon uso e quanto prima saremo in grado di dare una risposta efficace che dissipi ogni perplessità.”
I personaggi sono tutti diversi e Davide Formenti li tiene per i fili molto bene.
Più che spassose le frasi pronunciate dal signor Lonicera in ferrarese e puntigliosamente tradotte dall’autore, con un minimo di censura: “Caz! Boia d’un caz e stracaz!” (Accidenti! Accidenti alla miseria!).
O anche qualcosa di più ordinario: “Avì mai let cusa ghè scret in slà porta dal bagn ad front al scal? Ah?” (Vi siete mai soffermati a osservare il cartello appeso alla porta del bagno antistante le scale? Suvvia, dite un po’).
Queste traduzioni sono la cosa che più mi fa ricordare Don Camillo e Peppone del buon Guareschi. Sia per il tono, sia per la zona in cui tutto succede.
La trama c’è, ma è decisamente qualcosa sullo sfondo. La parte importante sono i personaggi, tra cui un’intelligenza artificiale che si chiama GINA, acronimo di Guida Inferenziale alla Nevrosi Aziendale e che ha sicuramente preso la mano dell’autore, palesemente innamorato di lei!
Davide, raccontaci un po’ chi sei.
Sono un appassionato di tutto ciò che è scienza, ma prima ancora, una persona estremamente curiosa: è la curiosità il motore che mi stimola. A parte questo incipit da Miss Italia, nella vita sono responsabile di un gruppo di ragazzi che sviluppano software per automazione industriale, io li chiamo ‘i miei Cavalieri Jedi’. Sarei anche responsabile della ricerca e sviluppo dell’azienda per cui lavoro, ma questo è solo un effetto collaterale. Poi c’è la scienza: ho iniziato a 12 anni a interessarmi di astronomia, astronautica, chimica, paleontologia, mineralogia… finché un bel giorno mi sono iscritto a ingegneria elettronica e dal 1992 ricopro questo ruolo. C’è voluto il terremoto del 2012 e la pandemia del 2019 per far uscire allo scoperto la mia vena narrativa. Diciamo che a oggi dedico 40 ore settimanali al lavoro poi mi immergo nella scrittura e qualche volta ci scappa pure il tempo per andare ad arrampicare in parete. Mi è anche stato chiesto di fare divulgazione scientifica sperimentale (astronomia, meteorologia, elettricità) a ragazzi di una scuola media locale. Bellissima esperienza… dovrei finire a novembre anche se so che alcune Biblioteche, venute a conoscenza della cosa, si sono già prenotate per il 2023. Avrei bisogno di una dilatazione relativistica del tempo!
Senti. Se posso dirlo, non ho del tutto apprezzato il finale un po’ negativo del romanzo…
Mi incuriosisce capire, perché dici che il mio romanzo finisce male. Il nostro universo ne esce quasi indenne, certo non con un atto volontario, ma per un fortuito evento del destino. Inizio e fine si chiudono su loro stessi (la nutria Ofelia salva la vita del signor Lonicera e la ‘macchina infernale’ porta a uno stato inflazionato dello spazio-tempo che…). Il fatto che alla Lonicera Enterprise e ai suoi eroi non venga riconosciuto il giusto merito di ciò che succederà all’universo appartiene alla cruda realtà, il più delle volte è proprio ciò che accade nel mondo vero.
Ecco! Lasciamo le cose così: secondo me il finale spiegato in questo modo servirà solo a vendere più libri. Se me lo avessi detto subito, ora non starei più nella pella per andare a leggere tutto il resto.
Forse un finale un pochino ‘sbrigativo’, ma ho portato il lettore all’apice e poi gli ho ‘tirato una secchiata d’acqua’.
Non ti è mai venuto in mente di fare un libricino con tutte le frasi ferraresi del testo e la loro traduzione?
Bella idea, magari aspetto di scrivere qualche romanzo in più dato che la lingua dialettale sarà sempre presente nella mia narrativa. Anche nel secondo libro ho creato un paio di personaggi che potrebbero piacerti. Magari qualche purista del genere potrà scandalizzarsi, ma l’idea di traghettare il dialetto nel futuro mi è sembrato un modo per non dimenticare da dove siamo partiti e al contempo dare un pizzico di comicità ai miei personaggi.
Ti dispiace spiegare meglio che cosa stai facendo con Vanni Mongini?
