La Pasqua per trentasei ore
Buona Pasqua!
Il prof. Rocco Salvemini rilesse i risultati. Non credeva ai suoi occhi: ce l’aveva fatta! – Ma chi? – chiese a se stesso, – chi?
Avrebbe potuto far tornare in vita un uomo del passato.
Rilesse puntigliosamente il tabulato. Reinserì, quasi fosse la prima volta e non la centesima, i dati bio-fisici, quelli astronomici e quelli logo-crono-sintetici. Poi diede il via all’elaboratore. Attese otto lunghissimi interminabili minuti. Ma il risultato fu lo stesso. Non potevano esserci dubbi. Era possibile. Una massa relativamente grande qual era quella del Sole doveva creare deformazioni al tempo, una vera distorsione temporale.
La più entusiasmante incredibile conseguenza era che, contrariamente a quello che tutti gli scienziati affermavano, il passato poteva essere mutato. Dal giorno prima sino a cinquemila anni addietro. Richiamando in vita qualcuno, purché non fossero passati più di cinque giorni dalla sua morte. Bisognava soltanto collocare il cursore tridimensionale su determinate coordinate spazio temporali e il gioco era fatto.
Il prof. Salvemini era un biochimico, esperto anche in fisica astronomica. Aveva scoperto che, ripercorrendo il tempo a ritroso, accadeva un fatto strano, era possibile avviare una mirata autogenerazione cellulare… una grossa parola per dire semplicemente che sarebbe stato in grado di ridare la vita a un essere umano poco dopo la sua morte e nel suo tempo. L’unico guaio è che l’esperimento avrebbe confuso tutto, anche il presente, quindi non sarebbe stato più in grado di ripeterlo. Insomma, avrebbe potuto intervenire una sola volta, richiamando in vita UN SOLO ESSERE UMANO
Si morse le labbra: CHI? Einstein? Alessandro Magno? Cesare? Mozart? Michelangelo? O suo padre? Chi?
Non aveva una risposta. Doveva anche fare attenzione. Un corpo bruciato non poteva essere richiamato in vita. Mozart… Mozart era finito in una fossa comune e ricoperto da tonnellate di terra praticamente subito dopo la sua morte. Se l’avesse richiamato in vita sarebbe morto soffocato. Non avrebbe potuto far rivivere Giovanna D’Arco, arsa sul rogo, ma Napoleone sì, non era stato sepolto immediatamente. Come Federico II…
Un brivido gli attraversò tutto il corpo. Fortuna che quella scoperta era stata fatta da lui. Metti che… che l’avesse fatta qualcun altro e magari avesse richiamato in vita uno Stalin… un… un Hitler… no, quest’ultimo no, era morto carbonizzato. Almeno così si diceva.
Scosse il capo. Era assurdo. Era stato più facile fare quella incredibile scoperta piuttosto che decidere CHI richiamare in vita. Uscì sul balcone dove la luce del tramonto illuminava le cupole e le torri degli innumerevoli ed eterogenei luoghi di culto di Roma.
No… doveva farsi una semplice domanda: doveva pensare a se stesso o all’intera umanità? A che sarebbe servito richiamare in vita un Verdi morto già molto anziano? Pensò ai grandi uomini. Ghandi, Luter King, Leonardo da Vinci. No… anche lui troppo canuto. Ma poi… quale certezza poteva avere? La sua scelta avrebbe mutato l’umanità in bene o… in peggio?
Il tempo passava, ma nessuna soluzione albeggiava convincente.
Rientrò che era buio. Si risedette per l’ennesima volta al computer.
Il cursore si muoveva in attesa di essere bloccato. Troppa responsabilità. Troppa.
Sì, avrebbe potuto rinunciare e dimenticare tutto. Ma un qualsiasi altro mondo sarebbe stato meglio di quel mondo senza nessun Dio. Troppe brutture, troppa cattiveria. Con l’ingiustizia dilagante.
Già, doveva farlo, ma perché avrebbe dovuto decidere lui? Non avrebbe ricordato nulla, il passato modificato avrebbe resettato anche la sua mente, cancellando tutto quello che sapeva e immettendo la nuova realtà, frutto d’un passato mutato.
Già, perché doveva decidere lui e non il… Caso che governava l’intero universo?
A caso premette il tasto bloccando il cursore.
Il Caso avrebbe deciso per lui.
Lesse sul display.
36 ore, più o meno.
Chi sarebbe rivissuto trentasei ore dopo la sua morte?
Peccato che non avrebbe mai conosciuto la risposta.
Qualcosa intorno cominciò a mutare.
* * *
Fu svegliato dalle campane della vicina Cattedrale.
Aveva la testa pesante e una strana sensazione di smarrimento.
Si alzò da letto, sbadigliò stirandosi e corse in bagno.
Si vestì con la solita meticolosità e si sedette al computer. Strano, l’aveva lasciato acceso. Spense l’apparecchio e pensò che sarebbe stato meglio uscire a godersi la splendida giornata.
Ancora le campane. Già, era la Domenica delle Palme.
Tra qualche giorno avrebbe dovuto sopportare la via crucis del venerdì santo con sua madre. Vabbè, gli toccava.
Poi Pasqua, con i suoi riti… ‘dopo tre giorni… resuscitò da morte…’
Prima o poi l’avrebbe detto a sua madre, la storia dei tre giorni era una balla. Gesù era morto, secondo la tradizione, nel pomeriggio del venerdì ed era risorto prima dell’alba di domenica.
Altro che tre giorni.
Fece rapidamente i calcoli…
Un giorno e mezzo.
Più o meno… 36 ore.
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Donato Altomare
Nasce a Molfetta nel 1951. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il Premio Urania, il premio della critica Ernesto Vegetti e otto volte il Premio Italia. Autore del genere fantastico è stato pubblicato dalla maggior parte degli editori. Nel maggio 2013 è stato nominato Presidente della World SF Italia, l’associazione italiana degli operatori della fantascienza e del fantastico.