BRAINSTORM – GENERAZIONE ELETTRONICA, DI DOUGLAS TRUMBULL (1983)
Aveva grandi star, predisse la realtà virtuale, il regista era stato il mago dietro agli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio.
Diretto da uno dei più importanti e influenti artisti “visivi” della storia del cinema, la trama predisse l’invenzione della realtà virtuale con decenni di anticipo. La sceneggiatura fu scritta per presentare una nuova tecnologia di ripresa, progettata per cambiare il modo in cui vediamo i film. Una delle interpreti principali, una delle “leggende” di Hollywood morì misteriosamente prima della fine del film.
Il film, il “capolavoro”, che vogliamo farvi conoscere e, speriamo, convincervi a vedere o rivedere è Brainstorm -Generazione Elettronica.
BRAINSTORM avrebbe dovuto essere un blockbuster, ma non fu così .
Il regista, tre volte candidato all’Oscar, era Douglas Trumbull, un genio degli effetti visivi che aveva già lavorato su alcuni dei film più “monumentali” di tutti i tempi: era stato supervisore agli effetti speciali in 2001: odissea nello spazio (1968 ) di Stanley Kubrick; supervisore agli effetti visivi in Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg (1977), in Star Trek: The Motion Picture (1979) e in Blade Runner di Ridley Scott (1982).
Il suo ingresso nel mondo del cinema, come racconta egli stesso, fu quasi casuale. Illustratore negli anni Sessanta per la Graphic Films, piccolo studio che produceva animazioni e filmati istituzionali per la NASA, nel 1964, in occasione dell’Esposizione Universale di New York (New York World’s Fair), si vede affidato il compito di realizzare un film-documentario in Cinerama dal titolo To the Moon and Beyond.
La pellicola fu proiettata sulla cupola di un planetario, per la precisione sulla “moon dome”, alta all’incirca 30 metri. Una scelta che consentiva agli spettatori di provare un’esperienza audiovisiva intensa e coinvolgente grazie al perfezionamento dell’acustica, alle dimensioni più grandi di quelle di uno schermo classico e all’utilizzo di una frequenza di fotogrammi accelerata.
Accadde così che all’età di 23 anni Trumbull ricevette una telefonata con la richiesta di fissare un appuntamento: dall’altra parte dell’apparecchio c’erano Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke, colpiti dalle sperimentazioni visive della sua creazione. “Mi anima quel sentimento di conquista che procura l’esplorazione dell’ignoto,” affermò Trumbull in una delle tante interviste. E la celeberrima sequenza della Porta delle Stelle in 2001: odissea nello spazio lo sta a dimostrare: un trucco visivo che ha profondamente influenzato la sua visione del cinema, la sua carriera e il suo futuro, ma che, soprattutto, ha radicalmente cambiato il modo di percepire la fantascienza di addetti ai lavori e spettatori. L’assunto di partenza era estremamente semplice: rendere l’idea di una transizione tra lo spazio e il tempo verso un’altra dimensione.
Agli inizi degli anni Settanta, Trumbull si avventura nella regia con 2002: la seconda odissea e circa dieci anni dopo arriva Brainstorm. Il film aveva come interpreti Christopher Walken, che due anni prima aveva vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista, in Il cacciatore (The Deer Hunter); Louise Fletcher, vincitrice di un Oscar per il suo indimenticabile ruolo di Sorella Ratched in Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest); e Cliff Robertson, vincitore di un Oscar come miglior attore per il meraviglioso I due mondi di Charly (Charly) del 1968. Il ruolo di interprete femminile fu affidato a Natalie Wood.
La Wood iniziò all’età di nove anni, star in Miracolo sulla 34th strada (Miracle On 34th Street, 1947), continuò recitando in Gioventù Bruciata (Rebel Without a Cause, 1956) accanto a James Dean, nel classico di John Ford Sentieri selvaggi (The Searchers, 1956), in West Side Story (1961), diretto da Robert Wise, in Splendore nell’erba (Splendor In the Grass -1961) e molti, molti altri film.
Agli inizi degli anni Ottanta Natalie Wood era una delle stelle più amate nel mondo del cinema, anche a causa di una sua scelta di vita che negli anni Settanta l’aveva portata a rinunciare a molte pellicole perché divenuta mamma: aveva scelto di stare vicino alla famiglia. Brainstorm doveva essere il suo grande ritorno. A riprese quasi completate, lei e suo marito, l’attore Robert Wagner, invitarono Walken a fare un’escursione nel fine settimana a Catalina Island, lungo la costa Californiana, il paradiso naturale dove era stata girata la versione con Clark Gable de Gli Ammutinati del Bounty, a bordo del loro yacht, lo Splendor. La Wood morì in questa vacanza.
Vi fu un incidente a bordo, il suo corpo fu ritrovato sulle rocce del litorale di Catalina il 29 novembre 1981. Wagner dichiarò alla polizia che doveva aver battuto la testa ed essere scivolata in acqua nel cuore della notte. La morte fu giudicata accidentale dalla polizia di Los Angeles e dal coroner. Ma il caso era sospetto e, successivamente, fu riaperto.
Brainstorm, oltre che rilanciare la Wood, avrebbe dovuto anche rappresentare una tappa importante nella carriera del regista. Alla fine degli anni Settanta, Douglas Trumbull aveva lavorato su alcuni dei più grandi film della storia. Godette di quelle esperienze e apprese molto da Kubrick, Spielberg e Scott, ma la situazione del cinema in quegli anni lo deprimeva. “Ero in un punto della mia vita in cui mi sentivo molto frustrato verso il cinema, come mezzo,” diceva Trumbull. “Sentivo che era ‘decrepito, antico’ e non si evolveva, era ancora simile a quello in cui ero vissuto e cresciuto da bambino.”
