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2002: la seconda odissea

2002: la seconda odissea
Titolo italiano 2002: la seconda odissea Interpreti Bruce Dern bruce-dernjpg
Originale Silent running
Produzione USA Cliff Potts Potts_sm
Anno 1972/Colore
Durata 89′ Ron Rifkin Ron_Rifkin
Regia Douglas Trumbull
Musiche Peter Schickele Altri Interp. Jesse Vint, Mark Persons, Steven Brown

Nei primi anni ’70 la Universal avviò un progetto sperimentale: permettere a un selezionato numero di registi di girare in piena libertà loro progetti che covavano da tempo, con un budget limitatato ma in piena libertà creativa.

Il tecnico degli effetti sperimentali Douglas Trumbull – forte del prestigio ricevuto dalla sua collaborazione a 2001: odissea nello spazione approfittò per realizzare un progetto che lo ossessionava da anni. Vedendo il film Freaks di Tod Browning era rimasto colpito da uno dei personaggi: un uomo privo di gambe che si muoveva sulle sole braccia con grande agilità. Trumbull pensò che un robot interpretato da un simile protagonista sarebbe stato una buona idea per un film di sf e infatti realizzò i robottini usando delle armature dentro le quali si muovevano tre persone prive di arti inferiori, tra cui una ragazza.

I nomi  dei tre piccoli robot sono stati resi in italiano come “Paperino“, “Paperina” e “Paperone“, mentre nell’originale corrispondevano ai nomi inglesi di “Qui”, “Quo”, “Qua”( Huey, Duey, Louie): la diversa traduzione è motivata da esigenze di doppiaggio, perché sarebbe stato bruttissimo dire “Vieni qui, Qui“.

Douglas Trumbull affidò il compito di scrivere una storia del genere a due giovani sceneggiatori, Deric Washburn e Michael Cimino, i quali scrissero un copione troppo lungo e complesso per il capitale a disposizione. Così incaricò un altro giovane autore, Steven Bochco, di semplificarlo. Washburn e Cimino avrebbero lavorato insieme nel 1978, rispettivamente come soggettista e regista di un capolavoro del cinema americano, Il cacciatore, mentre Bochco sarebbe diventato l’autore di famose serie tv come Hill Street BLues, NYPD Blue, Blind justice.

“Nel primo anno del ventunesimo secolo un monolito nero indicò all’uomo la strada per le stelle; quasi simultanea fu la scoperta della superenergia per mezzo della quale in un primo tempo fu raggiunta, poi di gran lunga superata, la velocità della luce. Così, finalmente, l’uomo iniziò la conquista e la colonizzazione dei mondi dello spazio…”

Queste parole sono l’inizio del film 2002: la seconda odissea, già conosciuto dagli appassionati presenti al Festival del Film di Fantascienza di Trieste con il suo titolo originale Silent running (Corsa silenziosa). Il desiderio di sfruttare il successo del suo illustre predecessore, il fatto che il regista Douglas Trumbull fu il principale realizzatore degli effetti speciali di 2001, e che colui che distribuisce in Italia la pellicola è un sincero appassionato della science fiction cinema, spiegano questo inizio dal sapore a metà fra 2001 e Il pianeta proibito.

Siamo in pieno 21° secolo. Una flotta di 4 astronavi vaga intorno alla Terra portando delle cupole che conservano delle foreste in cui sopravvivono esemplari della flora e della fauna che sulla Terra sono del tutto scomparse. L’equipaggio della flotta è composto dal botanico Freeman (Bruce Dern), che cura le foreste, da altri tre astronauti, e da quattro piccoli robot, detti “droni” (interpretati appunto da mimi senza gambe nascosti negli chassis) che svolgono la manutenzione esterna delle navi.

