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“LE GUIDE DEL TRAMONTO” DI ARTHUR C. CLARKE

“LE GUIDE DEL TRAMONTO” DI ARTHUR C. CLARKE

Le guide del tramonto!

Tanti anni fa… ero un giovanotto di belle speranze ed ero rimasto folgorato dalla visione di 2001: odissea nello spazio e poi dalla scoperta delle filosofie orientali. Infervorato, scrissi una lettera, proprio ad Artur C. Clarke, facendogli i miei complimenti e lamentando che il tema dell’evoluzione dell’uomo fosse così poco trattato dagli scrittori di fantascienza. Era un’asinata ovviamente, perché ci sono diverse opere sull’argomento, per esempio di Van Vogt o persino di Heinlein.

Guide del TramontoCome indirizzo sulla busta scrissi solo SRI LANKA ma miracolosamente la lettera giunse a destinazione e Sir Clarke mi rispose. Il mio inglese di allora, come quello di adesso, era parecchio stentato e quindi non so se lui intese la lamentela come rivolta anche nei suoi confronti, fatto sta che mi segnalò di leggere un altro suo romanzo intitolato: Childhood’s end. Ahimè, allora non c’era internet e solo dopo diverso tempo Ugo Malaguti mi spiegò che il romanzo era stato pubblicato da Mondadori nel 1955 (con successive ristampe, cui seguì un’edizione di Fanucci del 1991), col titolo: Le guide del tramonto.

Folgorazione sulla via di Damasco, il romanzo che avrei tanto voluto leggere… lo avevo già letto all’età di dodici anni, e mi era piaciuto moltissimo anche se non avevo certo potuto comprenderne le implicazioni.

Questo perché non solo Clarke, eminente scrittore e scienziato come tutti sanno, ha vissuto in India gran parte della sua vita ma era anche appassionato della cultura di quei luoghi. E, anche se la mia versione adolescente non poteva saperlo, quel romanzo era palesemente dedicato e ispirato alla visione di una delle figure più importanti della storia e della cultura del grande paese indiano: Sri Aurobindo.

Senza farla troppo lunga, Aurobindo unisce la spiritualità del suo paese alla visione evoluzionistica occidentale e preconizza la nascita di una nuova specie, che supera la razza umana tanto quanto essa ha distanziato quella animale. Una specie in grado di leggere il mondo come un libro aperto e per pura gnosi, come probabilmente di agire sulla materia in modo diretto e senza bisogno di tecnologie intermediarie. Una razza per cui l’errore, la malattia, la morte non hanno più senso di esistere.

Nelle mani di Clarke, tutto questo materiale, diventa la storia di una pacifica invasione aliena, condotta dal solo desiderio di agevolare e assistere alla nascita della nuova specie, facendo sì che il crepuscolo dell’umanità sia quanto più dolce possibile.

Anche nel lessico, la terminologia Aurobindiana viene direttamente evocata. E non a caso gli alieni vengono definiti, nel testo originale, Overlord; e questo perché Aurobindo definisce Overmind un piano superiore della mente, il piano nel quale abitano le divinità. Per Aurobindo, tuttavia, questo piano è inferiore al quello del Supermind, il che vuol dire che la specie che succederà all’uomo, secondo questa visione, sarà superiore agli stessi dèi.

Infatti il romanzo è, alla fin fine, dominato da due sentimenti: la tristezza della vecchia specie umana che, come sempre accade in natura, è destinata a scomparire; e quella degli Overlord (in italiano i Superni) che sanno che, pur essendo quasi onnipotenti, non potranno mai assurgere alle altezze dei nuovi esseri sopramentali.

Grande eccitazione da parte mia, lo comprenderete, quando nel 2014 vengo a sapere che, dopo infiniti tentativi mai andati in porto fin dagli anni ‘60, si stava realizzando una miniserie televisiva basata su questo romanzo. La serie, voluta da Matthew Graham, va in onda in tre puntate nel 2015 con la regia di Nick Hurran (Doctor Who, Il prigioniero, nel remake del 2009, Travelers, Altered Carbon).

Nel cast non ci sono figure di grande spicco, ma vogliamo citare Charles Dance (il Tywin Lannister de Il trono di spade) che irriconoscibile interpreta magistralmente Karellen (il rappresentante degli Overlord), e Colm Meaney (più noto come il Capo O’Brian di Star Trek TNG e DS9) che qui assume un ruolo da antagonista, anche se in una storia dove tuttavia cattivi non ce ne sono (cosa tutto sommato assai rara nella cinematografia americana).

La trama dell’adattamento è abbastanza fedele al libro. Ricordo che ci fu un po’ di polemica perché si era scelto di trasformare in un contadino uno dei personaggi principali ed il regista spiegò la sua scelta in questo modo: “Il libro è stato scritto in un periodo in cui la gente riteneva che i politici fossero migliori di noi comuni mortali e non credo che lo si pensi ancora ai giorni nostri. Ho pensato che sarebbe stato meglio se Karellen avesse scelto una persona che lavora in una fattoria invece di quella che sarebbe la scelta più ovvia, come il capo delle Nazioni Unite.

Le citazioni, poche, di 2001: odissea nello spazio sono doverose. Evidente invece il debito-credito con Indipendence Day; anche se l’idea dell’invasione di grandi navi soverchianti è di Clarke, del 1953 e quindi ben precedente al famoso film, i primi minuti del serial in oggetto sono evidentemente ispirati dal lavoro di Emmerich (il quale tuttavia non poteva certo negare il suo debito col Visitors del 1984). Appropriati i contributi filmati che servono a dare il senso dell’attuale disagio dell’umanità e delle storture che gli alieni voglio, giustamente, correggere.

Unico neo che devo rilevare sono certe scelte un po’ scontate e che provengono direttamente da Il villaggio dei dannati del 1960; inquadrature e una colonna sonora volte a creare suspense, che lasciano intravvedere nell’arrivo della nuova specie una sorta di oscura minaccia. Questo non era certo nelle intenzioni di Sri Aurobindo e neanche di Clarke. Tuttavia non si può non accettare il fatto che, per quanto illuminata e magnifica, una nuova specie dominante, per la vecchia che le deve lasciare il posto, rappresenti una sorta di catastrofe.

E, in fin dei conti, sono quelli della vecchia specie che stanno girando il film.

Guide del Tramonto

Giorgio Sangiorgi
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Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

2 Commenti

  1. Ricardo L. Garcia

    Anch’io ho scoperto Clarke da bambino, e scritto una lettera quando qualcuno mi ha datto il suo indirizzo a Sri Lanka. La sua risposta è un bellissimo ricordo.

  2. Gianfranco Sherwood

    Non sapevo delle connessioni con Aurobindo. Nella mia visione delle cose, tuttavia, conta di più il concetto di evoluzionismo cosmico. Alcune specie raggiungono i livelli del Monolito, altre sono destinate al suicidio. Ormai mi pare certo che gli umani abbiano imboccato la seconda strada. Peggio per noi e nulla di importante sul macrolivello. Inoltre – tenendo presente la terza legge di Clarke «Qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.» – sono giunto a conclusioni, come dire, estreme al punto che preferisco tenerle per me.

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