La Universal, dopo il clamoroso successo di Easy Rider, pellicola che contava su un investimento iniziale di soli 400.000 dollari, decise di produrre un pacchetto di cinque film low-budget, massimo un milione di dollari, lasciando carta bianca ai registi nelle scelte di casting, montaggio e sceneggiatura. Michael Gruskoff, produttore e amico di Trumbull, convinse così la casa di produzione ad assegnare il budget per la realizzazione di un film di fantascienza con singolari venature ambientaliste, Silent Runnig. Il film venne distribuito in Italia il 25 novembre 1976 col titolo 2002: la seconda odissea, una scelta arbitraria che lo fece passare come sequel del capolavoro di Kubrick, anche a causa dell’utilizzo di una scena che era stata soppressa nella pellicola del 1968, quella del sorvolo del pianeta Saturno.
L’idea per i robot di Silent Running, racconta Trumbull, venne da Freaks, il capolavoro “maledetto” di Tod Browning del 1932 in cui c’era un attore, Johnny Eck, che non avendo le gambe, camminava sulle mani. Furono selezionate tre persone, con gli arti inferiori amputati: il quindicenne Steve Brown, il ventenne Mark Persons e la diciassettenne Cheryl Sparks.
In Silent Running Douglas collaborò con il padre Don, un brillante ingegnere che pochi anni prima della sua nascita aveva lavorato agli effetti speciali de Il mago di Oz (1939). Ma Don non amava molto l’industria del cinema, così quando nacque Douglas lavorava già per l’aeronautica.
“Silent Running è una favola sulla solitudine e racconta il mio modo di vedere sentimenti, relazioni umane, la famiglia, l’amore, racchiude la mia personalità,” commentò Douglas.
Ma è anche una pellicola “convenzionale” sotto ogni aspetto, non avendo nessun elemento tecnologico innovativo perché, per sua stessa ammissione, semplicemente stava imparando come realizzare un film. In ogni caso, il film fu ben accolto dalla critica e molti studi cinematografici cominciarono a contattare Trumbull per pellicole ispirate alle sue idee.
Uno di questi film era un lungometraggio di fantascienza intitolato Voyage of the Oceanauts – Journey of the Oceanauts, un’odissea di esplorazione sottomarina futura, ambientata nel 1990. Il film doveva essere prodotto da Arthur P. Jacobs che poco prima aveva avuto un enorme successo con la serie de Il pianeta delle scimmie (1968-1973). Le riprese avrebbero dovuto iniziare nel 1971 con una sceneggiatura di Mayo Simon (Abbandonati nello spazio – Marooned) basata su un romanzo di Louis Wolfe, Frank Capra Jr. come produttore associato, Tony Masters come scenografo e Lamar Boren come direttore della fotografia. Jacobs era un produttore dotato d’intuito e che amava prendersi dei rischi, ma fu stroncato da una crisi cardiaca all’età di 51 anni e il progetto, di cui deteneva i diritti, andò sepolto con lui.
Nell’estate del 1971 Jacobs aveva anche optato i diritti cinematografici del romanzo del 1965 di Frank Herbert, Dune. Questo progetto fu messo da parte mentre Jacobs completava altre produzioni. Tuttavia, il produttore aveva cominciato a concretizzare il progetto prendendo in considerazione come possibili registi David Lean e Charles Jarrott e poi Robert Bolt, Robert Greenhut e Rospo (sic) Pallenberg, come sceneggiatori. Si era programmato di iniziare le riprese nel 1974 con un budget di $ 15 milioni, con la creazione di storyboard, scenografie e altri lavori di pre-produzione, ma con la morte di Jacobs il progetto fu abbandonato e nel dicembre del 1974 un consorzio francese acquistò i diritti cinematografici dagli eredi di Jacobs.
Il ‘mezzo’ cinema in cui era cresciuto Trumbull includeva il Cinerama (“cinema” e “panorama”), un innovativo processo cinematografico widescreen in cui i film venivano proiettati da tre proiettori in perfetta sincronizzazione su un enorme schermo curvo per dare un senso d’immersione totale al pubblico. Il Cinerama fu una delle nuove risposte tecnologiche che stavano tentando di mantenere l’esperienza cinematografica eccitante per rispondere alla diffusione del mezzo televisivo che rischiava di sostituirsi al cinema nell’industria dell’intrattenimento. Trumbull ora voleva creare qualcosa di altrettanto innovativo e coinvolgente. Cominciò a pensare a cosa avrebbe potuto rendere i film ancora nuovi ed elettrizzanti.
Ciò che studiò era un piano in due parti che sembrava semplice: utilizzare una pellicola più ampia e un numero superiore di fotogrammi al secondo. Lo standard industriale per i film, negli anni Settanta, era di 24 fotogrammi al secondo su pellicola 35 mm e il concetto di base è ancora lo stesso anche se la pellicola è stata sostituita dal supporto digitale.
All’epoca, l’innovazione di Trumbull avrebbe presentato grossi problemi meccanici: la pellicola, fisicamente, si muoveva all’interno di una camera da ripresa tramite dei pignoni mossi da un meccanismo chiamato croce di malta. Questo meccanismo dava il moto inserendosi nella cosiddetta perforazione, ai lati del fotogramma, e c’era anche un limite fisico alla velocità con cui il film poteva scorrere. Tutti erano abituati a utilizzare 24 fps. Tutti erano abituati al 35 mm.