Freeman vive il suo lavoro come una missione, incompreso e deriso dai suoi compagni. Un giorno dalla Terra arriva l’ordine di distruggere le cupole e di tornare sulla Terra, perché la flotta sarà adibita a scopi commerciali. Solo Freeman si oppone all’ordine. I suoi compagni eseguono l’ordine su tre delle navi, ma Freeman, per salvare le foreste rimaste sulla quarta, chiamata Valley Forge, li uccide. Per sfuggire alle autorità terrestri e preservare le foreste, con la sola compagnia di due droni, che ribattezza Paperino e Paperina (Huey e Dewey nell’originale), Freeman spinge la Valley Forge verso Saturno con il suo robot giardiniere a bordo, poi innesca delle bombe e, con l’ultima, fa esplodere tutto. Un globo di fuoco si spande nello spazio. L’astronauta ha sacrificato se stesso per preservare l’ultima foresta, l’ha lanciata in una lunga orbita solare

Lowell: “Paperina, ormai ti ho insegnato tutto su come aver cura di queste piante… e questo, da adesso, è il tuo unico compito: devi badare solo e unicamente alla foresta e queste luci qui vanno benissimo al posto del Sole… le piante hanno bisogno solo di questo… io… io ormai non posso fare altro. Vedete, a me è andata… è andato proprio tutto storto… comportati bene Paperina… tu invece vieni con me Paperino… mi spiace dividervi ma saresti solo un peso per la tua compagna…”

La prima parte del film è del tutto sconclusionata. Non è chiaro quali siano le mansioni dei compagni di Freeman, né che cosa abbia causato l’estinzione della flora e della fauna sulla Terra. Dai dialoghi sappiamo che l’umanità si nutre di “cibo artificiale” e ha sconfitto la disoccupazione, ma non si capisce come faccia a sopravvivere, priva di una vegetazione che produca ossigeno! Le motivazioni del gesto di Freeman, poi, sembrano dettate da un vago moralismo, piuttosto che da serie considerazioni ecologiche, e l’interpretazione sopra le righe di Dern non aiuta.

La seconda parte è assai migliore. Qui il film trae linfa e vitalità dal rapporto che si instaura fra Freeman e i due droni, riprogrammati dal botanico, che ora assumono il carattere di veri e propri personaggi. La stessa interpretazione di Dern si fa più misurata e profonda, mentre il film si arricchisce di momenti ora comici, ora teneri, fino al finale, davvero suggestivo e toccante. Un simile cambio di passo è tutt’altro che inspiegabile, se si considera quali sono le vere premesse del film.

Gli effetti speciali sono all’altezza della fama di Trumbull, tanto più se si considera la relativa esiguità dei mezzi a disposizione. Vale la pena ricordare due scene, oltre al memorabile finale. La parata della flotta all’inizio del film, sulle note di una marcia militare, memore del valzer delle astronavi di 2001, e il momento in cui Huey e Dewey portano Freeman a recuperare i resti di un altro drone “morto” sul lavoro, rendendogli una specie di funerale: una scena toccante che rende bene la personalità dei due robot, più umani degli uomini.

Nella colonna sonora va ricordata la presenza di Joan Baez, che canta due canzoni originali: Rejoice in the sun e Silent running.

Una curiosità. Il set del film venne allestito in una nave cargo in disuso che portava lo stesso nome dell’astronave del film: Valley Forge.

Il film uscì in Italia solo nel 1977, con il titolo cambiato in modo da simulare un seguito al film di Stanley Kubrick. Fu Luigi Cozzi ad acquistarlo e, per la edizione in Italia lo propose come se fossero tre titoli: Corsa Silenziosa, Le isole dello spazio e 2002 la seconda odissea. Il distributore rispose che dei primi due film non se ne faceva niente e che voleva il terzo. Per poterlo editare Luigi fu costretto a farlo passare per un sequel. Il titolo non fu l’unica manipolazione in tal senso. Freeman infatti viene ribattezzato Bowman, e nei titoli di testa la voce di Joan Baez viene coperta da quella di Gianfranco Bellini, il doppiatore di Hal 9000, che ci spiega che “Bowman” sta compiendo il volere delle menti aliene che stavano dietro a 2001. Lo stesso Bellini poi doppia la voce che dà gli ordini dalla Terra, facendo intendere che sia sempre Hal 9000 a parlare.

Vanni Mongini
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Tra i maggiori specialisti mondiali di cinema SF (Science Fiction) è nato a Quartesana (Fe) il 14 luglio 1944 e fino da ragazzino si è appassionato all'argomento non perdendosi una pellicola al cinema. Innumerevoli le sue pubblicazioni. La più recente è il saggio in tre volumi “Dietro le quinte del cinema di Fantascienza, per le Edizioni Della Vigna scritta con Mario Luca Moretti.”

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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