COMUNE THEODORE STURGEON
(Da “A – rivista anarchica n. 245“, maggio 1998)
Comune Theodore Sturgeon, di Vittorio Curtoni
Il cacciapalle si avvicina etereo, in punta di piedi. Pare quasi che leviti sopra il selciato.
Cerca di dare l’impressione leggiadra che, ritiene, farà colpo sui poveri imbecilli. Il muro di sbarramento è saldo dietro i suoi pensieri; trapanarlo non sarà una cosa semplice. Oggi più di ieri e meno di domani è il loro motto.
Compagnifratellitutt’uno, all’opera.
“Buongiorno a lei, mio caro telepate” esordisce. “Come il mio collega accennava un paio di giorni fa al suo confratello, l’operazione che vi proponiamo…”
“Io non siamo confratelli” lo interrompo. “Per favore, risparmi il suo dio e tutte quante le palle. Venga al sodo.”
Svirgola la testa in un inchino possente. “Come crede. Come credete. Dunque…” Estrae di tasca il proiettore e lo punta sull’aria. Appare, tridimensionale, l’immagine di un cervello umano. “È una cosa da niente. Basta interrompere i collegamenti neurali qui… e qui…” Zone rosse si accendono nella mappa cerebrale. “Ed è FATTA! Niente più telepatia! Basta con questa assurda comunione mentale! Libertà, libertà. Il singolo individuo…”
“Io siamo singoli individui” ribatto. Se solo quell’idiota di Corinne la smettesse di ridere come un’ossessa.
Giuseppefallastarezittac’èunlimiteatutto. CristoRobertaperchéticimettianchetu? D’accordovabenechegrandescopatal’altraseraperònonmipareilcasodiricordarloproprioadesso.
“E i vantaggi?” chiedo, cercando di restare serio. Dura, coi cacciapalle.
“Ma il libero mercato, amico mio! Amici miei!” L’urlo gli esce dalla gola col frastuono del Mar Rosso che si divide in due. Suppongosupponiamo. “Lei provi a immaginare di vendere uno shuttle usato a un telepate. Okay? Come fa a passargli sotto silenzio il razzetto direzionale che ogni tanto perde colpi? Il sedile con l’imbottitura un po’ troppo logora? Eh? Ditemelo voi.”
Losoiodoveficcargliquelrazzetto. Eliana, la solita pervertita.
“L’estetica della bugia!” urla il cacciapalle. Invasato dalla propria missione, non si rende conto che le mienostre orecchie non hanno bisogno di strilli. Forse gli serve uno psicanalista. “Il grande motore del nostro secolo! E di tutti i secoli della storia umana! E che cazzo!”
Tump, tump, tump. I mattoni del suo muro mentale stanno cadendo. Si apre uno squarcio di luce.
Daiforzadaccisottounpo’piùadestracosìvabenetulavoratiquell’angolinolìinaltolostiamofottendolostronzo.
“L’estetica della bugia. Interessante. Solo che noi non vendiamo shuttle, e a dire il vero non abbiamo nemmeno un mercato. Ognuno di noime produce in base alle proprie capacità e riceve in base alle necessità. Teoria antica ma sempre buona. Può persino portare all’autosufficienza, e infatti ionoi qui alla comune…”
Indietreggia a occhi sbarrati. L’invasione è totale; il povero idiota non ha più difese. Ci andiamovanno giù pesante.
Ehicacciapalletiricordilavoltachetuoziotihaammazzatoilcaneperchégliavevarovinatoleros eetuavevinoveannietuttelesuepallenonsonoserviteanienteelavoltachetuamoglietihabeccatoconquella…
L’estetica della bugia ha perso un po’ del suo fascino. Il cacciapalle indietreggia, gira sui tacchi, e scappa col solito ululato che ci tocca sentire tutti i giorni.
Uffa che barba. Ce ne fosse almeno uno un po’ più resistente e originale. Ionoi ne abbiamoho le palle veramente piene.
Vittorio Curtoni
Entrò nel mondo della fantascienza italiana giovanissimo, collaborando ad alcune delle prime fanzine italiane assieme a Luigi Naviglio, inizialmente suo mentore. Come scrittore si concentrò soprattutto su racconti, esordendo su una pubblicazione professionale nel 1966, con il racconto "Danzate, morituri!" sulla rivista romana Oltre il Cielo. Nei suoi ultimi anni diresse la nuova versione di "Robot," che aveva ripreso le pubblicazioni nel 2003, per la quale Curtoni ricevette il premio europeo del "Grand Prix de l'Imaginaire 2006." Nel 2011, l'anno della sua scomparsa, pubblicò la sua ultima antologia, "Bianco su nero e altre storie" (ed. Delos)