Gli schermi e i proiettori, nei cinema, erano attrezzati per proiettare con questo sistema perché era meno costoso e, soprattutto, funzionava bene. Trumbull non era soddisfatto. Voleva utilizzare velocità di ripresa maggiori per ottenere immagini più nitide: 24, 48, 66, 96 fotogrammi al secondo. Voleva provare la risoluzione massima ottenibile col 70 mm. Provò ogni sorta di combinazioni con l’abile aiuto di Richard Yuricich, direttore della fotografia che aveva lavorato con lui in 2001. Gli effetti dei loro esperimenti furono sbalorditivi.
“Stavamo vedendo cose che non avevamo mai visto prima, perché non c’era sfocatura,” ricorda Trumbull in un’intervista. “I fotogrammi erano nitidi, l’otturatore aveva una chiusura strettissima. Il film era incredibilmente vivido e penetrante. “
Questo perché Trumbull e i suoi optarono per riprese a 60 fps su una pellicola da 70 mm creando la tecnologia Showcan, per utilizzare la quale si fondò la società Future General. “La ragione per cui ho scelto i 60 fotogrammi era perché è lo stesso frame rate (frequenza dei fotogrammi) che ha la televisione,” continua Trumbull. “Abbiamo fatto molti test di laboratorio al California State Polytechnic di Pomona, in California. Abbiamo misurato la stimolazione fisiologica umana per valutare la reazione nelle persone. Abbiamo eseguito test mostrando filmati girati con frame rate diversi e nel farlo li abbiamo mescolati. Abbiamo collegato le persone a un elettrocardiogramma e a un elettroencefalografo [che registra l’attività elettrica nel cervello] e abbiamo misurato la risposta galvanica della pelle [un sistema simile al poligrafo] – per misurare la stimolazione fisiologica alle diverse frequenze di fotogrammi. Come risultato abbiamo ottenuto questa curva iperbolica che tendeva al miglioramento man mano che il frame rate si alzava. Questa fu per noi una scoperta davvero epica su come rendere i film migliori. Questa era la nostra missione.”
Trumbull cominciò a tentare di vendere lo Showscan agli studi cinematografici. La Paramount accettò d’investire in questa novità e suggerì giustamente a Trumbull che, per far veramente capire la nuova ‘idea’, sarebbe stato opportuno creare un film che includesse la vecchia e la nuova tecnologia, in modo da far percepire al pubblico la differenza in modo diretto.
Trumbull partì con il progetto, adattò una sceneggiatura di Bruce Joel Rubin, originariamente intitolata The George Dunlap Tape. La storia di Rubin ruotava attorno a una potente tecnologia simile alla realtà virtuale: una cuffia che permetteva alle persone di scaricare le loro esperienze e i ricordi e consentiva ad altre di riprodurre quelle sensazioni e sentirsi esattamente come se la stessero vivendo loro stessi.
“La storia [inizialmente] aveva un aspetto metafisico,” dichiara Rubin in una vecchia intervista. “L’idea era che noi stavamo guardando un nastro che veniva riprodotto dalla macchina. La macchina era alla ricerca del suo creatore, e quel creatore era George Dunlap; la macchina cercava di ricreare la vita biologica quando tutto ciò che esisteva erano solo nastri che si ripetevano continuamente, in un loop infinito.”
Trumbull continua il suo racconto: “Siamo entrati in questa cosa e, improvvisamente, ci stavamo tutti dicendo, santo cielo, questo materiale sarebbe sufficiente per tre film,” ricorda. “Ma dovevamo realizzare solo un film; un film che si occupasse dello sconvolgimento possibile in un cambio di tecnologia di tale dimensione.“
Quindi, il punto focale era la tecnologia di quella cuffia dei miracoli, e quella storia divenne Brainstorm. Rubin volò da New York a Los Angeles per vendere il sistema Showscan su dimostrazione in un teatro a Westwood. Fu presentato un filmato di un giro sulle montagne russe, girato dallo stesso Trumbull, in soggettiva. L’aspetto realistico del risultato scioccò Rubin. “Ho corso sulle montagne russe reali, nella mia vita, e ho corso ‘realmente’ sulle montagne russe in Showscan,” continuava Rubin nelle sue dichiarazioni dell’epoca. “La memoria sensoriale racchiusa nella visione in Showscan era più forte del semplice ricordo di andare sulle montagne russe. Si percepiva in modo molto profondo e di forte impatto.”
George Feltenstein è uno storico del cinema e vicepresidente senior del catalog marketing alla Warner Bros., che ora possiede Brainstorm. “Con il cambio di proporzioni e di velocità di ripresa, il film cambia man mano che ci s’inoltra in questa possibile realtà alternativa,” dice Feltenstein. “Questo è il modo in cui la mente di Doug è di cinquant’anni avanti a tutti gli altri.“
Questo era l’effetto nella visione di Trumbull per Brainstorm. Durante le parti della storia, quando nessun personaggio indossava il casco, il film funzionava come tutti gli altri: 24 fps, 35 mm. Ma quando un personaggio indossava il caschetto ed entrava in un’altra coscienza, il rapporto d’aspetto si allargava a 70mm e il frame rate arrivava a 60: tutto sembrava più grande, più nitido, iperreale. Gli spettatori si sentivano come se stessero indossando loro stessi quel caschetto – un meta-effetto che spinse la trama fantascientifica in qualcosa che si avvicina alla realtà.
Sarebbe stato sensazionale. Non fu quello che successe.
Agli studios, queste variazioni ‘tecnologiche’ di aspetto e velocità preoccupavano molto, soprattutto a livello di costo. E quelle preoccupazioni si dimostrarono corrette. Il costo lievitò oltre ogni misura, ma il vero problema fu il cambio nella leadership della Paramount.
