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Tenet… elo a mente

Tenet… elo a mente

Tenet.

Eh sì, non è il classico gioco di parole, ma in realtà manca poco.

Finalmente è uscito al cinema il film di C. Nolan, più volte posticipato per l’emergenza Covid.

Annunciato da una martellante campagna pubblicitaria, che aveva tenuto gli appassionati del cinema di Nolan sui carboni ardenti, dopo la visione, possiamo tranquillamente affermare che il film è si un kolossal (le riprese sono state effettuate in mezzo mondo grazie ad un più che adeguato budget), ma non un capolavoro.

Quindi è comprensibile la delusione dei fans, ma anche di chi, come lo scrivente, ha apprezzato le precedenti opere del regista londinese.

Il film, tecnicamente è impeccabile, ma questa è una consuetudine per Nolan, che preferisce ancora girare con pellicola analogica da 70mm, in formato Imax ed è restìo, per quanto è possibile, ad usare effetti speciali digitali (post produzione). In pratica l’aereo che si schianta contro un hangar all’aeroporto di Oslo è un vero aereo contro un vero hangar.

Tenetelo a mente perché sono sicuro che il film farà ancora parlare di sé, a lungo, soprattutto per la spettacolarità delle scene e per aver introdotto nel cinema e quindi nel cinema di fantascienza (anche se non è considerato tale), il concetto di inversione del tempo (o inversione temporale).

Trilogia di Batman (2005, 2008 e 2012), a parte -considero il secondo, Il cavaliere oscuro, uno dei migliori film sui supereroi, pur non ritenendo questo genere molto adatto alla versione in carne ed ossa (spettacolarità a parte). E The Prestige (2006), come l’esaltazione del gioco nella sua forma più adulta.

Nolan sembra prediligere le storie che mettono in evidenza alcune caratteristiche, se non esigenze dell’animo umano e della sua mente, a cominciare proprio da Memento (2000).

In Inception (2010) era il sogno, in Interstellar (2014) il viaggio, ai confini dell’universo e del viaggio dell’uomo dentro se stesso, infine con Tenet che, per dirla come il Protagonista è un viaggio «Tra coscienze e realtà multiple». Protagonista con la “P” maiuscola, perché è l’attore John D. Washington, figlio della star Denzel, che qui non ha un nome.

Forse, Nolan, ha creduto che lo spettatore si potesse maggiormente immedesimare?

Oltre all’inversione temporale e ai viaggi nel tempo, diversi altri concetti vengono enunciati, dal Paradosso del nonno (se viaggio indietro nel tempo e uccido mio nonno io non nasco, ma se non nasco come posso tornare indietro?), all’Entropia; dalle teorie dei fisici R. Feynman e John Wheeler, alla «manovra a tenaglia temporale», fino alla fisica e alla Seconda legge della Termodinamica per la quale: «lentropia, o il disordine, di un sistema sottoposto a determinati processi non possa mai, in alcun caso, diminuire, ma solo aumentare o al limite rimanere la stessa».

Infine, di Ipocentri (il punto dove viene fatto esplodere nel terreno un ordigno nucleare), di Algoritmi, in questo caso un meccanismo formato da nove elementi che, se riuniti sono in grado appunto di invertire il tempo.

Così ci possono essere persone invertite, la cui realtà è al contrario e oggetti invertiti, una pistola non spara il proiettile, ma questo esce dal buco del muro ed entra nell’arma.

Quello che devono impedire i due protagonisti – l’altro è l’ex vampiro Robert Pattinson (il prossimo Batman) -, detto in parole povere, è qualcosa di più potente della terza guerra mondiale nucleare: se la materia della realtà invertita, l’”aldilà”, andasse in contatto con la materia ordinaria, le due si annienterebbero a vicenda provocando una reazione che distruggerebbe tutto, pianeta compreso.

Ecco perché chi si sposta, attraversando i cosiddetti “tornelli”, da una realtà all’altra, si indossa una tuta protettiva e si è costretti a respirare da una maschera d’ossigeno.

Ora, il viaggio nel tempo è uno dei must della fantascienza, dal capostipite La macchina del tempo di H. G. Wells (romanzo del 1895) e della sua trasposizione cinematografica, da noi distribuita con il titolo: L’uomo che visse nel futuro (G. Pal, 1960), passando per la saga di Terminator, fino a Ritorno al futuro, dove nella seconda parte “Doc” Brown, spiega alla lavagna, a Marty il perché si sia formata una nuova linea temporale.

L’inversione temporale, spero si sia capito, è tutt’altra cosa e, onestamente non ricordo romanzi o film che trattano l’argomento che, come detto, Nolan descrive magistralmente nelle immagini e nelle sequenze: l’auto che si capovolge al contrario, la nave e i gabbiani in volo che sembrano andare in retro marcia, la lunga sequenza finale – forse un po’ troppo lunga -, della piccola guerra in cui le due squadre, quella “normale” è quella “invertita” che cammina anch’essa all’indietro, si battono per scongiurare il pericolo; le ricomposizioni degli edifici colpiti da esplosioni, e soprattutto il corpo a corpo che sembra ripreso al contrario, che anche sforzandosi, non si riuscirebbe a spiegare in dettaglio: assolutamente da vedere!

Per quanto riguarda invece gli oggetti impossibili, in grado di provocare disastri da fine del mondo, ci sono alcune corrispondenze: in Star Trek (il reboot del 2009, a firma di J. J. Abrams), compare la “materia rossa”, densa come il mercurio che, se messa a contatto con la materia ordinaria, può creare una “singolarità” cioè un buco nero in grado di risucchiare un intero pianeta.

Nel film Supernova (W.Hill, 1999), viene trovato un contenitore alieno contenente materia “a 9 dimensioni”, la fuoriuscita della quale provoca appunto l’esplosione del titolo, talmente potente da arrivare a distruggere parte dell’universo, Terra compresa.

Infine in Timecop – Indagine dal futuro (P. Hyams, 1994), si vede cosa succede se la stessa materia, nella fattispecie il corpo del cattivo di turno, entra in contatto con il sé più giovane: la formazione di una sostanza gelatinosa, tipo blob, che unisce i due corpi fino alla liquefazione totale.

«Viviamo in un mondo crepuscolare» è la parola d’ordine, e questo è assolutamente vero, non per quanto riguarda la risposta: «niente più amici al tramonto»; il tramonto del nostro mondo, della nostra civiltà, la bomba non scoppia perché fin quando ci sarà l’amore di ogni madre (nel film la moglie di Sator, che va a prendere il loro figlio a scuola): «È quella la bomba che può cambiare il mondo».

 

Nota dell’Autore: Dove non specificato le citazioni sono tratte dal film.

 

 

Leggete qui una completa analisi di questo trailer!

Giuseppe Nardoianni
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Appassionato di cinema, legato alla fantascienza e all'ufologia;, ha collaborato dal 2000 come recensionista cinematografico, con Stargate, Stargate Magazine, Area 51, XTimes, e il quotidiano Cronache del Mezzogiorno (Salerno), Ha prodotto uno studio su Ufologia e Media per l'enciclopedia multimediale Armando Curcio.

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