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Il cervello di creta

Il cervello di creta

 

«Prego, signora, si accomodi.»

La donna che entrò nello studio del medico aveva un aspetto giovanile. Varcò la soglia muovendosi lentamente e con lo sguardo fisso sul medico osservandolo mentre si dirigeva verso la piccola poltrona che l’uomo gli stava indicando con un cortese gesto della mano. Lei si sedette appoggiando la borsetta sul grembo e con lo sguardo che esprimeva ansietà fissò sul suo interlocutore.

«Posso offrirle una sigaretta, signora?»

La donna fece un gesto di diniego appena abbozzato scuotendo leggermente il capo.

Il medico che si era alzato per offrirle il pacchetto, si sedette di nuovo e fissò nuovamente la donna con i suoi profondi occhi grigi. Rimise il pacchetto di sigarette nel cassetto della scrivania e intrecciò le dita appoggiando i gomiti sul tavolo; poi si rivolse a lei con voce bassa ma nitida:

«Sta entrando adesso in sala operatoria.»

La donna annuì nuovamente in silenzio e guardò l’orologio sul muro sopra la scrivania del dottore. Poi, con voce rauca e tesa, gli chiese:

«Ci vorrà molto?»

«Non molto.»

«Lei… lei si starà chiedendo – replicò la donna – perché ho chiesto di poter parlare con lei…»

«Se ha cambiato idea…»

Lo interruppe scuotendo la testa e con un gesto della mano, poi tornò a stringere tra le dita la sua borsetta nera:

«La prego – gli rispose – non aggiunga nulla, voglio tornare indietro nel tempo, desidero raccontarle tutto.»

Il medico annuì, riaprì il cassetto della scrivania, riprese in mano il pacchetto di sigarette e ne accese una appoggiandosi allo schienale della poltrona osservando la donna che con voce bassa ma decisa e dopo essersi schiarita la voce, riprese a parlare:

«Quell’uomo…– esitò ancora un attimo e poi riprese – quell’uomo che stanno operando… io lo amo.»

Rimase in silenzio per un momento per vedere l’effetto che le sue parole potevano aver prodotto quasi più a sé stessa che al dottore, poi riprese a parlare:

«Lui…lui…anche lui mi ama… L’ho conosciuto l’anno scorso, non ha importanza come e ci siamo trovati subito bene assieme e non subito nel modo come lei potrebbe pensare, anzi all’inizio passavamo lunghe ore a parlare, a fare passeggiate… niente di male o di strano, insomma. Parlavamo delle cose più strane, dalla politica, lo sport, le conquiste della scienza e mi mostrava le stelle indicandomele con un dito ed ognuno di noi cercava di conoscere l’altro… insomma: io stavo bene in sua compagnia e lui, lo vedevo e lo capivo, ricambiava questa amicizia che diventava sempre più profonda. Era sposato, me lo aveva detto subito, e mi disse anche che non andava d’accordo con sua moglie e non ho dubbi che fosse vero… non lo diceva senza una secondo scopo e mi raccontò molte cose su di lei… e su di lui.»

Si protese in avanti sulla poltrona appoggiando una mano sulla scrivania:

«Forse…forse lei non può capire… Mi disse anche che le voleva… che le vuole bene… solo che non l’amava più nella percezione, nella sensazione che si può dare a questa parola e poi, quando ci inoltrammo in questa conoscenza lui capì, quasi senza rendersene conto, che io potevo dargli quell’amore che sua moglie non era più in grado di dargli e capì anche che poteva amarmi veramente… so che sembra una storia come tante, forse confusa, ma è vera, reale…»

Lo squillo del telefono, sulla scrivania del medico, la fece sobbalzare. Lui allungò la mano per prendere il ricevitore, rimase in ascolto per pochi secondi rispondendo poi con un laconico “bene, grazie” poi riattaccò il ricevitore e rispose alla domanda muta della donna.

«Stanno operandolo adesso.» Disse.

La donna lo guardò per un istante come smarrita poi riprese la sua storia tenendo gli occhi abbassati e come se non fosse mai stata interrotta.

«Non aveva il coraggio di lasciarla. – Continuò – Questo per il bene che le voleva e che ancora le vuole, ma non può rinunciare a me e non voleva farlo per l’amore che prova.»

«Ecco perché siete venuti qui. Noi non chiediamo mai le ragioni: basta firmare la liberatoria.»

«Non è del tutto esatto, dottore. L’ho convinto io a farlo.»