Trumbull fu licenziato e il progetto cancellato. Disperato, portò l’idea alla MGM che accettò di affrontare la produzione di Brainstorm, revisionarono la trama e raggiunsero un compromesso sulle riprese: tutto a 24 fps, ma l’effetto del casco-mentale sarebbe stato girato su pellicola 70mm e proiettato con audio stereo, contro il 35mm e suono mono per le sequenze del mondo reale. Non era esattamente lo Showscan, ma avrebbe comunque creato qualcosa di simile alla dualità che Trumbull cercava. La produzione ripartì.
Walken avrebbe interpretato Michael Brace e la Fletcher Lillian Reynolds, i due talentuosi scienziati che sviluppano la tecnologia di Brainstrom. La Wood firmò il contratto per interpretare Karen Brace, la moglie in crisi di Michael con la quale il protagonista si riconcilia gradualmente, grazie all’aiuto della tecnologia di Brainstorm a cui sta lavorando. Trumbull riuscì a convincere anche Robertson, all’inizio molto titubante sul progetto, a interpretare il capo della società che finanzia la ricerca.
Una settimana prima dell’inizio delle riprese, Trumbull riunì gran parte del cast e alcuni tecnici della produzione al famoso Esalen Institute a Big Sur, in California, un ritiro dove, secondo il suo sito web, “i cercatori” possono “esplorare le più profonde possibilità spirituali … [e] forgiare nuove Comprensioni del sé e della società.”
La storia di Brainstorm ha le sue radici nelle credenze di Stanley Grof, uno psichiatra ceco che ha lavorato con Esalen e che stava esplorando la ricerca di stati mentali alterati senza l’uso di narcotici farmaceutici. “L’obiettivo era quello di portare il cast, tutti insieme, a un livello emotivo molto profondo.” Il lavoro di respirazione ipertrofica di Grof implicava “l’osservazione di determinate immagini, l’ascolto di certi tipi di musica e l’iperventilazione del cervello. L’idea era che questo avrebbe portato alla luce materiale emotivo soppresso nell’individuo. Tutti lo provarono.“
Fletcher ricorda una lezione sul rebirthing (rinascita) in cui ai partecipanti fu mostrato come rivivere la propria nascita e a un certo punto tutti si ritrovarono nella vasca di idromassaggio, “anche se Natalie, in qualche modo, ha evitato di entrare nella vasca”, dice Fletcher.
Le riprese iniziarono nel North Carolina, al Research Triangle Park e alla Duke University. Jason Lively, che aveva 13 anni e interpretava il figlio dei personaggi di Wood e Walken, ricorda il set come un luogo congeniale. “Questo ragazzo [Trumbull] sapeva cosa stava facendo”, ricorda Lively. “Non c’era mai alcuna domanda. Penso che sia davvero encomiabile; sembra molto più difficile, in questi giorni, ottenere quel tipo di rispetto da tutti in un cast.”
Oltre alla visione di Trumbull, al di là del carisma e della disinvoltura di Walken e della Wood, e la performance feroce e divertente di Fletcher, c’era l’altra stella del film: la stessa tecnologia immaginaria, l’ibrido frenetico Brainstorm / Showscan. “Anche se non era la tecnologia reale, sembrava una tecnologia che potesse esistere”, dice Lively. “Nessuno ha dovuto dire, ‘Agisci come se questa cosa sia bella,’ perché pensavamo che fosse ‘realmente’ bella.”
“Ciò che colpisce di più è il nastro arcobaleno”, ricorda, riferendosi alle bobine con cui si registravano e riproducevano le esperienze dei personaggi. “Non avevo mai visto niente del genere. Sembrava qualcosa che avevano ottenuto dalla NASA.”
A metà della storia, il personaggio della Fletcher muore per un attacco cardiaco mentre è sola in laboratorio. Lei ha la presenza di spirito di registrare la sua morte indossando il caschetto di ’brainstrom’. Per il resto del film, il personaggio di Walken cerca disperatamente di riprodurre il nastro nel tentativo di scoprire com’è la morte – andando contro le direttive dei finanziatori del progetto e dei militari che lo controllano.
“È stato il set più ‘pazzo’ che abbia mai avuto in tutta la mia carriera”, ricorda la Fletcher a proposito della scena della sua morte: una scena lunga e tesa incentrata sull’utilizzo della nuova tecnologia di ripresa . “Il più pazzo. Perché? Perché ho avuto tutto il team solo per me per qualche giorno. Doug è stato eccellente come regista. Ha collaborato in modi meravigliosi, in tanti piccoli modi meravigliosi. Durante la scena della mia morte mi si è avvicinato e mi ha sussurrato all’orecchio: “Eleanor Roosevelt”. Giuro su Dio! Avevo 11 anni quando la Roosevelt morì e tutti quelli del nostro quartiere uscirono dalle loro case quando arrivò il giornale del pomeriggio con la notizia ufficiale della sua morte, singhiozzando e piangendo e abbracciandosi l’un l’altro, che cosa faremo? Ed è stato fantastico. E quella era l’Alabama! Immaginate. Quindi l’immagine di Eleanor Roosevelt era ciò che voleva Doug. Voleva qualcuno che fosse davvero coraggioso. Sapeva cosa dirmi.”
Gli effetti speciali erano “distrazioni” essenziali con cui, come attori, si doveva lavorare e a cui ci si doveva abituare. Durante le riprese di una scena, in esterni, sul tetto di una chiesa, il suono della pellicola 70mm che scorreva attraverso la fotocamera era così forte che era difficile sentirsi.
