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Dune 2021 in anteprima alla Biennale di Venezia

Dune 2021 in anteprima alla Biennale di Venezia

Sono passati 58 anni dall’uscita del classico di Frank Herbert, ‘Dune’.

Si tratta di un romanzo pluripremiato, uscito in origine sulle pagine della rivista ‘Analog’ che ha visto (con alterne fortune) sei seguiti firmati dallo stesso Herbert e innumerevoli spin off portati avanti dal figlio Brian.

A oltre 37 anni dalla prima zoppicante versione cinematografica di David Lynch prodotta da De Laurentiis basata su una visionaria (ma inattuabile) sceneggiatura di Alejandro Jodorowsky e finalmente nel 2021 esce una nuova mega produzione internazionale ricca, piena, coinvolgente e soprattutto fedele all’originale.

Complici l’estro magistrale di Denis Villeneuve e gli incredibili progressi nel campo degli effetti speciali che nel corso dei decenni hanno moltiplicato la perfezione tecnica azzerando o quasi i faraonici costi di una volta.

Il film dimostra, se mai fosse necessario, come un soggetto e una storia forti prevalgono coinvolgendo lo spettatore profondamente tanto che alla fine dei 155 minuti (passati senza mai guardare l’orologio… cosa che ad un festival cinematografico è cosa rara) arrivi alla fine capendo che sei soltanto a metà del racconto del primo libro della serie, piacevolmente sorpreso ma soprattutto impaziente di vederne il seguito (cosa che box office mondiale permettendo non avverrà prima di un anno o poco più).

Un cast perfetto, un montaggio efficace, una cifra registica come raramente se ne vedono, una scenografia e una fotografia in grado di rendere sensazioni ed emozioni fisiche sono gli ingredienti naturali di un successo annunciato che, lo preciso subito, nulla lascia al buonismo polically correct o alle inevitabili contaminazioni e suggestioni teen tanto care al cinema e alla televisione americana: specialmente quella made in Disney…

Infatti, non a caso, a produrre questo kolossal è la Warner.

Fughe, inseguimenti, duelli sono calibrati e funzionali alla narrazione e al divenire del personaggio di Paul Atreides cui un insospettabile Timothée Chalamet riesce a dare una forza e una verve in crescendo assolutamente unici.

Non che la madre, una bravissima e misurata Rebecca Ferguson, e tutto il resto di un cast stellare – tra gli altri Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Zendaya, Sharon Duncan-Brewster, Charlotte Rampling, Jason Momoa e Javier Bardem – siano da meno a mantenere alti un ritmo e una tensione narrativa scandita da calibrate pause.

Anche l’impatto degli effetti speciali e dei trucchi è forte non è mai massivo o gratuito come nel caso del sapiente dosaggio nella ora spettacolare ora funzionale apparizione dei grandi vermi della sabbia.

Preciso che raramente mi unisco in sala all’applauso dei colleghi a fine proiezione ma questa volta mi è venuto istintivo unirmi al moderato ma discreto gruppo di persone che ne hanno riconosciuto il valore.

La pellicola di Villeneuve arriverà in sala (ahimè doppiata) a breve e il mio consiglio se avete apprezzato il romanzo e siete dei fans di vecchia data è di non perderlo.

Sergio Giuffrida
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Classe 1957, genovese di nascita, catanese d'origine e milanese d'adozione. Collabora alla nascita della fanzine critica universitaria 'Alternativa' di Giuseppe Caimmi, e successivamente alla rivista WOW. Dai primi anni Novanta al novembre 2021 è stato segretario del SNCCI Gruppo Lombardo. Attualmente è nel board di direzione con Luigi Bona della Fondazione Franco Fossati e del WOW museo del fumetto, dell'illustrazione e del cinema d'animazione.

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