Il medico alzò gli occhi dalla scrivania e sul foglio che aveva davanti dove stava disegnando dei ghirigori e rispose, sorpreso.

«Come?!»

«Standogli vicino, immagino, un qualcosa che abbiamo poi deciso assieme sia io che sua moglie per poter arrivare, finalmente, ad una definitiva soluzione. Siamo d’accordo che quella che perderà se ne andrà per sempre dalla sua vita.»

«Quale soluzione?»

La donna alzò nuovamente gli occhi fissandolo, ed esclamò:

«Non la conosce?»

«Non la conosco.»

«Non capisco. Avverrà quello che penso sia giusto che accada: vincerà il ricordo più forte… l’amore più forte.»

«Chiaro.»

«Non potevo continuare a vivere con questa… con questa cosa, questo vuoto dentro di me, con la mia sofferenza che era anche la sua… ho voluto parlarne con lei, dottore… dovevo parlarne con qualcuno.»

«Adesso ascolti me, per favore.  – Rispose in tono asciutto. – La plasmoencefalosi è una scienza nuova e in molti stati clandestina, quindi boicottata dall’ottanta per cento di tutti gli stati della Terra, senza parlare poi delle religioni. Il voler cancellare i ricordi tristi e sgradevoli di un individuo, di qualunque razza o religione sia, viene considerato fuori da ogni etica professionale, da quello che viene considerato il giuramento di Ippocrate. Oltre che un reato viene considerata, eticamente, una viltà, una mancanza di senso della responsabilità e di mancanza di coraggio di vivere, un coraggio che si deve possedere assorbendo e combattendo ogni forma di dramma o di sfortuna. Quindi cancellare i ricordi è qualcosa che io stesso non trovo umana, ma in questo paese è concessa ed io stesso sono pagato per farlo; ma questo non vuole dire che io approvi. Ora voglio che si ricordi e si ricordi bene quello che sto per dirle. L’uomo che uscirà da quella sala operatoria sarà un’immagine, una copia di quello che era un tempo… Non m’interrompa, la prego. Sia che ami lei, sia che ami sua moglie, voi gli avete tolto la capacità di soffrire e con quella la possibilità di cadere, di rialzarsi e di combattere, prerogativa prima delle possibilità e delle facoltà di ogni singolo individuo… Ma sul serio lei potrà essere soddisfatta dell’amore che quell’uomo potrà darle? Potrà davvero rassegnarsi se invece vorrà torna da sua moglie? Io credo di no e sa perché? Perché è stata creata una scappatoia che in realtà è una trappola, un palliativo che non può soddisfarvi e questo perché lei avrebbe potuto vincere lealmente ed essere felice o perdere e dimenticare, invece, in questo modo, lei non potrà che soffrire se lui la dimenticasse…»

«Dottore, io lo amo sul serio.»

«E io le credo, ma, ci pensi bene: lei potrà amarlo ancora e guardarlo negli occhi, nei gesti, nelle parole e pensare: “Sì, mi ama, mi ama veramente… è me che vuole vicino a lui.” In questo modo la sua vita sarà un continuo chiedersi: E se? Se l’operazione non fosse mai avvenuta avrebbe finalmente scelto lei o me? In questo modo, invece, tutti e tre avete barato con i sentimenti e il futuro. Non si può, mi creda, plasmare un cervello come si vuole. Si deve affrontare sempre ciò di cui si ha paura e combatterle queste paure per ottenere quello che si desidera e allora e solo allora, si ha veramente vinto. Non si dovrebbe mai fuggire la realtà e mi permetta di dirglielo: è da deboli, in alcuni casi anche da vigliacchi… Mi scusi, non è nelle mie abitudini fare delle prediche ma sentivo il dovere di dirglielo. Potrebbe essere necessario. Non abbia paura: in ogni caso l’operazione andrà bene.»

«Capisco il suo punto di vista ma per chi andrà bene, dottore, per me o per sua moglie?»

«Per nessuna di voi due, ma per lui… per lui senz’altro.»

Il telefono squillò nuovamente…

Vanni Mongini
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Tra i maggiori specialisti mondiali di cinema SF (Science Fiction) è nato a Quartesana (Fe) il 14 luglio 1944 e fino da ragazzino si è appassionato all'argomento non perdendosi una pellicola al cinema. Innumerevoli le sue pubblicazioni. La più recente è il saggio in tre volumi “Dietro le quinte del cinema di Fantascienza, per le Edizioni Della Vigna scritta con Mario Luca Moretti.”

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