“Christopher era pazzo e molto divertente”, ricorda Fletcher. “Avrebbe fatto cose pazzesche in ogni momento, anche poco prima dell’ inizio di ripresa per creare un’atmosfera più rilassata, amichevole, come la volta che si lasciò cadere i pantaloni. Fu divertente.”
Nel novembre del 1981, durante la pausa del Ringraziamento dalle riprese di Brainstorm, la Wood e Wagner invitarono Walken per un soggiorno di un weekend a Catalina Island a bordo del loro yacht, lo Splendor; chiamato così dalla stessa Wood in onore del film Splendor In the Grass, del 1961, per il quale ebbe la nomination per un Academy Award. L’altra persona a bordo era il capitano, Dennis Davern.
Brainstorm era la ragione per cui Walken era sulla barca, un fatto spesso menzionato solo brevemente nei rapporti. Walken viveva a New York e Fletcher suppone che la Wood e Wagner lo avevano invitato perché era lontano da casa per le vacanze. “Era il fine settimana del Ringraziamento, avevamo tempo libero”, ricorda. “Eravamo alla fine del film, ed eravamo qui [in L.A.]. Christopher era qui e veniva da New York. Era normale per loro invitarlo.”
Walken e Wagner erano semplici conoscenti: si conoscevano a malapena. Walken e la Wood divennero amici durante le riprese del film di Trumbull, e c’erano voci scandalistiche su una loro relazione romantica e sulla presunta gelosia di Wagner che aveva persino visitato il set, in North Carolina, senza nessun preavviso.
“Tutti pensavano che ci fosse un triangolo amoroso tra R. J. Wagner, Natalie Wood e Christopher Walken, che ritengo sia del tutto falso”, ricorda Trumbull.
Ci sono alcuni fatti sul viaggio che nessuno discute: è stato un evento di due notti. C’era molto da bere. La seconda notte, tutti e quattro i membri del gruppo cenarono a terra e fu consumato molto vino, poi tornarono allo Splendor dove continuarono a consumare vino e scotch. A un certo punto si sentì rompere un vetro, e dopo mezzanotte Wagner informò il capitano Davern che la Wood era scomparsa. Durante questo tempo Walken era nella sua cabina, apparentemente addormentato. Circa sei ore dopo, il corpo della Wood fu trovato a galleggiare nelle acque antistanti Catalina.
Wagner ha sempre sostenuto che probabilmente la Wood era scesa dal letto perché il gommone dello Splendor stava battendo contro la poppa e il suono la teneva sveglia. La dichiarazione alla polizia continua indicando che doveva essere salita sul ponte per accorciare la gomena, in modo da assicurare il gommone.
Walken dichiarò alla polizia che la morte della Wood doveva essere stata un incidente, poiché non ricordava alcuno scontro o diverbio a bordo e che il vetro si era rotto quando la stessa Wood dopo un brindisi ha gettato il bicchiere a terra, come era sua abitudine.
Poco dopo l’incidente, la polizia della contea di Los Angeles dichiarò che la morte della Wood fu un “annegamento accidentale”.
Thomas Noguchi, capo patologo per l’ufficio del coroner della contea di Los Angeles, eseguì l’autopsia. Concluse che non c’erano “prove di comportamenti scorretti” e che un taglio sulla guancia della Wood suggeriva che avesse colpito con la testa la barca mentre cadeva in acqua, annegando. “Non era un omicidio, non era un suicidio”, come dichiarato da Noguchi in una conferenza stampa. “È stato un incidente.”
Ma rimangono delle domande sull’accuratezza delle analisi di Noguchi. Non controllò sotto le unghie della Wood, una pratica comune nelle autopsie, e potrebbe aver erroneamente interpretato i suoi lividi, minimizzandoli. Sembrava semplicemente concordare con tutto ciò che Wagner diceva, senza porre nessuna domanda.
Altri hanno sostenuto che la storia di Wagner non sembrasse plausibile e che la polizia non avesse investigato a fondo.
“Mi è stato comunicato che sono stato licenziato e che anche tutti i membri dell’equipaggio sono stati licenziati”. Davern ha detto di sentirsi obbligato a coprire Wagner, e che non ha mai creduto alla sua storia. Affermò che la Wood, che era piccola di statura e aveva una avversione dichiarata all’acqua, non sarebbe mai andata da sola a bloccare il gommone dopo la mezzanotte in una fredda notte senza luna, e per di più in acque agitate, ma che avrebbe chiesto a lui di farlo. Ha anche affermato che Wagner e la Wood ebbero una discussione ‘molto’ accesa a bordo, che si concluse con Wagner che spaccava una bottiglia di vino e gridava a Walken: “Cosa stai cercando di fare, f…….e mia moglie?”.
La credibilità di Davern come testimone è discutibile, perché ha ripetutamente, e in gran parte senza successo, cercato di vendere la sua storia ai tabloid e agli editori per soldi. Tuttavia, le sue dichiarazioni hanno contribuito alla decisione del Dipartimento di Polizia di Los Angeles di rivedere la relazione del coroner, che ha portato alla riapertura del caso nel 2011.
“Il caso è stato riesaminato sulla base di una valutazione del coroner e rimarrà aperto in attesa di ulteriori informazioni analizzabili,” fu la dichiarazione del dipartimento dello sceriffo di Los Angeles rilasciata a una intervista al Popular Mechanics.
Nel 2012 l’ufficio del coroner modificò il rapporto originale del 1981, sollevando ufficialmente l’ipotesi che la Woods fosse stata colpita e uccisa prima di cadere in acqua: “… questo medico non può escludere l’ingresso non volontario e non pianificato in acqua … La posizione dei lividi, la molteplicità delle contusioni, la mancanza di trauma cranico o il livido sul viso occorso prima dell’ingresso in acqua. Dato che ci sono molte domande senza risposta e limitate prove aggiuntive disponibili per la valutazione, il medico legale ritiene che il tipo di morte debba essere lasciato indeterminato.”.