Con Vanni, l’ho ribattezzato ‘Magister’, stiamo aggiornando un suo saggio dedicato ai suoi tre mondi: astronomia, astronautica e filmografia di fantascienza. Il testo originale è stato pubblicato nel 2015, ma molto è successo in questi tre mondi negli ultimi sette anni, per cui Vanni ha espresso il desiderio di farne una seconda edizione con una nuova veste editoriale e ha chiesto a me di curare la parte scientifica/tecnologica. Ne sta uscendo un bel lavoro! Un’anticipazione: nel saggio inseriremo anche un certo numero di foto inedite di modellini gelosamente conservati nella casa-museo del Magister.
So che hai un secondo romanzo in ebollizione. Ci dici qualcosa?
In effetti ho già scritto sette capitoli del secondo romanzo e per chi ha letto ‘Ricavato dal pieno,’ sa che i miei capitoli sono abbastanza corposi, per cui quelle 200 pagine sono belle che pronte! Non è il seguito del primo, ma uno spin-off: ho scelto di ritornare indietro di circa trent’anni rispetto all’ambientazione del primo; ora siamo nel 2030 e vado a narrare della nascita di uno dei ‘personaggi’ del primo romanzo. Quando lo leggerete vi chiederete se l’ho scritto sotto l’effetto di qualche sostanza psicotropa… è un connubio di scienza estrema e fantasia che vanno a spiraleggiare attorno alla trama del romanzo… pensa che l’ho concepito in dieci minuti davanti a un boccale di birra! Mi sto divertendo un sacco a scriverlo.
Vedo che il libro è stato pubblicato in proprio, attraverso Youcanprint. Hai provato a contattare degli editori per farti pubblicare?
Diciamo che prima di decidermi a fare auto-pubblicazione ho controllato vari siti on-line di editori, ma mi sentivo ‘fuori luogo.’ Mi spiego meglio, io non sono nessuno nel settore, per cui non vedevo per quale ragione un editore dovesse concedermi una possibilità. Quindi anziché inviare svariate e-mail senza arrivare a nulla e aumentare il mio stato depressivo, ho preferito auto-pubblicarmi. Ho anche conosciuto un’amica scrittrice che ha pubblicato con una casa nota spendendo cifre assurde oppure ho conosciuto un editore locale che mi ha chiaramente detto che il ‘genere fantascientifico non va molto’ e se avevo nel cassetto qualche cosa che potesse ravvisare un romanzo giallo… ‘quello sì, che è un genere che va.’ Ho trovato in Youcanprint un partner estremamente valido e professionale.
Cosa ne pensi dei possibili premi letterari? Sai che pubblicando in proprio sei praticamente escluso da quasi tutti i premi, come il Vegetti, o il Premio Italia?
Ne penso bene, sono un ottimo strumento per avere visibilità. Da inesperto del settore, lo scorso anno ho iscritto il mio romanzo a diversi concorsi di narrativa ‘generica’, ovviamente non sono arrivato a nulla. Ho capito solo dopo quali erano i concorsi su cui avrei dovuto concentrarmi… errare humanum est! Ho avuto soddisfazione con i miei racconti; il primo è stato inserito in un’antologia, il secondo pure e con il terzo mi sono classificato primo nella sezione adulti… e non erano concorsi dedicati alla narrativa fantascientifica anche se io ho mantenuto la mia posizione di scrittore di storie del futuro prossimo a venire. Mi dispiace se non potrò iscrivere il mio prossimo romanzo a questi importanti premi; a meno che nel frattempo un qualche editore non si faccia avanti, io continuerò con Youcanprint e mi promuoverò sul territorio italiano andando a bussare alla porta di Biblioteche e Librerie per avere la possibilità di fare eventi e far conoscere non solo la mia narrativa, ma anche diffondere la cultura fantascientifica. Per aspera ad astra!
Aspettiamo un tuo racconto da pubblicare anche qui, si Nuove Vie. Che dici?
Certamente, ho qualche cosa che potrebbe piacerti. Si chiama MIRCO, è stato inserito in un’antologia di racconti, perché degno di nota. Guarda caso parla di nanomacchine a cui ho aggiunto un pizzico di meccanica quantistica… la uso sempre per insaporire la storia. Se vuoi, te lo passo. Per nuovi racconti c’è da aspettare un po’, devo finire il saggio e vorrei anche completare il mio secondo romanzo.
Allora! Aspetto con ansia il tuo racconto MIRCO. Ti prego, al più presto.
Dunque. Con Davide Formenti ritroviamo l’annoso problema della fantascienza, per lo meno, in Italia: capita sempre più di trovare i buoni romanzi solo in versione auto pubblicata, mentre quelli degli editori ufficiali il più delle volte non soddisfano il lettore medio.
Probabilmente è sempre stato così: ufficialmente abbiamo parecchia robaccia, mentre sotto, sotto c’è moltissimo fermento.