Nel riaprire il caso, la polizia ha anche nominato Robert Wagner, il marito di Natalie Wood, che ora ha 88 anni, una “persona di interesse”.
Doug Trumbull venne a sapere della morte della Wood la domenica mattina, quando il corpo fu trovato.
Aveva completato la maggior parte delle riprese per Brainstorm nelle location in North Carolina. Il rimanente sarebbe stato girato nei set a Los Angeles.
Nella maggior parte delle produzioni, lo studio stipula una polizza assicurativa per coprire le sue perdite in caso di catastrofe, un incendio che distrugge il set, ad esempio, o la morte di un membro del cast principale. Questo si definisce ‘causa di forza maggiore’, e significa che il film è irrecuperabile.
In genere, in questi casi, la prima cosa che lo studio fa è chiedere al regista: puoi finire il film?
Questo non è quello che fece la MGM, secondo Trumbull.
“Quello che successe il giorno dopo – a poche ore dalla sua morte – fu che lo studio dichiarò la chiusura per ‘forza maggiore’ presentando una richiesta di risarcimento di $ 15 milioni per recuperare le perdite sul film, anche se stavamo terminando la produzione del film”, ricorda Trumbull. “Sono stato coinvolto in un incontro con l’allora presidente della MGM, Freddie Fields, che mi disse:, Doug, è finita. Terminato. Mi fu comunicato che ero stato licenziato e così tutti i membri della troupe e l’intero cast”. Continua coi suoi ricordi, “gli dissi, è ridicolo. Posso finire facilmente questo film anche senza Natalie. Andai in sala di montaggio e verificai, mancavano solo tre o quattro scene minori, da realizzare con Natalie. Non dovevo fare trucchi o usare doppioni o voci fuori campo, posso finirlo. Ma la direzione disse no, fu inamovibile. Presi una decisione, mi barricai in sala di montaggio per tagliare e montare le scene su una Moviola per provare in modo conclusivo che avremmo potuto finire il film. Sono stato lì, per due giorni, mia moglie mi portava da mangiare.”.
MGM rimase impassibile di fronte agli sforzi di Trumbull per dimostrare che Brainstorm poteva essere salvato.
La MGM aveva stipulato un’ assicurazione, particolare, con i Loyd’s di Londra. I Lloyds fornivano una copertura per “rischi” che comportavano sia chiusure di riprese posticipate sia anticipate, arresti “tecnici o abbandoni”.
Dopo le deposizioni di Trumbull, dei membri del cast e della troupe, inclusa Louise Fletcher, la compagnia assicurativa decise che l’abbandono non era necessario e finanziò per più di 6 milioni di dollari propri il completamento del film, per realizzare le nuove scene e alcuni effetti speciali.
“Avevamo, tutti magliette che dicevano” I Lloyd’s di Londra presentano Brainstorm: Prossimamente a un cinema vicino a te “, ricorda Rubin, lo sceneggiatore. “Siamo stati molto grati a loro per aver completato il film. Gli studios sono molto GUARDANO SOLO IL SOLDO e non sai mai cosa vogliono veramente. Penso che sarebbero stati felici con i soldi dell’assicurazione, ma Doug, eroicamente, si oppose a loro e alla montagna di calunnie sul progetto.”
Una scena finale doveva ancora essere filmata, quella in cui Walken veniva inseguito attraverso le sale di un hotel, dagli uomini della società produttrice che volevano catturarlo per riprendersi il progetto. Trumbull la filmò nei corridoi degli uffici della MGM, nei corridoi dei dirigenti degli stessi studios, includendo un passaggio di fronte alla porta del CEO David Begelman, che aveva cercato di chiudere la produzione.
Nel 1981, sottolinea Trumbull, 15 milioni di dollari erano un sacco di soldi per uno studio cinematografico. “Ho dovuto realizzare questo film contro la volontà dello studio”, dice. “Sono stato odiato da loro per questo. Li avevo privati dei loro 15 milioni.”
Continua: “Il dipartimento della polizia di Los Angeles non mi ha mai chiesto nulla. Non sono mai stato interrogato da loro. Non penso che avessero la minima idea di tutto ciò che stava accadendo, finanziariamente, agli studio con i Lloyd’s di Londra.”.
Frank Rothman è stato uno degli avvocati della MGM / United Artists che presentò la richiesta di risarcimento. (In seguito divenne presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda). Dichiarò al New York Times, al momento della prima del film nel 1983, che la compagnia non ha mai contestato che il film potesse essere completato. “La politica dello studio” precisò”, è che avrebbe potuto fermare il progetto se avesse ritenuto che non fosse stato ‘ragionevole e praticabile’ continuare”.
“Siamo entrati in disputa con Trumbull e la compagnia di assicurazioni a proposito della definizione delle parole ‘ragionevole e praticabile'”, dichiarò Rothman. “La posizione della MGM non è mai stata sull’impossibilità di realizzare Brainstorm. Non credo che ci sia un film che non possa essere terminato, e Brainstorm lo era al 90 per cento. Ma lo studio si impuntò sul fatto che quello che veniva realizzato non era la sceneggiatura che era stata originariamente approvata.”
Quando Trumbull ottenne il via libera dai Lloyd’s per finire il film, alcune scene hanno dovuto subire un cambiamento. Tornato sul set, lo shock e la tristezza della morte di Natalie Wood hanno pervaso tutto il resto della lavorazione.
C’è una scena in cui il personaggio di Lively, il figlio di Walken, prova le cuffie di nascosto a suo padre che, accorgendosi della cosa, lo strattona in malo modo urlandogli contro.
Non fu così che la sequenza era stata realizzata per la prima volta.
“Il trauma e l’episodio psicotico che avevo, in origine, erano quelli di un annegamento nella piscina”, racconta Lively. “Non mi ricordo se ci fosse anche la Wood, ma Christopher Walken sì, durante le prove di questa scena stavo per essere quasi annegato da lui e così la sequenza venne eliminata e modificata.”
C’era un’altra scena che è stata girata, continua Lively, dove i personaggi di Walken e la Wood erano fuori in gita su di una barca. “Walken stava facendo dondolare la barca e lei diceva: ‘Non scuotere la barca, non so nuotare.’ Questa è un’altra scena che è stata eliminata.” Trumbull stesso conferma che la scena fu girata e poi rimossa per rispetto alla Wood.
Quando Brainstorm uscì, nel 1983, in un fine settimana dominato da The Big Chill, la risposta del pubblico non fu buona. Le recensioni di Roger Ebert e di Janet Maslin sul New York Times sottolinearono che era l’ultimo film di Natalie Wood, elogiarono la parte tecnologica, dando un’indicazione di massima sulla trama. “Non funzionò bene al box office”, dice Rubin, “Ho imparato presto che avere un film come prodotto che non va bene economicamente è come avere un bambino che è morto: non ne parli.” Quindi nessuno ne parlò, Brainstorm cadde nel dimenticatoio.
“Avevamo bisogno di un film che facesse ciò che Brainstorm fece quando Brainstorm lo ha fatto”, dice Scott Bukatman, professore di cinema e studi sui media alla Stanford University. “Apparteneva al suo tempo in un modo davvero profondo.”
Bukatman stava scrivendo la sua tesi di dottorato sulla fantascienza e il suo legame con la cultura elettronica quando Brainstorm fu distribuito nelle sale. Lo riconobbe come il primo film, in assoluto, che aveva affrontato l’idea di quale potesse essere la realtà virtuale, un termine che non era ancora nel lessico quotidiano.
“Le narrative [fantascientifiche] tentavano spesso di confrontarsi con ciò che era reale e ciò che non lo era, ciò che era umano e ciò che non lo era, ciò che era esperienza e ciò che non lo era, ciò che è simulato e ciò che è reale, ed è qui che si trovava Brainstorm”, Bukatman dice. “Puoi scaricare una personalità in una macchina? Ed è ancora una persona?”
Quelle domande, poste con tanta abilità e rigore dalla storia di Rubin e dal film di Trumbull, sono diventate solo più urgenti. Trentacinque anni dopo che Brainstorm è uscito non esiste nulla come l’immaginario delle cuffie realizzate dagli scienziati: non si può assaggiare ciò che qualcun altro assapora come fa Walken in una scena, o “sentire” la morte di qualcun altro. Ma la realtà virtuale e la realtà aumentata esistono. Oculus Rift e Google Daydream VR consentono esperienze simulate che potresti non avere mai nella vita reale. Non è precisamente l’esperienza intima del magico nastro arcobaleno di Trumbull ma è quella che, fino ad oggi, gli si avvicina di più.
“Puoi scaricare una personalità in una macchina? Ed è ancora una persona?”
“C’è un mondo in cui stiamo entrando, ora, che ha a che fare con le tecnologie che sono state suggerite in Brainstorm”, dice Rubin. “Penso che questi suggerimenti siano significativi, in termini di come le cose possono essere utilizzate bene e come possono essere corrotte dalla società. Penso che molto di quello di cui dobbiamo parlare sia in questo film.”
E lo Showscan, la grande innovazione di Trumbull?
Dopo la battaglia con la MGM, Trumbull lasciò Hollywood. Pochi anni dopo applicò il sistema Showscan come un’ innovazione rivoluzionaria nel mondo dei parchi a tema, che all’epoca era un business in rapida crescita.
In particolare il regista, ed effettista, si dedicò allo studio della struttura delle sale cinematografiche e delle varie tipologie degli schermi, facendo confluire gli esiti delle sue ricerche in una tecnologia innovativa chiamata “MAGI Pod”, che si serve di uno schermo estremamente curvo a struttura emisferica e di un’altissima risoluzione per approfondire il campo visivo degli spettatori, conferendo una straordinaria profondità all’immagine: “La chiave per il futuro del cinema è cambiare la natura delle sale cinematografiche. Uno degli aspetti, più importanti, è creare dei posti che pongano tutti gli spettatori al centro della visione, rendendola particolarmente confortevole”.
Trumbull integrò la tecnica con una piattaforma mobile e costruì un simulatore di volo: il primo Tour of the Universe del mondo, che durò dal 1986 al 1992 nella CN Tower di Toronto.
Gli Universal Studios provarono lo stesso concetto creando IMAX, basato sul franchise Back to the Future, nel quale i passeggeri entravano nel mondo di Doc Brown sedendosi all’interno di un modello della DeLorean. Ma non funzionò come sperato, dei problemi tecnici di calibrazione e interazione tra piattaforma e video crearono grossi problemi al pubblico, inducendo gravi effetti di cinetosi (vomito, giramenti di testa). Steven Spielberg, produttore esecutivo di Back to the Future, contattò personalmente Trumbull – suo vecchio amico dai tempi di Incontri ravvicinati – e lo convinse a realizzare una supervisione e messa a punto realizzando così, alla fine,una combinazione magistrale di meccanica del mondo reale ed effetti speciali.
The Ride, così si chiamava la creazione di Trumbull, è stata un punto fermo sia di Universal Studios Florida sia di Universal Studios Hollywood negli anni Novanta e Duemila. Frotte di visitatori hanno fatto ore e ore di coda per visitare la straordinaria ricostruzione della DeLorean di Doc Brown per una corsa simulata attraverso la Hill Valley del 2015, l’era glaciale e l’alba dei tempi. L’attrazione è stata per anni uno degli intrattenimenti più spettacolari e all’avanguardia degli Universal Studios.
Così la racconta Trumbull: “Abbiamo dovuto costruire una speciale camera IMAX e un motion-control system. All’epoca, all’inizio degli anni Novanta, non esisteva la IMAX optical printing. Abbiamo dovuto girare tutto in camera coi mezzi del tempo. È stata una lavorazione difficile, abbiamo dovuto ideare queste cineprese IMAX in miniatura così da poterle usare nei set miniaturizzati. Tutti i set sono stati costruiti in scala per adattarsi alle cineprese e viceversa. E ne ero molto orgoglioso. Abbiamo inventato un nuovo linguaggio in modo che il movimento della cinepresa corrispondesse al movimento dei veicolo in cui si trovata il visitatore, così da avere la sensazione di volare, ruotare, accelerare o schiantarsi. E le persone non si sentivano male perché il linguaggio che avevamo creato per loro era davvero sofisticato”. Il progetto ha fruttato ben 2 miliardi di dollari di guadagno dopo sedici anni di permanenza nelle tre location in cui era stata installata: un’avveniristica idea di intrattenimento cinematografico partecipativo, immersivo e stimolante.
Il francese Grégory Wallet, autore di una tesi di dottorato in Scienze Cognitive, esperto nelle relazioni tra cognizione, media immersivi e nuove tecnologie, nonché docente di Studi Cinematografici e Audiovisivi presso l’Università di Rennes, ha curato la sceneggiatura e ha diretto Trumbull Land, omaggio a uno dei più grandi innovatori nell’ambito degli effetti speciali della settima arte. Tre nomination ai Premi Oscar per gli effetti speciali di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, Star Trek e Blade Runner, Trumbull ha ottenuto un Oscar speciale per meriti tecnico-scientifici nel 1993 (per l’ideazione concettuale del “CP-65 Showscan Camera System” per film in 65 mm con Geoffrey H. Williamson per la progettazione del movimento, Robert D. Auguste per la progettazione elettronica e Edmund M. Di Giulio per la progettazione del sistema) e un Gordon E. Sawyer Award per significativi contributi tecnologici nel 2012.
Nel corso degli anni, pochi altri registi hanno sperimentato frame rate più veloci. Peter Jackson, in particolare, ha girato il suo The Hobbit: Un Unexpected Journey del 2012 in 48 fps, a reazione mista. Porzioni di Long Halftime Walk (2016) di Billy Lynn, diretto da Ang Lee, sono state girate a 120 fps con risoluzione 4K, e i critici si sono dimostrati incerti se a loro piacesse la perdita delle qualità illusorie del film tradizionale. Quei registi si sono imbattuti negli stessi problemi che ha avuto Trumbull: la maggior parte dei cinema non è attrezzata per il formato, la maggior parte degli studi non ha alcun interesse per via del costo e, come Charlie Bluhdorn della Paramount aveva sospettato tutti quei decenni fa, la maggior parte del pubblico non capisce cosa sta guardando.
“Brainstorm è stato molto divertente”, dice Fletcher. “Fino a quando non è diventato tragico”.
Chissà che film avrebbe potuto essere? Se alla Showscan fosse stata data una possibilità. Se la direzione della MGM fosse rimasta intatta. Se ci fosse stata promozione, marketing, un tour stampa. Se Natalie Wood fosse vissuta.
“È una di quelle tristi note storiche della storia del cinema”, afferma George Feltenstein, lo storico del cinema della Warner Bros. “Non lo sapremo mai, se la tragedia non si fosse verificata, se non fosse morta, e il film fosse stato completato in tempo e distribuito. L’unica ragione per cui questo film fu realizzato fu che Doug non si arrese. Ma penso che gli abbia lasciato un sapore terribile in bocca. Penso che avrebbe diretto altri film dopo Brainstorm se non fosse stata un’esperienza così estenuante e schiacciante.”
Eppure il Brainstorm che abbiamo ottenuto è, a suo modo, epocale. È degno di essere l’ultimo film di Natalie Wood: la sua interpretazione è intelligente, tenace, saggia e dolce, e ammorbidisce gli aspetti clinici e fantascientifici della trama. Walken è all’apice della sua interpretazione, e Fletcher buca lo schermo con umorismo e rabbia.
E poi c’è Douglas Trumbull, che ci ha raccontato una storia formidabile brandendo ogni trucco tecnologico che riusciva a realizzare, e sfoggiando la pazienza e la saggezza necessarie per ottenere il meglio dai suoi attori. Brainstorm è un po’ romantico, un po’ strano, ma alla fine è magico. È un’opera d’arte e una vetrina tecnologica e per questo merita di essere ricordato.
Marco Ambrosio
Appassionato di fantascienza da sempre, ormai con i capelli bianchi, e che segue il mondo del fantastico, nella sua totalità, anzi, ancor prima di nascere. Crescendo trovava per casa gli albi Audacia, i fumetti di Alex Raymond, Urania ed altre testate dell’epoca. Varie collaborazioni con amici di fanzine, tra cui il compianto Riccardo Valla. Due anni fa, un grande incontro: a Volandia con Vanni Mongini, altra figura molto importante.